Lingue: oltre la musica, un viaggio emotivo attraverso “senzatempo”

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“senzatempo” della band Lingue è un inno di speranza per coloro che lottano con la depressione. Attraverso metafore poetiche e un linguaggio evocativo, il brano offre una panoramica toccante degli alti e bassi emotivi che accompagnano questa malattia mentale. Incoraggia coloro che ascoltano a cercare la luce anche nei momenti più bui, a comprendere la complessità delle emozioni umane e a intraprendere il viaggio verso la guarigione con compassione e resilienza.

Cosa ha ispirato la creazione di “Senzatempo”? Qual è il significato dietro il brano e perché avete scelto di affrontare il tema della depressione?

Ciao ragazzi, stiamo lavorando sull’uscita di alcuni singoli che creano un passaggio tra i nostri lavori passati e l’idea di un disco futuro che sarà ancora diverso da ciò che stiamo facendo adesso. “Senzatempo” fa parte di questi brani di “raccordo”, che fungeranno da molla prima di concentrarci alla chiusura di un disco di inediti, nasce dalla volontà di provare a scrivere in modo differente una canzone, non partendo dalla formazione base che ci ha sempre contraddistinto (chitarra, basso e batteria) ma cercando di unire il mondo cantautorale ad un’elettronica non esasperata.

La forza di questo singolo è assolutamente nel significato intrinseco che possiede, perché parla di un tema delicato come quello della depressione; abbiamo provato a guardare più da vicino “nostro fratello”, che potrebbe essere un parente, un amico, un conoscente, tua madre, te stesso, e abbiamo cercato di scavare con il massimo tatto nei suoi occhi.

Il tema della depressione, secondo noi, ad oggi non viene trattato con i giusti mezzi, basti pensare che circa 300 milioni di persone nel mondo soffrono di depressione, senza contare chi non rientra in questa lista perché impossibilitato ad avere questa diagnosi.

All’interno del testo ci sono dei passaggi che mettono in luce dei comportamenti che descrivono come può sentirsi una persona vittima di una patologia che ti svuota dall’interno, correre verso l’orizzonte ma sbattere contro il cielo, provare a rialzarsi senza avere la certezza di farcela.

Vorremmo maggiore attenzione, maggiore stanziamento di fondi per la salute mentale, ognuno di noi potrebbe averne bisogno e la società nella quale viviamo di certo non è utile a ricercare una sorta di serenità di base.

Parlateci del vostro percorso artistico. Come è nata la band e come si è evoluto il vostro suono nel corso degli anni?

La band nasce nel 2017, esordiamo con un ep praticamente auto prodotto nello stesso anno e poi nel 2018 iniziamo a scrivere il nostro primo disco insieme a Diniz (Marco Di Nardo, Management) che pubblichiamo nel 2020.

Dopo il 2020 abbiamo passato due anni non troppo belli dopo esserci visti annullare date su date per una situazione che ha coinvolto tutti noi, stavano venendo meno delle motivazioni fondamentali per andare avanti.

Poi abbiamo capito che continuare a piangersi addosso non ci avrebbe portato da nessuna parte, abbiamo preso fogli bianchi e strumenti e siamo tornati a leggerci e a provare a leggere ciò che ci circonda, abbiamo lavorato su un’evoluzione del suono che ci caratterizza introducendo nuova strumentazione e nuove fonti di ispirazioni dalle quali partire.

Al centro di ogni canzone cerchiamo di unire parole e musica come se fossero una cosa unica, non siamo mai totalmente soddisfatti del risultato perché consapevoli che tutto possa migliorarsi e tutto possa far alzare l’asticella.

Dal 2017 dove era prettamente un concetto di band cantautorale adesso stiamo cercando di essere sempre un pochino più camaleontici spaziando da esibizioni in full band a esibizioni elettro acustiche, crediamo che spaziare lasciando al centro il progetto è il modo migliore per crescere individualmente e come gruppo, sia come persone che come musicisti.

Come descrivereste il vostro approccio alla creazione musicale e alla scrittura dei testi?

Dipende, spesso partiamo da chitarra e voce, poi lavoriamo sulla melodia e stravolgiamo tutto e poi iniziamo a vestire la canzone partendo dalla melodia che abbiamo precedentemente ragionato, il fatto che ci agevola è che abbiamo capito che tutti siamo importanti ma nessuno è fondamentale e dunque intoccabile con le proprie idee, quindi riusciamo a mescolare totalmente intenzioni e finalità per il bene della canzone stessa, è importante che funzionino melodia e progressione.

Potete condividere qualche aneddoto o esperienza significativa durante i vostri oltre cento concerti a livello nazionale? C’è un festival italiano o una partecipazione a un concorso che ha avuto un impatto particolare sulla vostra crescita come band?

Sicuramente suonare dal vivo è la cosa che più ci piace fare e più ci manca in questo momento storico, il nostro obiettivo è di suonare suonare e suonare.

Di aneddoti potrebbero essercene centinaia, di primo impatto ci viene in mente una trasferta nelle Marche in cui cantammo Tiziano Ferro senza rifiatare un attimo e abbiamo rischiato che Valerio (bassista e autista ufficiale della band) ci lasciasse a piedi in autogrill, oppure il momento prima di salire su un palco o prima di imbracciare gli strumenti è un qualcosa che vorremmo vivere quotidianamente perché si tratta di dieci minuti in cui esistiamo solo noi e quello che stiamo per andare a fare, ovvero emozionarci come bambini mentre suoniamo ciò che abbiamo scritto.

Tra i festival più belli non possiamo non citare il Pinewood o il Beat Festival, mentre tra i concorsi ricordiamo con particolare amore il premio Buscaglione ma soprattutto Music For Change – Musica contro le Mafie – che è un concorso di una qualità assoluta dove abbiamo avuto la fortuna di incrociare artisti emergenti forti e preparati, e dove soprattutto non si respirava odore di gara ma solo di condivisione e dedizione verso la musica.

Cosa vi spinge a continuare a fare musica e cosa sperate che il vostro pubblico possa trarre dalle vostre canzoni?

Ci spinge la necessità di sentirci vivi, riusciamo a sentirci totalmente vivi solo in sala prove, solo durante un concerto, solo mentre arrangiamo e registriamo un brano.

Dalle nostre canzoni vorremmo che venissero carpite l’empatia e le emozioni.

Non importa se si tratta delle stesse emozioni, perché non siamo padroni delle emozioni altrui, ma la cosa importante è creare condivisione, attrazione mentale ed emotiva.

Quali sono i vostri piani futuri? Ci sono nuovi progetti o obiettivi che desiderate raggiungere come band?

Vogliamo suonare molto di più e la sorpresa più grande in un futuro più o meno lontano sarà sicuramente il disco, che, come dicevamo, sarà un disco di inediti ed una pagina importante del nostro percorso.

Per adesso speriamo di vederci il più possibile dal vivo per condividere la nostra musica e le nostre emozioni.

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