“Quarantella” è il nuovo singolo di Davide Brienza – Intervista

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Si intitola “Quarantella” il nuovo singolo di Davide Brienza, rilasciato lo scorso 16 giugno.

Davide è un cantautore vecchio stampo. Ha 22 anni, portati abbastanza male mi dice, e da quattro anni e mezzo vive in cattività a Milano. Di origini lucane, come molti ha scelto di lasciare il suo paese natio per cercare “fortuna” al Nord. Ma quella Terra Amara la porta sempre con sé, nel suo cuore, nella mente e nelle note della sua chitarra.

Il nuovo singolo di Davide Brienza, “Quarantella”, è un brano legato al momento particolare che abbiamo vissuto, alla “Fase 1” di questa nuova storia.

Attraverso la webcam io e Davide abbiamo parlato davvero di un sacco di cose, di musica, di Milano, del sud Italia, di noi giovani. Ma io questa conversazione me la immagino seduti al tavolino di un baretto di provincia, in mezzo a un po’ di birre e sigarette.

Davide Brienza

Ciao Davide, come stai? Per chi non ti conosce, ti va di parlarci un po’ di te? Com’è iniziato il tuo percorso musicale?

Ciao Marianna. Sto bene, un po’ scombussolato dagli ultimi mesi ma sto bene. Io sono un “cantastorie” ed un operaio del mondo della cultura. Ho iniziato a suonare all’età di 12 anni grazie a mio padre, anche lui musicista. Ho poi iniziato a studiare in maniera privata, anche se ho mollato quasi subito. Evidentemente per la mia indole irrequieta, che è quella che mi porta a scrivere, non sono mai riuscito ad andare d’accordo con gli istituti di didattica. Ho iniziato a studiare quella che era la musica popolare americana, la musica folk di protesta, il folk revival degli anni ’60 e ’70 e poi quella che è stata la corrente del revival blues degli anni ’80. Prima infatti scrivevo in inglese e con la band che avevo a Rionero in Vulture suonavamo principalmente solo musica inglese.

Poco prima di salire su a Milano ho invece iniziato ad approcciarmi alla musica italiana. Sono partito da chi era più vicino come sonorità a quella americana, quindi De Gregori, Bennato, Capossela. Da Edoardo Bennato sono poi passato al fratello Eugenio, avvicinandomi così alla scuola dei cantori popolari del meridione. Amo la musica popolare, mi piace lo studio della musica popolare. E poi con il lavoro dell’associazione Terra Amara, che si occupa di territorialità, siamo andati a scavare un po’ nella nostra zona.

Terra Amara

Mi parli un po’ di questa associazione?

Terra Amara nasce a Rionero per “colpa” di mio padre, stanco di vedere la comunità giovanile del nostro territorio un po’ disgregata. Nasce con la consapevolezza che i ragazzi del Meridione per forza di cose scappano dalla propria terra d’origine, ma lo fanno senza coscienza in merito al danno che recano al capitale culturale ed umano del territorio. Nasce quindi dall’idea di voler riaggregare i giovani delle piccole comunità rurali e creare dei ponti con le città urbane, dove c’è un fervore culturale diverso. Si occupa quindi della ricerca della territorialità e della valorizzazione del patrimonio culturale di tutta la penisola, e non soltanto del Meridione.

E infatti, il primo progetto che abbiamo realizzato durante la quarantena si chiamava “Quarantine – Rotte culturali dal tuo divano“. Abbiamo scelto 16 regioni con le quali abbiamo dei contatti ed abbiamo raccontato tutte le realtà regionali che lavorano sul territorio. Il nostro obiettivo è quello di far capire che lo spostamento è importante per l’incontro ed il confronto con nuove realtà e nuove persone, ma non bisogna dimenticare che si viene da un determinato posto. Se si è ciò che si è, è perché si è nati in quel posto lì.

Ascolta “Quarantella”, il nuovo singolo di Davide Brienza direttamente da qui:

Quarantella” è un pezzo insieme sarcastico e un po’ incazzato. Ci racconti com’è nato?

“Quarantella” è un giro di riflessioni sul momento quasi surreale che abbiamo vissuto. Quindi sì sicuramente è sia un po’ sarcastico che incazzato. Nessuno di noi nel vecchio continente si sarebbe mai aspettato che tutto questo potesse accadere, perché viviamo in una sorta di bolla di sicurezza e pensiamo che tutto accada in Africa, in Sud America, in Medio Oriente. Quello che è successo ci ha insegnato che non è così. E ci ha insegnato il valore della semplicità, che io ho sempre espresso nei miei brani. Una semplicità che mai nessuno si è filato, soprattutto in una città come Milano. Abbiamo perso i sorrisi delle persone, sempre nascosti dietro le mascherine. Ma possiamo ora sfruttare questa occasione per soffermarci sugli sguardi delle persone, sugli occhi. Io mi sono reso conto che gli occhi delle ragazze sono molto più belli da quando ci sono le mascherine.

Poi “Quarantella” è un brano per metà sarcastico e per l’altra incazzato perché tutti abbiamo sempre pensato al lockdown ma senza capire realmente perché ci fossimo rinchiusi in casa. L’abbiamo fatto per non far crepare i nostri vecchi, che morivano davvero intorno a noi. Inizialmente pensavamo soltanto al fatto che non si potesse uscire, non si potesse suonare, che c’era la polizia per strada. Poi inizi a sentire che il nonno di un tuo amico è morto, che è morta una signora nel tuo condominio, e capisci che è tutto reale.

Sicuramente però c’è stata una logica del terrore, nata dal fatto che in Italia non eravamo assolutamente organizzati per affrontare una situazione del genere, non eravamo pronti. Per questo ero incazzato. La parte sarcastica era invece vedere tutti i miei colleghi e i miei amici che stavano lì a menarsela sui social, a dire di volersi tutti bene, mentre fino a qualche mese fa ci scannavamo tra di noi (ride, ndr). Abbiamo perso gli spazi pubblici, quegli spazi di cui non ne abbiamo mai capito l’importanza. Come non abbiamo mai capito l’importanza della comunità e l’importanza del lavorare insieme. Per questo ero incazzato.

L’idea di “Quarantella” nasce invece fra le mura spaccate e i calcinacci de Labrutepoque, uno spazio culturale in zona Città Studi a Milano. Il titolo l’ho preso proprio da Giorgio Serinelli, il proprietario del locale, che ha curato anche la fotografia del video. Il testo si è poi evoluto sul tavolo del “Covo”, la mia ex casa di Milano, chiamata così perché era un po’ il ritrovo di tutti. Al tavolo di quella casa si è sviluppato poi tutto il processo di scrittura, ma sicuramente l’idea del brano è nata a Labrutepoque. “Quarantella” è a metà fra la quarantena e le tarantelle che si fanno pe’ campà. Il testo l’ho scritto in qualche notte insonne, perché a me piace scrivere di notte.

Come dici nel tuo nuovo singolo “siamo solo di passaggio e adesso paghiamo il nostro dazio”. In effetti questo periodo ci ha portato a ripensarci come individui, a pensare che forse non tutto ci è dovuto. Che siamo ospiti su questa terra e non padroni. Pensi che questo periodo ti abbia portato a cambiare o a ripensare qualcosa di te stesso, come artista e come persona?

Nei mesi precedenti alla peste, da dicembre fino all’8 marzo, ho vissuto un periodo di stanchezza fisica e mentale. Se hai bisogno di me sono difficilmente reperibile, puoi trovarmi solo nei locali. Sono sempre in giro perché amo quello che faccio, amo la musica. Fare il “musicante” e l’operaio culturale è una missione, non un mestiere. Ma mi sono reso conto che avevo bisogno di un periodo di stop, anche se non avrei voluto che si fermasse proprio tutto il mondo (ride, ndr).

In realtà però non mi sono ritrovato a rivalutare la mia posizione come cantastorie o come operaio del mondo della cultura. Ho “potenziato” in un certo senso i miei pensieri ed i miei presupposti per fare questo lavoro, ovvero il bisogno di un contatto vero con le persone. Tutto quello che faccio lo faccio di persona, amo il contatto sociale. Ma erano tutte cose che pensavo già prima.

Per quanto riguarda gli altri, credo che la peste, il virus, ci sia sempre stato e siamo noi, come dico nella mia canzone. Sappiamo prendere informazioni solo da topi mobili come questi (indica il cellulare, ndr). Ci eravamo dimenticati di essere individui, che sappiamo farci il pane da soli, che fuori c’è un mondo. In realtà molte delle cose che ho scritto le sentivo già, hanno preso forma a causa o grazie a quello che è stato il momento. Sono abbastanza convinto del fatto che stiamo pagando il nostro dazio. Mamma natura ci sta dicendo di fermarci, di rallentare. Anche se credo che non impareremo niente da quello che è successo.

“La luce tornerà ma di me che ne sarà?”. Questo virus ha messo il mondo in pausa, e anche se la musica non si è fermata perché tantissimi artisti hanno prodotto dei brani nell’ultimo periodo, di fatto la musica è ferma. O per lo meno la musica dal vivo. In un nostro articolo abbiamo parlato dell’esempio del bike in. Tu che pensi che succederà? Come pensi si potranno svolgere i concerti?

Sinceramente non ho molta voglia di parlare di questo, ma ti dico che non penso che per ora i concerti si potranno fare. O comunque tutti i big hanno già spostato i concerti al 2021. Io credo che i live si potranno riprendere solo quando ci sarà un vaccino. Tu andresti, che ne so, al concerto di Tiziano Ferro, insieme al tuo ragazzo o ad una tua amica, ad un metro di distanza l’uno dall’altro e con la mascherina, senza poter bere una birra? Secondo me non ha senso. Io non andrei a un mio concerto con la mascherina.

Grazie mille!

Puoi trovare “Quarantella”, il nuovo singolo di Davide Brienza, sul canale Youtube dell’artista.

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