Milella è la nuova scommessa di Revubs Dischi, da ieri fuori con il suo primo singolo “Guerre Stellari”, un inno catartico alla disperazione che ci rende vivi, al dolore che fortifica e alle cicatrici che non si cancellano.
Il cantautore pugliese è uno che il suo bagaglio competenziale sembra avercelo: idee chiare, scrittura pulita e poetica riconoscibile derivano da un ascolto attivo e cosciente (o almeno, così sembrerebbe) della tradizione italiana, senza precludersi di spaziare verso sonorità esterofile, con baricentro sugli anni Novanta.
Sì, perché Milella, tra le venature del suo alto lirismo, sembra nascondere un approccio alla musica vero, liberatorio quanto doloroso, grunge: “Guerre Stellari” è un pezzo che funziona perché funzionale, terapeutico. Per capire quanto la musica aiuti il cuore, e per scoprire dov’è diretto il progetto Milella, non perdetevi la succosissima intervista che segue.
Ciao Milella, tre aggettivi per raccontarci chi sei e uno che non ti appartiene proprio!
Ciao Indielife! Milella è un pignolo, logorroico e nostalgico cantautore, sicuramente non calmo; purtroppo la tranquillità non mi appartiene.
Come nasce la tua passione per la musica? Facci una radiografia della tua esperienza. Da dove sei partito, e oggi quanto sei cambiato (e in cosa) dalla tua prima volta?
Anzitutto, la passione per la musica nasce in casa, tramite i miei genitori, fra il cantautorato italiano di mia madre e il rock di mio padre.
Il primo approccio con lo strumento avviene in seconda media, quando il nuovo professore di musica porta una chitarra al primo giorno di scuola per farci star buoni e ci canta in acustico “Don Raffaè”; lì c’è stato l’imprinting con lo strumento a sei corde, che da quel momento non mi ha più abbandonato: come i tanti cantautori apprezzati dai miei genitori, potevo anche io “convertire” le tante parole (sì, sono logorroico, quindi troppe) in una sintesi perfetta, la canzone! E in realtà sono rimasto lo stesso nostalgico di quando ero bambino, però una volta sognavo di sfoggiare la mia Gibson al Wembley Stadium, mentre attualmente le priorità – almeno in quello – sono cambiate, mi piacerebbe semplicemente raccontarvi i film che nascono all’interno mia testa.
Sei al primo singolo per Revubs Dischi, “Guerre Stellari”. Ma la celebre epopea cinematografica ha in qualche modo influenzato la tua ballad?
Assolutamente sì. “Guerre Stellari” ci mostra come in un universo sconfinato, nonostante i conflitti galattici, ci sia sempre spazio per i rapporti umani e, soprattutto, spazio per le loro difficoltà, per l’infinito rincorrersi fra le persone che in fondo non si sono mai slegate. Come detto sopra, sono un nostalgico e un romantico, quindi credo che il vero amore possa sopravvivere anche a miliardi di anni luce.
Come nasce il brano? Raccontaci qualche retroscena…
Il brano nasce come mia personale terapia durante il primo lockdown, in seguito a un messaggio arrivato da un mittente particolare, una persona dal mio passato. La prima quarantena ha sorpreso tutti, quindi ha spinto molti di noi a ricongiungersi con il proprio passato, soprattutto quello non del tutto chiuso e, nel mio caso, è stato il passato che a tornare da me, facendomi esclamare istantaneamente: questa si che è una guerra stellare.
Momento varietà: un libro, un disco e un film (non vale nessun episodio della saga “Guerre Stellari”) che ti senti di consigliarci.
“Norwegian Wood” – Haruki Murakami
“Afrodite” – Dimartino
“Il Postino” – Massimo Troisi
Sono per me tre inni alla bellezza e al saper tramutare qualsiasi cosa in una cicatrice che non fa male, ognuno nel proprio campo.
E se dovessi un giorno fare un feat., con chi lo sogneresti?
Gino Paoli, vero poeta applicato alla musica, nulla mi regala brividi più di una sua frase.
Salutaci con un proverbio delle tue parti.
“Ammìnete che l’acque iè vvàsce!“. Che dice letteralmente: lanciati, l’acqua è bassa. Ciò che i miei genitori continuano a ripetermi sin dall’adolescenza, per spronarmi a non fermarmi mai, qualsiasi situazione mi si pari davanti, quindi auguro anche a voi di Indielife di lanciarvi sempre nella vita, perché l’acqua è bassa.