Un aperitivo (a distanza) con Aigì

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Aigì è un cantautore di cui sentirete parlare, se già non è successo: dietro alla musica dell’artista calabrese si cela la competenza e l’assimilazione della tradizione che si fa riscrittura di sé stessa, attraverso la scelta di un linguaggio estetico capace di parlare a tutti senza per questo svilire sé stesso e l’importanza del proprio contenuto.

Insomma, “Notte sul pianeta Terra” è un brano che riflette l’artista, sì, ma conducendo a riflessione: un esordio multiplanare, che ad ogni nuovo ascolto disvela nuovi aspetti di sé, come materia viva.

Per andare più a fondo nella questione, abbiamo deciso di fare qualche domanda allo stesso Aigì, e di seguito potrete leggerne il resoconto.

Ciao Aigì, presentati ai lettori di Indielife con tre aggettivi utili a descriverti, e uno che proprio non ti appartiene. Sbizzarrisciti!

Un saluto ai lettori di Indielife! Probabilmente sceglierei intraprendente, empatico e imbranato. Non mi appartiene forse l’aggettivo schematico.

Come nasce il tuo rapporto con la musica? Ricordi la prima “polaroid” di te su un palco?

Nasce con il piano, che è anche oggi il mio fedele compagno artistico. Dopo essermene innamorato ho deciso di iscrivermi al conservatorio “Fausto Torrefranca” di Vibo Valentia, dove ho studiato per circa sei anni. La mia prima volta sul palco da cantautore risale a circa sei anni fa: aprile 2015. Ho partecipato a un’audizione per una borsa di studio che avrebbe portato a frequentare il C.E.T. del maestro Mogol. Ero emozionato perché non lo avevo mai fatto prima: ho cantato la mia prima canzone ed è stato un successo.

Perché Aigì scrive canzoni? Nel senso, cosa ti spinge a farlo?

Scrivere canzoni è diventato un bisogno fisiologico. Non sono un tipo di molte parole. Le canzoni riescono a tirare fuori tutto quello che non riuscirei ad esprimere in altri modi. 

“Notte sul Pianeta Terra” sembra essere un urlo liberatorio contro una tenebra che sembra essersi stesa su tutto e tutti ormai da troppo tempo. Quanto sei stato influenzato, nella scrittura del brano, dalla situazione circostante?

Credo sia lampante che si tratti di una canzone figlia del suo tempo. Ascoltavo al TG le notizie sulla seconda ondata e sulla zona rossa in tutta Italia, mi sembrava di rivivere un incubo. Mi sono chiuso in camera e dopo il primo riff al piano la canzone era già nata.

Qual è per Aigì l’antidoto alla notte? Cosa ti tiene accesa la luce anche nei momenti di massimo sconforto?

La notte non riguarda solo la situazione che stiamo vivendo: è anche una condizione interiore sempre in agguato. Per me la musica è sicuramente un modo per esorcizzarla, quella che ascolto e soprattutto quella che scrivo. Mi aiuta molto anche la mindfulness, perché mi offre una diversa prospettiva su me stesso e sul mondo.

Consigliaci tre artisti emergenti che dobbiamo assolutamente conoscere. 

Vi consiglio i Tropea, perché fanno bella musica e si chiamano come la mia città, Malpelo e Toni Tonelli.

Salutaci con un proverbio delle tue parti, che sia di buon augurio aspettando la “fine della guerra”.

“Dopu du’ malutempu veni a calmata”.

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