Su una macchina volante con Eleviole, la sognatrice

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In occasione dell’uscita del suo ultimo singolo “Macchine volanti”, abbiamo fatto due chiacchiere con la cantautrice Eleviole sui sogni, i sognatori e le “Macchine volanti”. Ne è venuto fuori il profilo di una penna matura, con una forte empatia per le cose belle!

Ciao Eleviole, benvenuta su Indielife! Allora, come stai all’alba di questo ritorno? 

Sono un po’ emozionata devo dire, dopo tutti questi mesi di inattività e chiusura mi sembra quasi impossibile aver fatto uscire qualcosa di nuovo.

Le sonorità di “Macchine volanti” sembrano in effetti essere distanti dalla chiave acustica dei tuoi ultimi brani. A cosa è dovuto il cambi di rotta, e come ti senti in questa nuova veste più elettronica?

La virata sonora è stata la conseguenza naturale delle cose. Quando abbiamo provinato questo brano ci siamo resi conto che dovevamo andare da un’altra parte, e siccome è stato il primo abbiamo poi seguito la scia. Mi piace cambiare, mi affascina, non sono una che si affeziona alle etichette e do sempre massima libertà alle persone con cui lavoro, in questo caso in particolare.

“Macchine volanti” è un titolo evocativo, che il testo chiarisce. Ci racconti come è nato il brano? Ricordi il momento in cui l’hai scritto?

È nato in un momento in cui non volevo scrivere più, semplicemente perché mi sembrava fatica sprecata. Mi sono guardata in faccia e mi sono detta che però sarebbe stato importante preservare la mia natura, ovvero quella di “progettare macchine volanti” e alla fine le strofe si sono composte da sole nella mia testa. Così ho pensato che forse qualcosa da dire l’avevo ancora.

Senti, dacci un consiglio: come si continua a sognare, quando tutto crolla? Sembra essere un periodo davvero nero, questo, per i sognatori…

lo è, e lo è stato anche per me. L’unica cosa che posso dire è che penso sia necessario trovare delle piccole ancore di salvataggio e difenderle strenuamente. Piccole cose, ma importanti.

Ad esempio per me è stato fondamentale avere una struttura mia per poter fare tessuti aerei, ho fatto solo un paio di mesi di pausa contro i 5 mesi di chiusura delle palestre. Altrimenti penso sarei impazzita. Quello era il mio momento di contatto con la bellezza.

Ecco, rimaniamo su questo tema. Come hai vissuto la pandemia? Lo stop ha messo le ganasce al tuo sognare o ha stuzzicato ancora di più i tuoi slanci onirici?

Per me è stato assolutamente negativo. Durante il primo lockdown non ho mai toccato gli strumenti né ho scritto una riga, in compenso ho imbiancato e stuccato tutta la casa! Mi sentivo un leone in gabbia e l’idea di non poter nemmeno camminare per strada e cercare di bruciare un decimo delle calorie introdotte con pizze e torte mi ha veramente mandato fuori di testa.

Tra l’altro, “Macchine volanti” ha anche un videoclip. Com’è stato lavorare con Diego Gavioli?

Diego è veramente un grande professionista ed è una bella persona. Era tanto che volevo lavorare con lui perché sono affascinata dal suo immaginario. Oltretutto abbiamo girato solo 3-4 ore e non avevo la minima idea di cosa sarebbe venuto fuori.

Quando mi ha mandato il primo montato sono rimasta a bocca aperta.

Qual’è la cosa che fa più paura a Eleviole?

Mi fa molta paura l’idea che il tempo che passa possa farmi perdere la carica creativa e il mio essere vulcanica. Noto che più diventiamo grandi più è complicato restare fedele a se stessi perché in qualche modo i condizionamenti sociali ti spingono a farti inquadrare in un clichè che non ti rappresenta ma che dovrebbe corrispondere alla normalità.

In tutto ciò, hai scoperto “dove va a dormire la felicità”?

Dove va a dormire si, il problema è che forse sarebbe anche arrivato il momento di svegliarla, ma ancora non ho trovato il modo.

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