Berardi e le sue “Odissee Metropolitane”

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Intervista al cantautore Berardi

Il cantautore e Founder di Milano cantautori, Davide Berardi, in arte Berardi, è una piacevole scoperta del panorama indiependente. Il suo album Odissee Metropolitane, distribuito da Artist First, è disponibile su tutte le piattaforme da novembre 2021. Con il suo stile cantautoriale, tra citazioni pop, miti e leggende, racconta storie contemporanee, concrete, di persone che possiamo incontrare nel nostro quotidiano; Racconta le nostre vite, le illusioni, le emozioni, gli ostacoli, gli amori.

Berardi ha calcato già dei palchi noti. Oltre ad esibirsi durante l’Uno Maggio Taranto, Berardi ha aperto i concerti di artisti come Niccolò Fabi, Roy Paci e Angelo Branduardi ed è vincitore di diversi riconoscimenti tra cui il Festival degli Autori di Sanremo. Ma tra tutti il più grande riconoscimento è quello al nuovo album di Berardi. Odissee Metropolitane, prodotto da Party Smith e LeLe Battista (ArisaMorgan, La Crus, La Scapigliatura) mantiene, in ogni brano, una voce armoniosa, ritmi delicati e racconti confidenziali, a volte crudi altre volte più dolci e malinconici. Un album da ascoltare e riascoltare, che ha visto PugliaMusic decretare una delle tracce, Cognac, come uno dei 10 migliori Video&Singolo 2021!

Leggi l’intervista per saperne di più!

copertina album Berardi indielife.it
copertina album “Odissee Metropolitane” – Berardi

Prima domanda: Chi è Berardi?

Berardi è il mio cognome, mi piaceva l’idea che dietro questo progetto artistico ci fosse un po’ della mia vita quotidiana, della mia storia personale, quella che si lega a te e al tuo nome.

Berardi è un prof di musica di giorno ed un cantautore di sera, un artista alla continua ricerca del suono migliore per raccontare le parole che in quel momento raccontano al meglio la sua vita. Direi determinato, innamorato, concentrato!

Quali sono i tuoi riferimenti musicali?

Sono cresciuto ascoltando i dischi dei Queen, dei Beatles, Led Zeppelin, ma anche i Nomadi, Guccini, De Andrè, Gaber e Battisti, fino alla disco ed il jazz, passando per il folk e la world music. A casa mia le contaminazioni non ci hanno mai spaventato!

Come definiresti i tuoi testi e le tue sonorità?

Un desiderio. Di rendere parole e suoni più immediati possibile, che arrivino alla pancia dell’ascoltatore e lo portino ad una riflessione sul tema affrontato. Vorrei che la musica e l’arte in generale non lascino mai indifferenti e non limitino i fruitori ai soliti convenevoli “bella”, “bravo”, “orecchiabile” ma conducano sempre ad una ricerca profonda sul significato di ciò che ci provocano dentro.

Berardi foto
Berardi

Riguardo il tuo nuovo album, “Odissee metropolitane”, com’è nata l’ispirazione? quali sono i brani a cui sei più legato?

L’ispirazione è arrivata in parte dal mio vissuto personale e in parte da quello che è accaduto un po’ a tutti negli ultimi anni. É stato abbastanza facile guardarsi intorno e prendere spunto. Sono legato in realtà a tutto il concept del disco, all’idea di voler omaggiare tutti gli eroi 2.0, semplici, umani, che con i loro sforzi e le loro battaglie quotidiane cercano di realizzare i propri sogni. La metafora con l’Odissea li rende forti e vulnerabili allo stesso tempo, li mette al centro di una società che purtroppo li vorrebbe sempre più ai margini.

Su Spotify ho visto le particolari copertine delle tracce, com’è nata l’idea di queste immagini e come mai le lettere maiuscole prima dei titoli?

Le foto dei primi due singoli sono state scattate durante le riprese dei videoclip, mentre la terza è una foto a sorpresa durante il viaggio in Thailandia con la mia compagna; le abbiamo scelte perché immortalavano la verità del momento, così come il tramonto rosso sui grattacieli della città che fanno da sfondo ad un Ulisse che torna a casa stremato (copertina dell’album, ndr) raccontano già una storia vera in cui tutti si possono rivedere.

Le lettere sono le iniziali dei giorni della settimana e rappresentano le sfide quotidiane a cui tutti siamo chiamati, ogni giorno. Sta solo a noi decidere come affrontarle. Ma è anche una proposta per l’ascoltatore: ognuno sarà libero di comporre la propria playlist in base alle sue esperienze. Questo piccolo spunto lo coinvolgerà attivamente, rendendolo per un attimo protagonista come i personaggi delle canzoni.

Ho anche notato la particolare punteggiatura nel titolo del brano “I.ta.ca“, qual è il significato?

Da sempre Itaca (senza punti) è sinonimo di casa, di porto sicuro, luogo di affetti, certezze; ma anche di un’ultima battaglia e rivoluzione finale prima della pace e della serenità, se pensiamo all’Odissea di Omero. I.Ta.Ca (la canzone) è un acronimo legato alla nostra Italia che ha attraversato e attraversa un momento difficile, la mia città, Taranto, da anni devastata dall’ acciaio e dall’inquinamento. Entrambe sono orgoglio e tormento per me, e nonostante tutto restano sempre la mia Casa quando sono lontano o all’estero.

Noi siamo della classe più distratta che ormai tutto conosce e niente sa. Ma Itaca resta là, ferma aspetta la verità.

Berardi – I.Ta.Ca

Tornando al tuo progetto musicale, in senso più ampio, quali sono gli obiettivi che hai raggiunto finora e quali i sogni da realizzare?

Sono felice di aver pubblicato il disco, dopo qualche stop forzato e momenti di difficoltà tra distanza, varie restrizioni e zone rosse. Volevo che i brani che raccontano questi anni fossero fuori per tutti. A breve saranno disponibili anche le copie fisiche, ordinabili sul mio sito www.davideberardi.it e spero con tutto il cuore nel nuovo anno di portare questi brani in giro con dei concerti in giro per l’Italia (dita incrociate!).

Un forte in bocca al lupo a Berardi!

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