Il 21 Gennaio 2022 è uscito su tutti i digital stores “Le cose a metà” il nuovo singolo del cantautore romano Antonello D’Angeli, un brano autoprodotto, una chiara invettiva alla società moderna che non premia lo sforzo o le capacità, bensì la conoscenza superficiale del “mestiere di vivere”.
Al tavolo di un bar, dopo un bel caffè amaro, ho chiesto ad Antonello come è nato l’intero brano, raccontato anche nel videoclip ufficiale prodotto e promosso da Free Club Factory.
Antonello, raccontaci quale è stato il processo creativo che ha portato alla nascita del brano in termini di testo e musica. Svelaci qualche aneddoto sul concepimento e la produzione del brano.
“Dopo gli eventi che ho descritto nella domanda 2), la scrittura del testo de “Le cose a metà” devo dire che mi è venuta di getto. Avevo tutte le informazioni nella mia testa e in contrasto con il titolo della canzone – quasi un piccolo paradosso – ho completato il testo. Per quanto riguarda gli accordi, sono nati sulla melodia che canticchiavo. Un ringraziamento doveroso ai musici Valerio Atturo (chitarra elettrica), Emiliano Venanzini (basso), Alessandro Alvetreti (tastiere), Mauro Cola (Batteria) che hanno arrangiato la canzone con me. Un particolare ringraziamento al professionale Valerio Atturo, tecnico competente in acustica e tecnico del suono, per aver realizzato il mix e il master del brano. Un aneddoto particolare è come ho scelto il titolo del brano: una mia amica mi confessò che leggeva i libri, ma quelli che le piacevano tanto, non li finiva e li lasciava a metà, togliendosi la possibilità di un brutto finale.”
Il riferimento letterario a Calvino ed in particolare a “Palomar” è ben esplicito nel brano. In che modo la scrittura e la poetica calviniana ha influenzato la stesura del pezzo? Ci sono altri riferimenti all’autore nel tuo repertorio edito o inedito?
“Mi è sempre piaciuto leggere e in quel periodo – che penso non finirà mai – ho letto molti libri di Italo Calvino, tra i quali è spuntato “Palomar”: il personaggio calviniano cerca di dare un’esatta definizione di ogni cosa che lo circonda, ma più si concentra nel dettaglio, più scopre la complessità e la profondità della realtà, provocandogli una forte nevrastenia, seguita da momenti di riflessione. Così è successo a me, ho scritto questa canzone attraverso un processo simile a quello di Palomar: ho cominciato a guardarmi intorno, a muovere la mia mente, a scoprire le cose che mi circondavano, cercando di descriverle nel profondo, ma ciò mi portava a razionalizzare tutto e a lasciare le cose…a metà.
Essendo il mio autore italiano preferito ed essendo un matematico, penso che in tutti miei editi e inediti ci sia un pizzico dei libri di Italo Calvino; infatti, se mi soffermo sui titoli e i testi degli editi “Indelebile” (convergono le stelle in un punto indelebile), “Calma in linea retta” (la città satura di ricordi confonde la concreta geometria dei miei dubbi) e “Le cose a metà” (tuffarsi nel piccolo istante infinito, paradosso dell’umanità) c’è sempre un riferimento geometrico di infinito o infinitesimo – argomento caro a Italo Calvino, come ne “Le cosmicomiche”, “Ti con zero” o “Le città invisibili.”
Il singolo è accompagnato da un videoclip prodotto da Free Club Factory per la regia di Leonardo Angelucci e Matteo Troiani. Come è stata la realizzazione del video e cosa ha portato al brano in aggiunta alla produzione musicale? Raccontaci qualche aneddoto divertente.
“Rispondo alla domanda intanto ringraziando profondamente i miei compagni di musica, Leonardo e Matteo, che hanno sempre creduto nel mio progetto solista – la registrazione del basso è stata fatta da Matteo Troiani. Devo dire che siamo partiti con delle idee, ma come ogni prima idea, difficile da realizzare. Abbiamo fatto un lavoro di squadra e scarnendo sempre di più, siamo arrivati ad una formula finale, con inquadrature in primo piano su alcuni soggetti, i quali rappresenterebbero le mie personalità differenti, intervallati da playback della band nella location mozzafiato, un ex-convento che si trova a Rignano Flaminio. Un ringraziamento immenso alla mia amica Sandy Giuffrida come make up artist del video e alla sua co-make up Costanza Stefanìa.
Devo dire che ormai non potrò sentire il brano senza avere in mente le scene del video, sono diventati un tutt’uno, l’uno completa l’altro. Quindi suppongo che questo significhi che abbiamo fatto un buon prodotto, efficace; insomma un bel biglietto da visita per le persone che non mi hanno mai ascoltato.
La parte più divertente è stata il montaggio: sono andato a casa di Leonardo e, letteralmente, abbiamo riso tutto il tempo per le scene da scegliere come primo piano; quindi, abbiamo reso una fase noiosa della produzione, un pomeriggio indimenticabile.”
Progetti futuri. Classico epilogo di ogni intervista. Hai in mente di far uscire un disco o un EP per il 2022 o almeno altri singoli? Ti vedremo live nella prossima stagione estiva?
“Classico epilogo, ma mai scontato! Ho intenzione entro la fine del 2022 di fare uscire altri due singoli, uno senza e l’altro con video. Posso dirvi che sono già a buon punto entrambi: un pezzo movimentato e l’altro più meditativo. Sto cercando di creare un tour per l’estate di almeno 7 date; non sarà un tour fatto di stadi, ma spero di fare sapere che esisto come cantautore anche al di fuori della Sabina.”
Un saluto personale agli amici di Indie Life. Lasciaci con una citazione tua o di un tuo riferimento musicale/letterario/artistico.
“Si avvicinò al mare e la tirò lontano, nell’acqua. Era una pietra tonda.
— Pluff —, disse Dol, che se ne intendeva.
Ma la pietra iniziò a saltare, sul pelo dell’acqua, una volta, due, tre, non la smetteva più, saltava che era un piacere, sempre più lontana, saltava verso il largo, come se l’avessero liberata. Sembrava non volesse più fermarsi. E non si fermò più.
L’uomo lasciò la locanda la mattina dopo. C’era un cielo strano, di quelli che corrono veloci, hanno fretta di tornare a casa. Soffiava vento da nord, forte, ma senza far rumore. All’uomo piaceva camminare. Prese la sua valigia e la sua borsa piena di carta, e si avviò lungo la strada che se ne andava, di fianco al mare. Camminava veloce, senza voltarsi mai. Così non la vide, la locanda Almayer, staccarsi da terra e disfarsi leggera in mille pezzi, che sembravano vele e salivano nell’aria, scendevano e salivano, volavano, e tutto portavano con sé, lontano, anche quella terra e quel mare, e le parole e le storie, tutto, chissà dove, nessuno lo sa, forse un giorno qualcuno sarà così stanco che lo scoprirà. – Alessandro Baricco – Oceano mare “
Sarò di parte ma cmq la canzone e il video sono bellissimi compresi i partecipanti al video e coloro che hanno realizzato il tutto.