wasabe racconta il suo nuovo singolo “Spegnimi la testa”

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wasabe è il nome d’arte di Sabina Canton, cantautrice classe 2000 di Vicenza. Il suo nuovo singolo “Spegnimi la testa” racconta una storia autobiografica legata ai disturbi del comportamento alimentare. Il tema è affrontato decisamente in modo maturo. Le sonorità sono fresche e condivisibili. Ne abbiamo parlato con l’artista.

Il tuo nuovo singolo si intitola “Spegnimi la testa” ed è fortemente autobiografico. È stato difficile raccontarsi in questo brano?

Tutte le mie canzoni si basano su cose che sento e vivo. Man mano che scrivo testi di questo tipo diventa sempre più facile descrivere quello che provo.  “Spegnimi la testa” è nato in modo abbastanza spontaneo quest’estate, periodo in cui avevo molto tempo per dedicarmi a questo progetto. Mi è venuto quindi molto spontaneo scriverlo.

“Spegnimi la testa” è un titolo che fa pensare a un modo di vivere ricco di pensieri a volte anche scomodi. Si può davvero cercare di evitare di pensare troppo? e la musica può aiutare in questo senso?

Penso troppo da tutta la vita e a volte è contro produttivo perché mi faccio molti più problemi di quello che dovrei. Credo che sia possibile spegnere la testa quando si è davvero in pace con qualcuno, cosa che mi succede con la mia ragazza. Anche la musica può aiutare in questo, anche se non così efficacemente per quanto mi riguarda. Infatti, sia quando la scrivo che quando la ascolto faccio dei viaggi enormi nella mia testa che spesso mi aiutano a riflettere di più sulle cose che vivo.

A livello di sonorità il tuo nuovo singolo è fresco e condivisibile. Hai avuto le idee chiare sin da subito sulla veste sonora del brano?

Io mi occupo della preproduzione dei miei brani. Quando li mando a Domenico, il direttore di Aurora Dischi, hanno quindi già una linea guida a livello di sonorità, che poi viene approfondita a livello di produzione.

Credi che il tuo brano possa consentire l’immedesimazione immediata?

Nelle mie canzoni il mio obiettivo è quasi sempre questo. Voglio fornire all’ascoltatore delle immagini chiare di quello di cui parlo in modo da farlo immedesimare il più possibile in quello che dico.

Che ne pensi del contesto italiano legato ai talent show?

Credo che siano molto utili per crescere sia dal punto di vista musicale che caratterialmente. Sono un buono mezzo, per emergere e farsi conoscere, anche se non necessario. Conosco infatti diversi artisti che io ritengo molto bravi che non sono riusciti a passare ad alcun talent anche se se lo sarebbero meritato. I talent devono seguire anche linee guida televisive quindi spesso non conta soltanto la musica che si porta, ma molto altri fattori che riguardano tutto il campo dello spettacolo, che non fanno per tutti.

Se dovessi progettare un featuring con un progetto emergente italiano, a chi penseresti?

Penserei sicuramente a Neverbh? È un artista che stimo molto. Siamo sulla stessa linea d’onda e le sue canzoni mi hanno procurato la voglia e il coraggio di iniziare questo progetto, che avevo tenuto dentro la cameretta per forse troppi anni.

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