L’anziano signore si sta godendo la calda notte di luglio fuori la sua casa. Ha un bicchiere di succo fresco in mano e guarda felice l’orizzonte e il cielo stellato.
In questo periodo estivo, il South Dakota ha un aspetto magico. Il caldo, le praterie che tornano verdi e gli animali che le riempiono con i loro passi e i loro rumori.
Con la mano libera, Sguardo Penetrante, si accarezza le lunghe trecce bianche e con i piedi si dondola con la sedia. Vede all’orizzonte un gruppo di ragazzi con le loro bici colorate. Dentro la riserva non ci sono molte cose da fare e non tutti possono permettersi una tv, perciò uno dei passatempi preferiti dai bambini Lakota, è andare a trovare gli anziani per ascoltare le loro storie.
Sono cinque o sei, tutti nipoti veri o acquisiti e lui è felice. Da quando è rimasto vedovo un paio di anni fa, quelle serate hanno assunto il sapore della felicità.
Arrivano tutti di corsa, sgommano, le buttano a terra e si mettono seduti davanti all’anziano Lakota che si gira una sigaretta, lentamente, e li osserva uno ad uno. Gli occhi dei bambini trapelano attesa. Lui si alza, finendo di girare la sigaretta e posandosela sull’orecchio destro, entra in casa.
Dopo qualche minuto esce con un vassoio. Sopra c’è una brocca con del sidro di mele fresco e sei bicchieri. Versa il liquido e porge i bicchieri ad ogni nipote che lo ringraziano di cuore.
La tribù gli diede quel nome da bambino perché fin da subito si capiva che lo sguardo che aveva, penetrava nell’animo delle persone, leggendole come un libro aperto. Quella capacità, aggiunta ad altre qualità altrettanto importanti, lo portarono poi a diventare un importante Medicine Man, riconosciuto come un leader spirituale e politico da tutta la nazione Lakota.
<< Nonno che ci racconti stasera?>>
Sguardo Penetrante tira una boccata piena di tabacco del posto. Lo coltiva un suo cugino ed ha un aroma buonissimo, lo usa anche per la pipa quando deve pregare. Ci concede un sorso di sidro, mentre osserva i bambini sempre più in attesa.
<< Oggi sarebbe stato il compleanno della mia povera moglie, per celebrarlo al meglio, ho deciso di raccontarvi la storia della sua nonna. Stella Scalciante. Parla di libertà e d’amore>>
i bambini annuiscono con il capo, un paio di loro bevono ancora. Tutti sono attenti e pendono dalle labbra rugose dell’anziano. L’atmosfera è quella giusta per chiacchierare all’aperto.
<< Questa storia si svolge in tempi passati, quando il nostro popolo assaggiava gli ultimi istanti di libertà, e stava lottando per preservare il nostro stile di vita>>
urla di gioia salgono dalle voci dei bambini che adorano le storie ambientate nei tempi di quando erano liberi.
<<Stella Scalciante nacque durante una notte agitata dopo una grande festa avvenuta nel suo villaggio. Lei apparteneva alla tribù dei Sicangu. Da due giorni nel suo villaggio si stava celebrando una grande festa.
Il Bisonte era tornato numeroso nelle praterie circostanti e gli uomini stavano ringraziando il Grande Spirito per l’abbondanza di cibo che gli aveva ancora una volta mandato. Quella notte la mamma di Stella Scalciante diede alla luce questa bellissima bambina.
Poco fuori alla sua tenda, una cavalla, agitata dalle grida e dai balli degli uomini, iniziò a scalciare e a correre intorno al villaggio. La sua particolarità era di avere una stella bianca sul petto, mentre il resto del corpo era tutto nero.
Quest’avvenimento diede il nome alla nonna di mia moglie. Il suo carattere manifestava la voglia di libertà. Era molto indipendente, passava delle ore a danzare e cantare.
Viaggiare era la sua passione. Iniziò a fare lunghe passeggiate con il cavallo, rimanendo fuori diversi giorni, quando fu diventata abbastanza grande da andare via da sola.
Divenne una donna bellissima, molti ragazzi del villaggio e di altre tribù, la guardavano quando passava al loro cospetto. Ma lei non guardava nessuno, era uno spirito libero che non amava legarsi troppo alle persone.
“ Voglio trovare l’amore e sicuramente un giorno saprò accoglierlo quando entrerà nella mia vita. Ho un metodo tutto mio per riconoscerlo”
così diceva sempre a tutti per poi andare dritta per la sua strada. Fu così che una mattina invernale, mentre la neve era molto alta per la copiosa nevicata della sera prima, Stella Scalciante prese il suo fedele cavallo e andò a farsi una passeggiata fuori il villaggio. Raggiunse un fiume e ci si fermò per riposarsi e far riposare l’animale che aveva camminato per molti chilometri lungo le praterie. Ignorò che gli uomini bianchi erano arrivati numerosi nelle loro terre, attratti dal quel metallo giallo che si trova nei fiumi o nelle montagne.
Non si accorse nemmeno che due cercatori d’oro erano nascosti pochi metri più avanti, intenti a cercare le pietre gialle. Nemmeno loro inizialmente la videro, ma sentirono subito la sua dolce voce, quando iniziò a cantare un canto sacro della sua gente. Alzarono immediatamente la testa e appena videro la bellezza statuaria di quella donna, decisero di prenderla, come fosse un oggetto qualsiasi. Stella Scalciante non si accorse di nulla fino al momento cruciale, quando entrambi gli uomini bianchi, apparvero dietro alle sue spalle e con i fucili puntati.
La rapirono per portarla con loro. Lungo la via la minacciarono di morte e la obbligarono a fare cose che lei ancora non aveva fatto con nessun ragazzo. L’anima dolce si piegò davanti a quella violenza, ma lo spirito da guerriera era sempre vivo e pronto a vendicarsi. Doveva però assecondare gli uomini bianchi ed aspettare il momento opportuno. Ma le brutte esperienze erano solo all’inizio.
Erano quasi arrivati alla città dei bianchi, dove i due cercatori si erano stabiliti, quando vennero intercettati da un gruppo di soldati con le giacche blu. Con loro c’era anche un generale che vide subito Stella Scalciante. La bellezza colpì il generale che volle l’indiana con sé, nella sua casa.
Chi è questa indiana che vi portate dietro?
É appunto un indiana che abbiamo trovato al fiume. E di nostra proprietà e non c’è nessuna legge che dice il contrario
Parla la nostra lingua?
No signore, ma non è per parlarci che l’abbiamo portata con noi
spregevoli risate di solidarietà maschile si elevarono sia dai cercatori che tra i soldati. Il generale sorrise composto, era pur sempre un ufficiale e doveva mantenere un certo profilo.
Ma ormai aveva deciso che quella bellissima ragazza doveva essere sua. Era sprecata con dei buzzurri e sporchi cercatori d’oro. Solo un elegante ufficiale come lui poteva avere il diritto di possederla.
Ok ragazzi, secondo la legge questa indiana è vostra avete ragione, ma nessuna legge impedisce me di comprarla
mentre pronunciava queste parole, il Generale, tirò fuori una grossa pepita d’oro. Così grande i due cercatori non l’avevano mai vista. Poteva fruttare talmente tanti soldi da starci bene una vita intera. Si guardarono entrambi negli occhi e senza dire niente, si capirono all’istante. Parlò uno di loro, quello apparentemente più grande tra i due.
Affare fatto Generale, l’indiana è vostra in cambio di quel bel sasso che avete tra le mani
il sorriso del generale si allargò, pieno di gioia e desiderio. Lo scambio avvenne rapidamente, Stella Scalciante, che non aveva capito nulla dei discorsi, venne fatta salire sul cavallo del Generale. I due gruppi si separarono e i soldati proseguirono la strada verso il loro forte. Il Generale già pregustava le numerosi notti che avrebbe passato con L’indiana.
Gli anni trascorsi nel forte furono anni tremendi per Stella Scalciante. Tutti la trattavano come fosse un oggetto. L’Ufficiale poi la trattava anche peggio, la divisa e la spada che erano veramente oggetti, venivano maneggiati con cura da lui. Quando invece doveva rivolgersi a Stella o peggio, ottenere del piacere personale, non si faceva scrupoli e la riempiva di male parole e percosse dolorose in tutto il corpo.
Quello che più gli faceva male era la privazione della sua libertà, della sua vita e il non vedere più la sua gente. Questo faceva covare in lei una voglia di vendetta e di riscatto che, sotto l’apparente cenere di calma ed ubbidienza, alimentava un incendio che presto sarebbe esploso in tutta la sua potenza.
Il giorno arrivò una mattina, una delle tante mattine che sarebbe diventato un altro giorno d’inferno in quella vita squallida se non fosse stato per un improvviso attacco al forte da parte di una tribù di Cheyenne.
Stella Scalciante stava cucinando la colazione al Generale quando avvertì delle grida familiari da lontano. Riconobbe subito gli urli di guerra della sua gente e prima che il generale potesse rendersi conto di quello che stava succedendo, prese il coltello e lo piantò nella sua gola, tra lo stupore dell’ufficiale stesso che morì con quell’espressione. Stella Scalciante scappò furtivamente da quella prigione e senza farsi vedere, protetta dal trambusto che l’attacco aveva subito, scappò via lasciandosi per sempre alle spalle quell’incubo.
Il forte si trovava molto lontano dalle terre della sua tribù e sfortunatamente, nello scappare, non aveva trovato un cavallo libero da poter prendere. Camminò per un paio di giorni di fila senza mai fermarsi. Decise di farlo, come sempre, vicino ad un fiume. L’acqua è vita per tutti gli esseri viventi e a lei aveva sempre fatto un effetto rigenerante.
Si prese del tempo, ormai lontana dall’incubo e dai soldati. Bevve molta acqua e una volta che aveva ripreso fiato e mangiato anche qualche buon frutto, preso da un albero poco distante, si mise seduta e riprese a fare quella cosa che non faceva ormai da troppo tempo. La voce echeggiò, trasportata nel vento.
I canti della sua gente, il suo popolo che la stava sicuramente cercando, gli diedero forza. Si avvicinò un guerriero a cavallo, attirato da quei canti, familiari anche per lui. Aveva lunghi capelli che gli scendevano sulle spalle, il viso dipinto e il torso nudo.
Si avvicinò lentamente e Stella Scalciante non si mosse, rapita improvvisamente dalla bellezza di quel guerriero che si avvicinava in silenzio. Seppe all’istante, come un colpo di fulmine, che quello era il ragazzo giusto per lei.
Il ragazzo scese da cavallo e la pregò di continuare a cantare, lei ubbidì e mentre cantava si accorse che per la prima volta, il suo cuore si adagiava nei silenzi degli sguardi profondi del guerriero seduto ormai davanti a lei. Dopo quell’incontro i due si sposarono e lui venne a vivere nel villaggio Sicangu di Stella Scalciante. Freccia Dorata era il suo nome e divenne poi il nonno di mia moglie>>
l’unica femminuccia che stava in mezzo a quel gruppo di bambini, sorrise felice al nonno. Quello spirito di guerriera forte accese una luce strana nel cuore della bambina, ispirata da quella storia, decise in quel momento che sarebbe diventata proprio come Stella Scalciante, nonostante le difficoltà che la vita gli avrebbe messo davanti.