Ciao ciao Freud, un saluto dai Rosso Marte!

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“Ciao Freud” è il primo disco dei Rosso Marte: l titolo descrive in maniera ironica il distacco dalla psicanalisi classica, perdendosi nei meandri del subconscio umano. “Ciao Freud” contiene cinque inediti registrati a fine marzo dello stesso anno presso il Crinale Lab, uno studio/laboratorio immerso nella natura romagnola che rispecchia l’anima analogica di questo primo lavoro. Le tracce di “Ciao Freud” sono state scelte tra circa 10 composizioni che la band ha messo su dal primo lockdown del 2020 fino alla fine del 2021. Musicalmente distanti tra loro, con influenze dal Folk al Blues, dallo Stoner al Grunge. Noi li abbiamo intervistati per farci raccontare al meglio questa sperimentazione!

Ciao ragazzi benvenuti su questi schermi! Sappiamo che avete registrato il disco immersi nella natura: come nasce “Ciao Freud”?

Ciao, bentrovati e grazie per questo spazio! Il nostro primo lavoro in studio nasce mettendo insieme tutte le canzoni che avevamo, facendo una scrematura abbiamo deciso di registrarne cinque con delle sonorità che fossero più vintage possibili, con batterie, amplificatori e chitarre d’epoca. Il nostro sogno era farlo distaccati dalla vita di tutti i giorni, in simbiosi con la natura, così da trovare la pace e l’armonia necessarie. Il caso vuole che abbiamo saputo dell’esistenza del Crinale e ci siamo messi in contatto con chi gestisce questo posto meraviglioso, Don Antonio, con cui siamo entrati subito in sintonia.

Abbiamo caricato tutta la strumentazione in macchina e siamo partiti. L’esperienza è stata al di sopra delle nostre aspettative, è stata una settimana di crescita per la band, abbiamo sperimentato molto e raggiunto la consapevolezza che cercavamo, definendo il sound del nostro primo EP. Il titolo è venuto dopo le registrazioni, in macchina, grazie a un nostro caro amico che ci ha accompagnati e ha vissuto insieme a noi quell’esperienza. 

Ci è subito piaciuta l’idea di un titolo che non richiama nessuna canzone del disco, ma che apre la porta a un’interpretazione interessante di tutti brani, come fossero dei viaggi nei meandri della psiche, arrivando poi alle nostre conclusioni, ci piacerebbe che anche gli ascoltatori ne traessero le loro.

In un mondo che corre veloce e che insegue tutte le tecnologie più incredibili, come mai la vostra scelta di ritornare all’analogico?

Il bisogno di tornare a un contatto primordiale con la natura è inevitabilmente lo stesso che ci ha spinti a una scelta analogica. Abbiamo usato e usiamo mezzi digitali, anche se c’è sempre il rischio di farsene sopraffare. Bisogna trovare il giusto equilibrio, come in ogni cosa. La natura umana però sembrerebbe spingerci sempre più verso la comodità e non verso l’autenticità e la bellezza. 

Il vero sapore delle fragole lo ricordiamo ancora? Tornare a uno stile di vita più semplice ma sicuramente più duro forse ci farà riscoprire quei sapori, dimenticandoci dei surrogati da supermercato.

Qual è secondo voi il brano che meglio rispecchia l’animo di tutto il disco?

Noi diremmo “A Guardare La Morte” che chiude l’album cercando di trovare una risposta, attraverso una suite non ordinaria, all’irrisolta pulsione di morte freudiana. Forse, però, il brano in cui la maggior parte delle persone si riconosce di più è “Godi e Persevera”, che in effetti incarna il motto più importante, goditi la vita perché è breve ma insegui i tuoi obbiettivi, non rinunciare mai, persevera.

Il disco vuole in un certo senso affrontare in maniera ironica il volersi distaccare dalla psicanalisi classica: qual è invece l’approccio che reputate più consono alla vostra percezione dell’inconscio?

Certo, c’è molta ironia, è anche un messaggio ambiguo se vogliamo: Ciao nel senso di benvenuto o di addio? In realtà noi ci affidiamo alla psicanalisi in quanto crediamo fermamente che la salute mentale dipenda molto da un percorso di questo tipo. Il distacco che intendiamo è riferito a un pensiero troppo classico, senza considerare l’evoluzione che anche il mondo della psicologia ha vissuto, se non si è aperti a cambiare idea, direzione, non si va molto lontano. 

Oggi si parla di uguaglianza, di femminismo, ma se non ci distacchiamo dalla cultura patriarcale del passato di cui purtroppo in parte, anche il pensiero di un genio innovatore come Freud faceva parte, non riusciremo mai a innescare veramente una rivoluzione di pensiero. Detto ciò, purtroppo la psicanalisi è ancora molto sottovalutata, molte persone pensano ancora che si vada dallo psicologo solo se si hanno problemi tangibili. 

È un percorso che entrambi facciamo da anni e che consigliamo vivamente a chiunque. Sicuramente anche l’arte aiuta molto ad avere un approccio positivo con il proprio inconscio, ma nulla può sostituire la psicanalisi.

Se dovesse pensare a degli artisti che in questo ultimo periodo vi hanno accompagnato nella stesura del disco, chi ci consigliereste di ascoltare?

Ultimamente abbiamo rispolverato un po’ di quella “furia” vecchia scuola, suonando brani dei Queens of the Stone Age. Geni del calibro di Josh Homme e Dave Grohl sono sempre presenti, ma se pensiamo ai mesi di lavoro su “Ciao Freud” ci vengono in mente The Sonics, Royal Blood, Reignwolf, Nothing But Thieves, Jim Jones and the Righteous Mind, C.W. Stoneking, Anna Calvi. Siamo anche stati molto ispirati dal cantautorato italiano e americano, Battisti, Battiato, De André, Bob Dylan, Leonard Cohen, Nick Cave, Tom Waits.

Lasciateci con un messaggio che vorreste trasmettere al mondo della musica di oggi!

Musicisti! Non odiate troppo i dj perché dicono “Vado a suonare”, pensate piuttosto a studiare Bach.

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