How to run è il nuovo singolo di A smile from Godzilla

How to run è il nuovo singolo di A smile from Godzilla

a smile from godzilla si esibisce
a smile from godzilla si esibisce

Oggi parliamo di un artista diverso dal solito. Daniele Montuori in arte “A smile from Godzilla” è un artista di strada Napoletano che ci mette tutto se stesso nel coinvolgere il pubblico. Possiamo dire che è anche un interprete che sa stupire con delle canzoni a metà strada tra il Britpop degli anni ‘90 e la musica Anti-Folk americana, diffusa da band come i Moldy Peaches. “A smile from Godzilla”, è un progetto che nasce ormai alla fine del 2018 come duo e prosegue come singolo. Il suo singolo “How to run” di A smile from Godzilla, anticipa il secondo album ancora in lavorazione e attraverso la forza del testo invita ad una scoperta consapevole, ma anche a fermarsi laddove si trova un paesaggio.

Noi di Indielife, lo abbiamo intervistato per parlare di alcune curiosità sul suo ultimo singolo e i suoi progetti futuri. 

How to run – A smile from Godzilla: Intervista

Ciao Daniele. Innanzitutto ti ringrazio tantissimo per questa intervista, o meglio per questa chiacchierata amichevole. Benvenuto su Indielife. Il tuo singolo “how to run” va ad anticipare l’uscita del tuo secondo album attualmente in fase di lavorazione. Si prefigura una tappa importante dopo la pubblicazione del primo album “Monday Morning”. Possiamo dire che “How to run”, è un brano che invita alla scoperta. Me ne vuoi parlare? 

Si, assolutamente. Questo brano è principalmente orientato sulla consapevolezza. Il messaggio che trasmette è lo stare nel momento presente e sulle cose semplici della vita, con una grande attenzione verso la realtà di tutti i giorni. La corsa e il movimento sono delle azioni che a volte non ci accorgiamo nemmeno di fare, quindi diventano degli automatismi che in alcuni casi ci dimentichiamo. 

Si parla di una corsa che paradossalmente invita a fermarsi, laddove si trova un paesaggio, quel senso di esplorazione che in questo periodo post coronavirus sentiamo di voler riscoprire nella semplicità. é corretto? 

Esattamente, io sono anche un appassionato di Mindfulness e meditazione e vorrei inserire questo tema soprattutto nel secondo album perché è una cosa che mi ha segnato negli ultimi mesi. Questa è anche una ricerca del momento presente, che è possiamo vedere come una sorta di problema che non riusciamo a risolvere, come accadeva magari nel passato. 

Come la Mindfulness ti ha aiutato nella produzione musicale e dei tuoi testi? 

La Mindfulness la sto utilizzando nella vita, ma anche nella musica e nei testi. In particolare la uso per concentrarmi nella musica che creo, anche per rilassarmi soprattutto nel caos di Napoli che come sai, è una città molto viva. 

Un album che parlerà molto di consapevolezza di semplicità

In questo secondo album, c’è dunque molto di te, perché tu porti questa tua esperienza di riflessione che stai vivendo…

Il primo album Monday Morning è stato prodotto nel 2018 da un ragazzo, Giacomo Salzano, che mi ha convinto in qualche modo verso una nuova avventura. In realtà avrebbe dovuto essere un EP, ma Giacomo è stato fondamentale per arrivare a produrre un primo disco. Rispetto a questo primo album, per quanto riguarda un secondo disco, lo vorrei produrre con il mio computer e realizzarlo in modo artigianale perché sono appassionato dell’Homemade Recording. Si tratta di registrazioni molto casalinghe, perché penso si avvicinino di più alla realtà dei fatti. Il lo-fi, è un genere che ho seguito molto negli ultimi anni e con questo secondo album vorrei avvicinarmi ancora di più al suono che sto cercando da tanto. 

Possiamo dire che è il senso della scoperta. Attraverso questa tua produzione molto grezza, se vogliamo (o quasi) e molto artigianale è un modo anche per scoprire la semplicità nella musica…

Si esatto. Sono molto fan dei progetti musicali di questo tipo come ad esempio i Moldy Peaches. Ci sono anche degli artisti, come la prima Regina Spector, che agli inizi della loro carriera hanno prodotto della musica in modo molto casalingo anche con il telefonino o anche con degli strumenti un po’ rudimentali. Questa cosa mi ha sempre affascinato. Poter proporre l’errore o anche l’imperfezione potrebbe essere l’elemento decisivo per un brano, anche per quanto riguarda la realtà dei contenuti, la realtà del messaggio che si vuole comunicare. 

How to run – A smile from Godzilla: l’influenza della Britpop e degli Oasis

Nella tua biografia racconti anche che ti sei ispirato al Britpop degli anni ‘90 come i Verve, gli Oasis… 

Il Britpop, è stato la mia infanzia quindi l’ho voluto proporre nel mio album. Ha raccolto tutta la mia vita, fino ai 25 anni. Ispirarmi alla Britpop è stato anche un esperimento che ho voluto fare, una lode a quegli artisti che ho apprezzato in quegli anni. 

Ti faccio una domanda quasi banale. Qual è stata la canzone di questo genere iconico che ti ha spinto a fare musica? 

Per quanto riguarda il Britpop, molte canzoni degli Oasis mi hanno stravolto l’esistenza. Più che altro mi hanno dato la spinta per realizzare un progetto. Li utilizzo a volte come terapia, come sprono nelle giornate decisive. Quando mi sento giù ascolto ad esempio Champagne Supernova, che è la ricarica perfetta. 

Champagne Supernova, è una canzone molto meditativa, ha delle sonorità quasi ipnotiche… 

Si esatto, è molto ipnotica. Questo brano, ha quattro accordi in croce nei sei minuti, ovviamente con i rispettivi assoli di chitarra, comunque la melodia è ipnotica, come un sogno che si va a ripetere. è una canzone che potrebbe non finire mai, durare in eterno. 

La particolarità degli Oasis è che trovano delle melodie semplici che ti entrano in testa. 

How to run – A smile from Godzilla – Il riferimento al Natale

Torniamo alla canzone “How to Run” di a smile from Godzilla che anticipa il tuo secondo album, l’ultima frase è “We are children and all we need a tree to happy” che richiama un po’ la felicità dell’essere bambino, a cosa ti riferisci? 

Questa è una frase che in un certo senso mi ha regalato la mia ragazza. Durante un viaggio a Trieste eravamo in una libreria con il caffé. Abbiamo visto questa vetrata con degli alberi fuori e lei mi ha appunto detto questa frase. Alla fine basta un albero e siamo felici. Lo scoprire le cose semplici in quel momento, è una riflessione stessa della semplicità della vita, del quale a volte non ci accorgiamo. Siamo sempre circondati da cose magnifiche, ma non sempre ringraziamo tutto questo.  

Rimanendo in questa canzone, parli spesso del tempo natalizio, come ad esempio “it’s Christmas time, baby teach me how to run”, che è un l’invito a stesso a scoprire la semplicità del Natale… 

Il Natale rientra un po’ nell’infanzia, è un legame molto forte che si ha con il Natale, anche qui a Napoli. Più che altro mi riferisco al legame che si ha con la persona magari di dieci anni fa. Il Natale è cambiato per molte persone rispetto a quando si era piccoli, quindi assume un altro ruolo. Il Natale assume una situazione più di malinconia rispetto a quando avevamo sette o ancora otto anni. 

Il grande valore della malinconia

A proposito di malinconia, il titolo del tuo primo album è “Monday Morning” richiama un po’ quel blue monday che è stato raccontato in una vecchia canzone da Bob Geldof se non ricordo male…

Diciamo che anche un modo per ripartire, ricominciare la settimana. Abbiamo deciso assieme al produttore Giacomo Salzano di utilizzare questo titolo, perché ci vedevamo il lunedì per registrarlo. Il lunedì diciamo che è un giorno un po’ sfigatello. Quindi è anche un modo per iniziare la settimana

Da pochi mesi hai fondato la tua etichetta indipendente Bibliomusique… 

Diciamo che era un’idea che avevo da diverso tempo, anche se gli obiettivi poi sono di volta in volta cambiati. Bibliomusique è una piccola label di progetti paralleli, che pubblica attraverso un canale YouTube. Durante il Covid ho avuto il tempo di riflettere, nel senso che la musica sta sempre più prendendo piede rispetto alla musica dal vivo che in questo periodo sta subendo dei danni enormi. Quindi portare un percorso di musica programmata ed elettronica nel mondo digitale per me è importante. Il Covid mi ha permesso di fermarmi, di pensare a dei progetti paralleli. 

A me viene Brian Eno che fece della musica programmata, musica generativa la sua ricerca… 

Assolutamente, viviamo in un mondo così veloce che non possiamo restare neanche con una sola idea. Non dico che bisogna seguire le mode, ma ci vuole una facilità nel cambiare, sperimentare e fare progetti sempre nuovi per cui diventa uno stimolo in più. 

Un musicista che sovrasta i grattacieli

Il tuo gruppo si chiama “A smile from Godzilla” e nel videoclip “Forget your call” c’è questo riferimento molto divertente di te che sovrasti i grattacieli… 

Si è un riferimento molto divertente del regista di videoclip Alessandro Trespoli. Mi ha proposto questa cosa di inserirmi tra i palazzi di una città in provincia di Napoli. Questo riferimento al mostro giapponese è stato divertente. Ti specifico poi che “A smile from Godzilla”, nasce come duo ma poi diventa un progetto solista.  

I prossimi progetti

a smile from gozilla artista di strada
a smile from gozilla artista di strada

Vuoi parlarmi di altri progetti nel futuro? Magari live? 

Io sono anche un artista di strada. I miei brani con delle cover, li sto portando per strada a Napoli. Questo progetto mi sta impegnando ancora di più negli ultimi anni, specie in quest’ultimo momento dove non c’è ancora possibilità di suonare nei locali o comunque li stanno aprendo man mano. Questa cosa l’ho scoperta qualche anno fa. In realtà ho iniziato a scendere con l’amplificatore proprio due anni fa e devo dire che mi sta dando tantissime soddisfazioni. 

Un’ultima curiosità: qual è la parte più bella del suonare per strada? 

Questa è una bella domanda. Sicuramente la parte più bella è che cambiano le modalità con la quale si esibisce. Il mio piacere nell’esibirmi aumenta in quanto scelgo io dove esibirmi o ancora la scaletta delle canzoni. Faccio delle scelte in base alle sensazioni che provo in quel momento. A volte non preparo nemmeno la scaletta, perché ho un libretto delle canzoni sempre con me, e suono anche in base alle persone che passano. Possiamo dire che è un po’ l’energia che le persone ti danno e l’energia che hai tu la proietti a tua volta. Questa è una cosa molto bella, che solo l’artista ha il potere di regalare un’emozione. Una sorta di regalo che per me è una cosa molto importante.

STA PER INIZIARE IL FILM

Mi sono sempre chiesto che sapore avrebbe avuto la normalità, durante i lunghi giorni chiuso in casa. Cosa avrei sentito e percepito, una volta ripreso in mano la mia vita.

Un nemico invisibile ci ha costretti a rimanere nelle nostre abitazioni, ci ha privato degli affetti più cari. Gli aspetti più scontati e insignificanti delle nostre vite, hanno assunto ruoli importanti e gli abbiamo dato il giusto valore, proprio quando ci sono stati tolti. Il pauroso silenzio delle nostre città, aveva un aspetto eterno ma ci faceva paura. Ho passato parecchi momenti seduto in balcone a leggere un libro o ad assaporare il silenzio. Quei saluti quotidiani, a volte inopportuni, dei nostri familiari nei nostri telefoni, quelle chiamate che spesso ignoravamo, perché immersi nel lavoro e nei problemi, ora sono diventate come un bicchiere d’acqua in mezzo al deserto. Preziosi e vitali.

Ho conosciuto una ragazza, abbiamo amici in comune e prima della chiusura totale ci siamo scambiati i numeri. Per due mesi ci siamo scritti ogni giorno, condividendo le nostre paure, i nostri sogni e gli aspetti più strani dei nostri caratteri. Ci siamo affezionati l’uno dell’altro, passando dai messaggi, ai vocali sempre più lunghi e finendo alle chiamate. Ironia della sorte, non ci siamo mai visti di persona. Solo qualche foto rubata dai social. La normalità è ripresa del tutto da ormai una ventina di giorni.

Abbiamo ripreso in mano la frenesia delle nostre giornate, il nervosismo al lavoro, ma qualcosa è cambiato. Questo virus ha cambiato il nostro approccio verso il mondo e mi viene da pensare che non tutti i mali vengono per nuocere. C’è ancora un po’ di paura in giro, chi si gira verso quell’ignaro passante che emette un colpo di tosse. Ma non sono queste le cose belle del nostro cambiamento.

Abbiamo ascoltato il grido d’allarme che Madre Terra ci ha lanciato. Ci ha mostrato come noi siamo vulnerabili e spesso inutili in questo nostro meraviglioso mondo. Senza di noi, la natura si è ripresa i suoi spazi, gli animali si sono avvicinati in posti che prima evitavano. Ed ora che siamo di nuovo usciti dalle nostre case, condividiamo gli spazzi con rispetto. Hanno riaperto i cinema già da una settimana, il prezzo del biglietto è molto basso e noi abbiamo deciso di uscire per la prima volta. Sono sotto casa sua, la musica esce bassa dallo stereo ed io aspetto nervosamente al posto di guida.

In tempi normali non sarei così nervoso, sono già uscito con altre ragazze e stiamo andando semplicemente a vedere un film. Ma quelli che stiamo vivendo non sono tempi normali. Due giorni fa era domenica e sono andato a pranzo a casa di mia sorella. I miei nipoti, dopo quattro mesi che non li vedevo, mi sono saltati addosso commossi. Avevo gli occhi lucidi anch’io ed ho respirato a pieni polmoni ogni singolo momento. Voglio tornare al mare, sto contando i minuti che mi separano dal prossimo fine settimana, tornerò seduto in spiaggia come facevo prima. Quanto mi è mancato il contatto con la natura. Per andare al lavoro passo in mezzo ad un bosco e spesso dopo il turno, mi fermo con la macchina e respiro l’aria pura per alcuni minuti.

Il primo giorno di lavoro, dopo la ripresa totale, sono partito molte ore prima dell’inizio del turno. Ho accostato la mia macchina e sono rimasto sotto un grosso albero di castagne per non so quanti minuti. Stavo lì seduto senza fare niente, guardavo solamente intorno la natura che mi ignorava e continuava il suo percorso. È stato come rinascere. Perfino la cena veloce, una pizza davanti al computer del lavoro, aveva un altro sapore. Ma il momento più bello è stato quando sono tornato dietro al bancone del mio pub.

Quando mi sono specchiato negli occhi felici dei miei clienti che tornavano al pub come un viaggiatore che torna a casa e ritrova tutto come l’aveva lasciato. Dopo il silenzio assordante, è tornato il chiasso felice delle risate spensierate e degli amori che nascono tra un cocktail e l’altro.

Un altro vecchio blues è terminato nella mia radio, intravedo qualcuno scendere dalle scale ed è lei. Scendo dalla macchina e l’aspetto chiedendomi cosa fare. Dopo qualche secondo d’indecisione, ci viene spontaneo abbracciarci. Sembriamo due persone che si conoscono da una vita, ma è la prima volta che ci vediamo. Gli abbracci, altro aspetto divenuto prezioso nelle nostre vite. Quanto li sottovalutavamo prima e quanto li rispettiamo ora. In macchina ridiamo e scherziamo e ricordiamo i momenti duri, come si fa dopo la tempesta e ci si ferma a guardare l’arcobaleno.

Lo stereo sputa ancora buona musica e noi ascoltiamo, impazienti di tornare ai concerti. L’ultimo tassello che presto cadrà. Dobbiamo aspettare ancora un mese, poi i nostri corpi torneranno a saltare sulle note suonate dalle nostre band. Abbiamo quasi gli stessi gusti e credo che un paio di concerti li andremo a vedere insieme. Parcheggio vicino al cinema, intorno vedo altre macchine e altri ragazzi passeggiare. Fantascienza fino a qualche settimana fa. Intorno al cinema, pub e negozi sono quasi pieni, ci avviciniamo alla biglietteria e prendiamo i biglietti per il prossimo spettacolo. Manca un ora e ci facciamo una passeggiata, assaggiando un paio di panini caldi.

Abbiamo scelto un film comico, una commedia italiana che ha vinto un paio di premi. C’è bisogno di ridere e tanto anche. Stiamo tornando, speriamo migliorati. Ci sediamo sulle poltrone, inizio a mangiare i popcorn che ho comprato e come sempre, li finirò prima dell’inizio del film. Noto un consumo minore dei telefonini. Le persone chiacchierano di più, come succedeva tanto tempo fa. Si sente un disperato bisogno di contatti umani nell’aria. Non ci sembra ancora vero di tornare a vederci, a parlarci e a prenderci in giro.

Sono passati quasi quattro mesi, ma sono sembrati anni. Ora devo salutarvi, hanno spento le luci ed ho finito i miei popcorn.

Sta per iniziare il film.  

Clementi Simone

Immagini prese da Google Immagini

Tuasorellaminore: “Morfina” è una metafora

Morfina” rappresenta il bisogno di fermarsi, di guardare altrove. Così la misteriosa cantautrice pugliese Tuasorellaminore descrive il suo nuovo singolo.

Sonorità orientaleggianti, un testo che si offre alle più varie interpretazioni e un nome d’arte estremamente personale: così Tuasorellaminore sta iniziando a definire la sua cifra stilistica.

Noi di Indielife l’abbiamo intervistata.

Ciao, grazie della disponibilità! È possibile sapere qualcosa riguardo il tuo nome d’arte?

La scelta è legata ad una storia. In precedenza ho suonato per altre persone ma poi, non sentendomi padrona di me stessa, ho deciso di dedicarmi ad un progetto artistico tutto mio. La persona che mi ha aiutata in questo percorso di emancipazione è mia sorella minore. Lei è stata fondamentale. Un po’ per gioco e un po’ per caso, il mio nome d’arte nasce così.

Parliamo di “Morfina”. Sia il titolo che la copertina di questo singolo sono abbastanza…forti. Mi spieghi questa scelta?

Morfina” è una metafora. Rappresenta una valvola di sfogo, qualcosa che fa stare bene, di cui si ha bisogno come se fosse una droga. Al giorno d’oggi secondo me manca il vero e proprio benessere e quindi si cade spesso nelle più svariate dipendenze. “Morfina” è una richiesta d’aiuto. Il concetto è delicato.

cover del singolo “Morfina”

Come hai vissuto i lockdown dal punto di vista artistico?

Molto male! Va bene fermarsi, ma fino a un certo punto. Ovviamente ho avuto la possibilità di ascoltare e prendere nuovi spunti, però si tratta di un altro tipo di stop rispetto a quello di cui parlo in “Morfina”.

Mantenere un certo mistero intorno alla tua persona suscita curiosità, da dove deriva questa esigenza stilistica?

L’esigenza più rilevante è quella di dare importanza alle cose che voglio esprimere con la musica, evitando una dispersione nel passato. Vorrei far capire chi sono davvero e paradossalmente posso farlo capire sono nascondendo la mia identità.

L’influenza orientale che si sente in “Morfina” deriva da quello che ho vissuto: sono di Bari e da piccola il mio papà mi portava spesso alla Chiesa Russa. La comunità ortodossa qui è una realtà. Era particolare assistere ai rituali ortodossi e immagini e suoni relativi sono rimasti impressi nella mia mente. Il carattere orientale che si avverte nel progetto deriva da queste esperienze.

Per quanto riguarda le influenze musicali, in famiglia ho ascoltato molta musica classica, risorgimentale, barocca e molto altro. Poi mi sono avvicinata alla musica contemporanea, all’America e all’R&B. Ho mescolato questi mondi rimanendo su una linea italiana.

Cosa ci dobbiamo aspettare da Tuasorellaminore?

Bella domanda! Non so neanche io! Mi piace mettere punti interrogativi. Ma la mia certezza è la musica: voglio fare cose di cui vado fiera e che anche aprire gli occhi riguardo a cose di cui non si fa più caso.

Grazie!

Grazie a voi!

Fonte: Seitutto Uffico Stampa

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I Lamette cantano la dicotomia tra amore e morte

Domani morirò è il nuovo singolo dei Lamette

Uscito il 27 giugno come videoclip, Domani morirò è il secondo singolo dei Lamette. Preceduto da Rotto di te, Domani morirò è una canzone d’amore e di malinconia, in cui una strofa quasi in talking è circondata dai ritornelli di apertura e chiusura.
Il brano racconta, stando alle parole dei suoi autori, quel momento in cui nasce la consapevolezza dell’innamoramento, un istante che accosta gioia e sensazione di condanna per la sofferenza che potrebbe seguire questo nuovo sentimento. D’altra parte, la speranza e l’affetto per la persona amata renderanno difficile allontanarsi ed essere razionali “…e quante volte ci sbatterai la testa!”.

Occhi-oceano

In effetti, il ritornello ricorre all’accostamento classico tra la profondità degli occhi e quella oceanica, in cui l’io narrante racconta di annegare, dato che non sa nuotare nella distesa meravigliosa in cui si perde.
L’idea di incrociare lo sguardo con l’amata porta a prefigurarsi la morte; da qui, il titolo scelto dai Lamette.

Ipotesi

Nella strofa parlata, invece, si sviluppa l’ipotesi dell’allontanamento di lui da lei: sempre citando gli autori del testo, spesso la tentazione di andarsene è forte, la fatica di dare senza ricevere porta quasi alla rinuncia.
L’abbandono potrebbe, però, non essere quasi percepito: si rimane quindi alla ricerca di conferme della propria importanza, che però potrebbero non arrivare mai.

Musica e regia di Lamette

Il video di Domani morirò è montato e mixato dai Lamette stessi.
Girata a cavallo tra il 2019 e il 2020 (anche durante il lockdown da Covid), la clip unisce quotidianità e ricerca artistica e si sviluppa tra una vasca da bagno e una giornata piovosa, che chiude il video e rimanda, un’ultima volta alle emozioni ambivalenti che la canzone e il suo argomento dovrebbero suscitare nell’ascoltatore.

Domani morirò di Lamette, pubblicato da Aurora Dischi, è disponibile su Spotify.

DJ Matrix, fuori “Musica da Giostra Vol.7”

Forse non serve dirlo, ma DJ Matrix è un Disc Jokey italiano che di certo avete ascoltato almeno una volta. E la sua “Musica da giostra (vol.7)” è disponibile sulle maggiori piattaforme di streaming dallo scorso 19 giugno.

Noi di Indielife non abbiamo resistito al ritmo travolgente della sua musica e l’abbiamo intervistato.

Ciao! Iniziamo da una domanda biografica: quando e come ti sei avvicinato alla musica dance?

Ciao! Dunque mi sono avvicinato alla musica dance all’età di dodici anni e da lì non l’ho più lasciata! Diciamo che ho seguito la linea di Gabry Ponte e Gigi D’Agostino.

Il tuo nuovo progetto Musica da Giostra (vol.7) vede la collaborazione di vari artisti. Com’è andata la fase di produzione?

La fase di produzione è stata tormentata: il disco era già pronto prima del lockdown. Ma poi, causa coronavirus, mi sembrava poco adeguato alle circostanze che il nostro paese stava attraversando. Ho “reimpastato” il disco, modificando alcuni testi e scrivendo nuovi brani.

Mi spiegheresti la scelta del titolo “Musica da giostra”?

Musica da giostra è un….che va avanti da sette anni. Durante una serata il mio manager mi riferì che la mia è musica era stata definita  “da giostra”: e così è nato il nome del progetto.

DJ Matrix

Ma la musica dance durante il lockdown?!

So che hai avviato un’iniziativa molto interessante durante il lockdown, me ne parli?

Si! Allora, insieme a Rudeejay abbiamo fondato “La Musica Non Si Ferma” per condividere la nostra musica anche in un periodo particolare. Hanno aderito all’iniziativa anche altri DJ di fama internazionale come DJ Antoine e Tigerlily

Ci racconti un aneddoto nella tua carriera musicale?  

Ti racconto un aneddoto in cui si vede che sono una persona faccia tosta (ride, ndr).

Avevo provato numerose volte a inviare un mio brano a J-AX ma non ero sicuro che lui l’avesse ascoltato e così decisi  di masterizzare il brano su un Cd. Con un approccio un po’ vecchia scuola, decisi di raggiungerlo a Roma, in occasione di un festival. Scrissi il mio numero di telefono e riuscii a consegnargli il disco.

Dopo qualche tempo lui mi disse che gli piacque e così è nata “La mia hit”, brano in cui ha collaborato anche Max Pezzali!

Ecco gli aneddoti che ci piacciono, grazie!

Grazie a voi!

Dennis Rodman, il suo rapporto con il Wrestling e la WCW

Parliamo di un argomento trattato molto marginalmente nell’ultimo episodio di The Last Dance Dennis Rodman e il suo rapporto con il Wrestling e la WCW.

Innanzitutto che significano queste tre lettere?

WCW sta per World Championship Wrestling, federazione nata dalle ceneri della Jim Crockett promotions nel novembre del 1988.
Nota per essere la federazione voluta da Ted Turner, magnate dell’industria televisiva americana, fondatore della CNN, della TBS e creatore di Capitan Planet (roba che Berlusconi levati proprio), la WCW è stata l’avversaria della World Wrestling Entertainment (wwe), ai tempi World Wrestling Federation (WWF) durante gli anni 90 del secolo scorso, fino al suo fallimento nel 2001.

Tra le due compagnie c’era una vera e propria guerra degli ascolti del lunedì sera, chiamata negli USA Monday night War.
La WWE trasmetteva Monday Night RAW su Usa network, mentre la WCW andava in onda su TNT con Monday NITRO, (notare l’assonanza del nome dei due programmi).

La WCW vinse questa guerra per 84 settimane di fila, ma le due federazioni facevano di tutto per accaparrarsi più ascolti possibili.
Ed è proprio qui che Dennis Rodman entra in gioco.

Le cosidette celebrities nel mondo del wrestling non sono mai mancate. Se la WWF poteva permettersi Mike Tyson, la WCW rispondeva a tono con personaggi del calibro di James Brown, i Kiss e, appunto, Rodman e Malone, e Robocop e Chucky la bambola assassina
ma questa è un’altra (triste) storia.

L’inizio della storia in WCW

La storia tra Rodzilla e la WCW però, non inizia nel 1998, bensì tre anni prima. Nel 1995 infatti, Rodman, soprannominato Rod the Bod, è all’angolo di Hulk Hogan durante lo steel cage match contro Big Van Vader a Bash at the Beach, e veste i colori dell’Hulkamania: il rosso e il giallo ma queste due tonalità andranno fuori moda l’anno successivo in favore di bianco e nero, i colori dell’NWO.

Hulk Hogan diventa Hollywood Hulk Hogan e, insieme a Scott Hall e Kevin Nash, da vita a una delle stable più famose, e cattive, della storia del wrestling, il New World Order, il nuovo ordine mondiale.

Ehi tranquilli Gilet arancioni, si sta parlando di wrestling, Bill Gates, il microchip e il vaccino al mercurio che trasforma in rhobbhòtth non c’entrano niente, nemmeno la finanza virtuale e mondiale che vorrebbe mettere in crisi gli stati per farli comprare a Cina e Germania, nonostante siano anche loro stati che le banche vorrebbero soggiogare, quindi il discorso non torna…

Ma vabbè, dicevamo, Hogan è un vero e proprio villain all’interno della WCW, e il suo gruppo, sempre più vasto,diventa inarrestabile, tanto da potersi permettere qualche membro extra-wrestling, e quale celebrità può incarnare al meglio la cattiveria dell’NWO se non il Badboy in persona Dennis Rodman?

Il ritorno

Rodzilla fa il suo ritorno nel 1997, per aiutare Hollywood Hogan al Bash at the Beach di quell’anno contro il tag team di Lex Luger (o Lex Luther secondo Rodman) e The Giant, noto ora come Big Show. Nel main event della serata Rodzilla lotta in coppia con l’Hulkster, beh oddio lotta è un parolone, e… perde per sottomissione a causa del torture rack di Luger, ma è una sconfitta di poco conto.

L’NWO è nel suo periodo di massimo splendore e Hogan tiene saldamente alla vita la cintura da campione dei pesi massimi WCW, oppure la suona come una chitarra, dipende da come gli gira.
Arriviamo così al 1998 e ancora una volta a Bash at the Beach, diventato ormai una costante per Rodman. Il cestista torna in WCW e, insieme al fido compagno di merende Hogan (ancora campione del mondo, sorpresi? No vero? Nemmeno gli altri wrestler della WCW) prende a sediate Diamond Dallas Page, detto DDP, uno dei buoni, se non IL buono, della federazione di Atlanta.

L’arrivo di Karl Malone

A dar manforte a Page arriva Karl Malone, cestista degli Utah Jazz, e avversario di Rodman nelle finali NBA. L’incontro è già scritto, il 12 luglio del 98 il rodato duo Rodzilla-Hogan avrebbe affrontato l’insolita coppia DDP-Malone, nuovamente nel main event della serata.
Facciamo un passettino indietro però, perché proprio Karl Malone e DDP? La storia dice che Page andò a una partita dei Jazz, Karl malone lo vide e gli fece il segno della Diamond Cutter, la sua mossa finale.

I due si incontrarono nel dopo partita e DDP invitò il cestista a cimentarsi in un incontro sul ring. Fu così che Page, che sapendo dell’imminente ritorno di Rodman in WCW, decise di proporre Malone come avversario Di Rodman e Hogan. L’hulkster si trovò concorde con il collega, e insieme andarono a esporre la loro idea al presidente della WCW, Eric Bischoff.

Quest’ultimo iniziò a vedere milioni di dollari cadere dal cielo, e nelle sue tasche, perciò acconsentì, il main event sarebbe stato un tag team match (di nuovo).

E qui iniziarono i problemi, per Rodman ovviamente.
In primis, il buon Rodzilla saltò gli allenamenti per il game 4 contro gli Utah Jazz preferendo Monday Nitro. Phil Jackson era preoccupato e tempestò di telefonate Hulk Hogan, il quale disse che Rodman non voleva tornare ad allenarsi. Chissà cosa pensava in quel momento MJ?
Come dite? Avrebbe potuto farne una questione personale? Nahhh non è da lui.

Rodzilla poi aveva un altro piccolo problema. Karl Malone e la sua etica sportiva.

Già perché, se da un lato Rodman aveva già partecipato a un match di wrestling, era anche vero che non si impegnava più di tanto per migliorare. D’altro canto Malone era l’esatto opposto.


Il mail man visse per due settimane in casa di DDP per capire come strutturare il match, si allenò giorni e giorni al WCW power plant di Atlanta insieme agli altri wrestler, e fece molta palestra, tanto da non sfigurare di fianco a Hogan e DDP.

Rodman invece, ehhhhh…
Secondo l’ormai scomparso wrestler Chris Kanyon, Rodzilla era solo uno stronzo svogliato, drogato (diciamo che faceva bene l’aspirapolvere) e con una scarsa igiene personale, parole sue non mie.
Il badboy non voleva allenarsi e il suo comportamento non proprio educato non aiutava. Tutto questo cambiò quando Hogan lo prese da parte dicendogli “è uno sforzo di gruppo. Dobbiamo lavorare tutti insieme, o lavori con noi o contro di noi, e se vuoi lavorare contro di noi, fidati, non ti piacerà”. Rodzilla si calmò e il match si fece e l’NWO vinse.
Durante l’incontro era previsto che Rodman si strappasse la maglietta, come faceva Hogan, ma il cestista rifiutò una volta visto il fisico di Karl Malone, vero MVP della serata.

Gli ultimi incontri

Dopo questo incontro, Rodman tornò un’ultima volta in WCW per un match contro Macho Man Randy Savage a Road Wild del 1999, dopodichè, il 30 giugno del 2000, Rodzilla si scontrò con l’allora campione della defunta I-Generation superstars of wrestling Curt Hennig, detto mr perfect.

Il match fu però tutt’altro che perfetto, fu un vero e proprio schifo. E pensare che Hennig è stato uno dei wrestler migliori della storia di questo sport.

Dopo una parentesi nella federazione delle celebrità di Hulk Hogan della quale non parlerò perché non voglio farmi così male, la carriera da wrestler di Rodzilla si conclude.
Un percorso fatto di alti e bassi, che ben si addice a uno come Rodman, uno che non era un wrestler sul ring ma lo era fuori dal quadrato. Già perché Dennis Rodman aveva, e ha ancora, quella che nel wrestling viene definita come larger than life personality, una personalità
incredibile, un personaggio incredibile, come Hulk Hogan, Randy Savage, o DDP, anche se il buon Rodzilla, date le sue spese pazze e lo stile di vita, è sempre stato più vicino a un altro wrestler, uno che non ha mai affrontato. Il nature boy Ric Flair.

Quello che ci rimane di questa storia sono gli incontri di coppia con Hulk Hogan, mentre quello che rimane a Rodman… sono i 3.6 milioni di dollari, dico 3.6 MILIONI DI DOLLARI, che la WCW gli diede nel triennio 96-99.Non male no?

Dioniso, la band dal mood psichedelico – intervista

I Dioniso sono una band siciliana formatasi nel 2018 ed è costituita da quattro elementi. Francesco Campo (chitarrista 15/11/1993) ne è considerato il fondatore, fu lui a contattare Andrea Sciacca (batterista-percussionista laureato al conservatorio 08/12/1995). Insieme cercarono il front-man che trovarono presto in Filippo Ferro (cantante 29/05/2000). Infine fu aggiunto l’ultimo elemento versatile Filippo Novello (bassista-tastierista 11/09/2002).

I componenti dei Dioniso sono molto coesi, come ci ha spiegato Andrea Sciacca e insieme cercano di creare uno stile musicale molto personale. Il loro intento? Far ballare e coinvolgere il pubblico con un mood psichedelico.

Dioniso, la giovane band dal mood psichedelico

Dammi una ragione” è il loro secondo singolo estratto dall’album pop rock italiano in prossima uscita. Il brano è estivo ma malinconico, leggero ma nostalgico: insomma, rappresenta l’oscillazione tra momenti di profonda riflessione e voglia di far festa.

Contraddittorio è anche l’accostamento tra un testo non proprio allegro e un arrangiamento piuttosto euforico. L’effetto è assimilabile alla sensazione che si prova quando si ricordano momenti felici ormai passati.

Siamo di certo curiosi di ascoltare i prossimi lavori della band Dioniso.

Noi di Indielife abbiamo chiacchierato con Andrea Sciacca per sapere di più sulla giovane band siciliana.

Guarda il video dell’intervista!

Intervista ai Dioniso

Segui i Dioniso su Instagram!

Fonte: Red&Blue Music Relations

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Banzai (Lato Blu), Frah Quintale è tornato

Frah Quintale è tornato, per giunta con un disco doppio di nome “Banzai” per placare la nostra astinenza. Tre anni dopo “Regardez moi”, ci regala la prima parte di questo album prodotto da Undumento in una settimana di inizio estate: Lato Blu.

Banzai (Lato Blu) – Frah Quintale è tornato

Scrive Frah sul suo profilo Instagram:

“Ho scritto di tutto in questi due quasi tre anni. Cartelle gonfie di canzoni, provini, idee che stanno aspettando il momento giusto per prendere vita. Mi sono preso del tempo per me, per potervi raccontare le cose come quando si torna da un posto lontano. Con @undamento abbiamo deciso di dividere tutta questa musica in due parti e di farvi scoprire un lato alla volta. Il mio secondo album si chiama BANZAI e la prima parte (il lato blu) esce il 26 giugno. ?”

Banzai cover

Il disco è stato annunciato dal singolo “Contento“, un brano con una melodia idilliaca che racconta come Frah sia riusciuto a guarire dalle ferite e ad essere finalmente sereno.

Amarena, l’hit dell’estate

L’hit estiva è Amarena, quella canzone che arriva subito ai nostri cuori anche per il suo testo divertente. Sicuramente canteremo in spiaggia “Te ne vai al mareeeee”.

Ecco il videoclip “mostruoso” di Amarena.

Il singolo “Buio di giorno” traccia la via r&b e soul dell’album con un falsetto molto anni ’90. A seguirla ci sono anche i brani “Chanel” e “Allucinazioni“(con il collettivo milanese Irbis 37), pezzi con testi stralunati sono accompagnati dai vocalizzi soul che si fondono e confondono con la musica elettronica.

Ma ripartiamo dall’inizio, da “Intro (Fogli colorati)”, un’ ouverture sognante che ci racconta di come dal buio di giorno sia ritornato il sereno nella vita di Frah Quintale: “è successo davvero“.

Rirtmo e voglia di sfogarsi in Lambada, in cui Francesco Servidei canta un liberatorio “Faccio Schifo”, che prosegue in chiave amorosa in “Due ali” .Le cose sbagliate” è una lista, un walltext di scuse e di spiegazioni cantate tutte ad un fiato. “Faccia della notte” conclude questa prima parte di Banzai, è un’altra allucinazione uditiva che racconta qualla tipica atmosfera da post serata, una ninna nanna per la gente della notte.

Curiosità: la parola “banzai” è un termine giapponese e di buon auspicio, ma anche un grido di battaglia e un invito a lanciarsi verso l’ignoto. Proprio quello che ha fatto Frah per arrivare a questo album. In passato l’artista bresciano lo usava come alias dei suoi graffiti.

Il lato blu di “Banzai” è un tuffo a capofitto degli anni ’90, tra soul e elettronica ho apprezzato la voglia di ripartire di Frah Quintale messa in musica e parole, che è anche la voglia di ricominciare un po’ di tutti noi, che siamo stati rinchiusi nelle nostre stanze in un passato non troppo lontano.

“Piazza Leandra”, il nuovo singolo di GianCarlo-Male Comune

Si intitola “Piazza Leandra” ed è il nuovo singolo di GianCarlo-Male Comune feat Sadhy.

GianCarlo-MaleComune è di Civitavecchia, studia lettere a Roma e nel tempo libero si dedica alla musica.

“Piazza Leandra è una piazza storica di Civitavecchia dove l’inverno ci passiamo la maggior parte del tempo. Così io so partito dalla frase sei bella come piazza Leandra e poi ci ho continuato a scrivere così di getto. Finita la parte mia ho registrato una demo e l’ho inviata a Sadhy, che è l’altro pischello della traccia che ci ha scritto la seconda strofa. Volevamo appunto fa un mezzo parallelo tra Civitavecchia che ce piace a tal punto da sembra Roma”.

Piazza Leandra, GianCarlo-MaleComune

Puoi ascoltare “Piazza Leandra”, il nuovo singolo di GianCarlo-Male Comune feat. Sadhy, direttamente da qui:

Testo:

Questa vita mi stanca
mhhh
La tipa che m’accanna
sei bella come piazza Leandra
fregna questa che balla
magari ci casca
ma manco mi guarda
il padre è una guardia
mhhh
fumo mentre aspetto il treno
a te manco t’aspetto più
e adesso mi fa un certo effetto
vedere San Pietro
e a te non vederti più
giuro un po’ ci credevo
mo non ci credo più
tanto se c’è il sole o piove il mio umore è nero
mica come mi volevi tu

E ti giuro pipperei per te
se non m’avessi già fatto
morire di infarto
sanpietrini ci separano
in quella piazza
da un angolo all’altro

Barcolliamo nella movida
fra i vicoli di questa vecchia città
che si è abituata alle grida
brindiamo alla vita
fottiamo coi guai
di noi che sarà cosa sarà
sembra che ‘sti muri lo sanno già
come quei gatti di zona
che stanno muti
ma sanno la verità
Nina bruciamo come Notre-Dame
tanto domani a noi ci passerà
fumiamo le nubi e vediamo le star
incappucciati si come gli ultras
le luci della centrale
viste da qua
ci sembrano un luna park
la luna brilla sopra la fontana
lei sembra cinese ma è della Magliana
quelle occhiaie sa indossarle troppo bene
mhhh
mi saluta però il nome
non mi viene
mhhh
penso quanto cazzo è bella
sembra Roma all’alba
vista da SanPietro
ma a piazza Leandra

E ti giuro pipperei per te
se non m’avessi già fatto
morire di infarto
sanpietrini ci separano
in quella piazza
da un angolo all’altro

Dai un’occhiata alla nostra Playlist Spotify dedicata agli artisti emergenti.

“Ryanair” è un viaggio tra jazz e malinconia – Il nuovo singolo di Pagano

Si chiama Mario Pagano, in arte solo Pagano, ed è un cantautore pugliese (quasi) trentenne. “Ryanair”, il nuovo singolo di Pagano, è un vero e proprio viaggio tra jazz e malinconia.

Pagano è una persona ed un artista davvero poliedrico. Di giorno ricercatore universitario in diritto dell’ambiente a Firenze, di sera musicista fra le mura di casa e qualche bar.

Pagano - Ryanair
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Per me la musica è principalmente ‘consolazione’, un’arte che deve necessariamente esprimere, accogliere e raccontare le bellezze e le difficoltà del vivere. Stare al mondo non è per nulla facile e se qualcuno o qualcosa può aiutarci a farlo in maniera più leggera, tanto meglio.

Pagano mescola nel suo pezzo jazz e blues, lasciandosi ispirare dalla grande tradizione dei cantautori italiani. “Le mie canzoni, estremamente ironiche, tentano di raccontare come globalizzazione, lavoro e tecnologie stiano cambiando le relazioni interpersonali, specie quelle d’amore.

“Ryanair” è un brano da ascoltare live in un bar, seduti in un dehor in una sera d’estate. La musica è leggera e lascia spazio ai sogni. Il testo ci riporta coi piedi per terra e ci fa pensare ai chilometri percorsi per incontrare una persona amata, alla nostra vita divisa fra smartphone e treni.

Ascolta “Ryanair”, il nuovo singolo di Pagano:

Testo:

Siamo fortunati ad esser nati
Siamo fortunati ad esser nati in questa realtà
E voli low cost, cellulari smartphone 
E tutto quello che ho, io lo spendo per te
Per venirti a trovare
Per stare un po’ insieme
Per poter sostenere
Milano ed Atene, o qualche altra città (o qualche altra città) 

È che ad esser leggeri, poi si resta distanti
E non si è manco contenti, del lavoro che c’è
Perché ad esser sinceri, ti ho trovata a due passi
E in questi mondi complessi, voglio semplicità

Ma questa sera, ho apparecchiato anche per te
Se passi a cena ho preparato una vita con te
Ma non intera, lunga o corta la prendo com’è
Ma se si avvera, sogno poi mi sveglio e manchi e non m’illudo più

Mi aspetti agli arrivi
Con un cartello
E sopra ci scrivi 
“L’amore è un bordello” e questo è quanto ne so

E piglia sto treno, fai il check-in all’aereo
Voglio un cielo sereno ma ho già messo il k-way
Sulla Ryanair

Perché ad esser sinceri anche muoversi costa
E un’altra serie non basta per sentirti con me
E faccio mille pensieri, se ne vale la pena
Non lasciarmi Serena, mi trasferisco da te

Ma questa sera, ho apparecchiato anche per te
Se passi a cena ho preparato una vita con te
Ma non intera, lunga o corta la prendo com’è
Ma se si avvera, sogno poi mi sveglio e manchi e non m’illudo più

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