Sono le undici di sera in una piccola città di provincia. Le strade sono vuote, la maggior parte delle persone si è nascosta in casa e si distrae con la televisione. Dall’orizzonte un uomo solitario cammina dritto nelle strade buie, fa freddo ed apparentemente non ha nessuna meta. Il vento che soffia forte, gli taglia la faccia. Lui cerca di coprirsi come può e continua a camminare. Non ha una fissa dimora, non più ormai. Da circa dieci anni, la strada è la sua casa. Non ha rimpianti e continua a camminare con passo lento. Si trascina a fatica. Ogni tanto torna indietro con la mente, senza mai pentirsi di nulla. La vita è una, con i suoi alti e bassi. Il nostro compito è viverla a pieno e prendersi quello che dà. Quel compito lui l’ha svolto fin troppo bene. È arrivato a sessant’anni camminando sulle alte vette del successo, conoscendo l’ingannevole benessere dei soldi per poi precipitare in anticipo, nelle infuocate lande dell’inferno. I suoi occhi hanno visto tutto e il contrario di tutto. Il bene e il male combattersi ed allearsi in un breve lasso di tempo. Il buono e il cattivo camminare a braccetto, mescolandosi tra la gente comune. Lui ha fatto parte della festa per molti anni, indossando tutte queste maschere per i propri bisogni. Non si è mai pentito di nulla ed ora, in questa gelida notte di metà febbraio, ha un solo ed unico pensiero. Trovare un rifugio per la notte. Il vento fischia intorno al suo viso malamente coperto, penetra nel corpo e gli divora le ossa. La sua nobile cena era costituita da un panino con la mortadella ed un cartone di vino. A pranzo a digiunato, il freddo ha deciso di guastare i suoi piani fin dalla mattina, portando in strada poca gente. Ha camminato per tutto il giorno, chiedendo l’elemosina nei punti centrali della città, ottenendo poco e niente. Ma lui è abituato, conosce bene i giorni di magra come quello. Ci sono state giornate intere dove non ha mangiato nulla. Tira su il colletto del suo cappotto sudicio e continua a camminare. I suoi vestiti logori continuano a coprirlo alla meglio dal freddo pungente di quella notte buia. Le strade di periferia sono sempre le meno illuminate e le più pericolose. Ormai più nulla gli fa paura, è diventato lui una di quelle persone che la gente evita per paura. Fa tutto parte del rovescio della medaglia. C’è stato un tempo in cui lui schifava ed evitata la gente che dormiva sotto i ponti, pulendosi la coscienza ogni tanto lanciandogli qualche moneta. Ora i ponti sono un lusso che raramente può permettersi. Nessuno se lo immagina, ma anche tra i barboni c’è una gerarchia da rispettare. È un mondo parallelo con le sue regole. Per avere un posto coperto da una coperta e da un ponte, devi batterti. Sfidare uno dei barboni che ha il posto da anni e batterlo. Il mondo è un giungla, ma il mondo dei senzatetto è un po’ come l’Africa. Ogni leone ha il suo territorio ed un altro leone per ottenerlo deve battere il suo rivale in battaglia. Spesso le liti degenerano e molte persone si fanno veramente male. È capitato che ci scappasse il morto, ma raramente si arriva a tanto. I morti catturano l’attenzione delle forze dell’ordine e con loro in giro a ficcare il naso, tutto è ancora più complicato. Sono appena dieci anni che sta in strada, un lasso di tempo breve nel loro mondo. Ci sono persone che sono in strada da trenta o più anni, altre che ci sono sempre state, abbandonati da piccoli prima ancora di capire che sono nate. Nell’ambiente lui non è visto di buon occhio, molti non lo considerano uno di loro. Un tempo era ricco e quindi non possono considerarlo un senzatetto autentico come loro. Strano come questo concetto è espresso benissimo anche tra i ricchi.
L’indifferenza veste abiti diversi, ma esprime sempre gli stessi concetti. Un tempo poteva comprarsi la stazione centrale e organizzarci una festa privata, ora ci va per chiedere l’elemosina. La vita è capricciosa e gli piace giocare. Quello che ti dona nell’arco di anni, te lo toglie nel giro di una notte simile a questa. Ti siedi intorno ad un tavolo con quattro amici o così dovrebbero essere. Un paio di partite, molte sigarette ed il bicchiere sempre pieno. Quando ti alzi però non possiedi più nulla. Non hai più neanche una moglie che, trascurata da tanti anni, scappa con il l’insegnante di ballo più giovane di lei. Riesce a toglierti metà del patrimonio che ancora non si sono presi le banche o gli amici del poker. Qualche rara macchina in cerca di sballo gli passa vicino ma le ignora, così come chi guida ignora lui. Perché è un invisibile, uno dei tanti fantasmi che passeggiano per la città. Durante il giorno qualcuno si accorge di lui, gli lascia qualche spiccio e con esso la speranza di mettere qualcosa sotto i denti. Ma quando scende la sera e la luna subentra al sole, la corta memoria delle persone si scorda di lui e di quelli come lui. Non prova rancore per loro, un tempo anche lui di giorno regalava banconote mentre di notte chiudeva a chiave la sua villa perché aveva paura degli invisibili.
Cammina ormai da due ore, senza sapere esattamente dove si trova. La notte rende le strade tutte uguali e i quartieri luoghi misteriosi e sconosciuti. Una grande luce in fondo alla strada attira la sua attenzione, una piccola stazione della metropolitana che non è stata chiusa bene. È una di quelle fermate di periferia, sporche e poco considerate. Ai suoi occhi è una reggia, proprio come lo era la sua casa quando aveva i soldi. Un sorriso nascosto dal colletto del suo cappotto sporco appare improvvisamente. Forse lassù qualcuno lo ama, nonostante tutto. Decide di entrare e di guardarsi intorno in cerca di un posto dove riposarsi. Non potrà dormire a lungo, la prima corsa partirà tra meno di tre ore. Decide di recarsi nei bagni, lì le porte si possono chiudere a chiave e non dovrebbe essere disturbato. Non esiste il servizio pulizia in quella stazione. Durante il tragitto, vicino ad un cassonetto dell’immondizia, ha trovato un paio di grossi cartoni. Saranno il suo materasso e la sua coperta. Si sdraia a terra e prende sonno immediatamente. La stanchezza è tanta, come i metri che ha percorso.
Nel sonno, il cuore affaticato decide di andare in pensione. Il vecchio signore diventa a tutti gli effetti un fantasma, mentre il suo corpo viene trovato il giorno dopo da un vigilante che si era recato in bagno.
Clementi Simone
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