Maestro Pellegrini: “La musica? Una sorta di maledizione” – (Intervista pt.2)

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Fragile è il progetto discografico che vede Maestro Pellegrini esordire da solista. Ve ne avevamo parlato qui, nella prima parte dell’intervista. Dal 30 ottobre il disco è disponibile in formato fisico negli stores.

In questo album è forte la componente autobiografica. Inoltre ci sono vare collaborazioni, da Andrea Appino e Giorgio Canali nel brano Cent’anni, a Lodo Guenzi nel brano Semplice.

Di seguito, la nostra intervista (pt.2) a Maestro Pellegrini, che con grande disponibilità ci ha raccontato tanti dettagli del suo progetto.

“Fragile” è un album che ho ascoltato molte volte. Ogni brano mi sembra una diapositiva, cioè la proiezione di immagini su un supporto trasparente. È stato difficile proiettare momenti e impressioni, quindi tratti della propria vita in un progetto così esplicativo e dunque biografico?

C’è un flusso di coscienza. Ogni canzone parte da delle immagini che mi hanno colpito particolarmente, dalle quali poi riemerge una realtà, un ricordo di un’esperienza. Il processo è questo. Per esempio Inattaccabile, il pezzo uscito venerdì 16 ottobre, è dedicato a mia sorella, però ne parlo dal mio punto di vista, creando una dimensione spazio-temporale non proprio coerente con la realtà. Il contesto è immaginario, poiché mescola passato, presente e futuro.

Parliamo della copertina. Un contrasto cromatico. Cosa vuole significare?

L’animale rappresenta il mondo della fantasia, dell’immaginazione ma anche dell’interiorità. La copertina rappresenta il soggetto, l’artista ovvero me stesso (ride, ndr) che scopre stupito questa creatura che sembra essere uscita da sé stesso appunto. L’animale si rivela coloratissimo, in contrasto con la realtà che, come il resto della copertina, è in bianco e nero.

Copertina di “Fragile”

Semplice è un brano che racconta di una categoria da cui personalmente sono molto affascinata: i musicisti. Ma cosa vuol dire sentirsi musicisti a livello emotivo?

è una vita complicata, infatti il titolo è ironico. E prendo coscienza di questa complicatezza. A volte si inizia a fare musica per gioco e poi diventa una passione, poi un’ossessione e a un certo punto c’è la via di non ritorno, nella quale capisci che la tua condizione è definita e non puoi più farne a meno. La vita del musicista è diversa dalle altre: spesso per cercare la creatività o un momento di ispirazione si è disposti a mettere in discussione un serie di cose che solitamente in una vita ordinaria non si mettono in discussione. Si cerca di sublimare la realtà, che spesso non è perfetta come quella che si rappresenta in musica. Sicuramente è una condizione particolare, una sorta di maledizione.

Non una vocazione?

(ride, ndr) Una vocazione in qualche modo sì, di certo un musicista sceglie una priorità nella vita e poi la musica diventa una vocazione.

Ok. Ma perché non mi devo fidare di quelli con le scarpe blu? (semicit. Dal brano Semplice)

Quella strofa l’ho scritta circa dieci anni fa, poi ho lasciato la canzone a metà, come un sacco di cose della mia vita. Poi l’ho ripresa per il disco, perché ho mandato il pezzo a Lodo Guenzi e mi ha detto che era forte secondo lui, incoraggiandomi a finirlo. L’ho finito e ho invitato Lodo a cantarlo. Per quanto riguarda le scarpe blu, all’epoca avevo un amico che diceva di voler diventare un musicista ed era un po’ pazzo. Ho ripreso questa immagine.

“Poi ti alzi la mattina senza voglia di imparare”: Smettere è un brano che parla di un conflitto interiore, rivolto poi alla musica. È possibile convivere con questo dissidio?

Dunque, quella circostanza è riferita al momento in cui ho sospeso lo studio del fagotto, dopo anni passati a studiare tre o quattro ore al giorno. C’è stata una rottura, avvenuta parallelamente a quando ho deciso di fare il mio disco. Poi ha prevalso il bisogno di esprimermi attraverso le canzoni, piuttosto che nella pratica dello strumento. In quel momento era difficile conciliare entrambe le cose. Ed è nata questa canzone he in qualche modo dedico alla mia relazione con questo strumento. Oltre alla crisi accademica, c’erano altre cose che racconto nella canzone. Ovviamente non ho smesso di suonare lo strumento e infatti Smettere finisce con una coda strumentale di fagotto.

Quindi è una sorta di odi et amo?

Diciamo che poi la morale della canzone è “smettere di vivere solo per me”. Mi sono reso conto di quanto chi ambisce ad una carriera nella musica classica, spesso si alieni dal resto della realtà. A volte si vive solo per lo strumento. Io non ho fatto questa scelta.

Ma sbaglio o c’è una traccia con un altro ospite…?

È un brano che non è stato ancora pubblicato. C’è un ospite, che ovviamente è anche protagonista della canzone. A me piace condividere con gli artisti al quale sono legato.

Grazie!

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