di Benedetta Fedel
ESSEHO, ispirato dalla famosissima canzone dei Beatles, ci regala un altro singolo in cui ci parla della sua personale Michelle.
ESSEHO, identikit
Classe 1997, Matteo Montalesi a soli 24 anni è di tutto e di più: autore, polistrumentista e produttore – tra le altre cose, anche della super emozionante Pillole di Ariete – nella sua amata Roma.
Per essere più precisi, nella sua amata Roma sud. ESSEHO si definisce “orgogliosamente di Roma sud“, che è il luogo in cui vive, esce e inizia a studiare musica da piccolissimo alla Scuola Popolare di Musica di Testaccio.
E da qui la musica, in tutte le sue forme, non lo abbandonerà più.
Inizia a lavorare per l’etichetta Bomba Dischi come produttore per Arianna Del Ghiaccio, in arte Ariete, durante il lockdown, “prova” che supera con la lode, dato che ora è entrato a far parte degli artisti.
Bambi e Costellazioni
Bambi è il primo singolo di ESSEHO, uscito nell’ottobre 2020. Il titolo deriva da nomignolo affettuoso (“come dire tesoro o cucciola” afferma il cantautore) e non potrebbe essere più leggera di com’è.
Nato in collaborazione con i produttori Amanda Lean e Not For Climbing – che abbiamo visto di recente nell’ultimo disco di Venerus – viene prodotta anche da Niccolò Contessa e Sine. “La canzone parla della fine di una relazione e l’inizio di un’altra” ci dice il cantante romano. Vuole essere un pezzo brioso, leggero, nonostante la storia di coppia.
Questo lo si nota bene non solo dalla linea melodica, ma anche dal video: una ragazza – Giulia Alfeo – che va in skateboard per le strade di Lisbona.
“La canzone scatta una fotografia di una giornata tipo, raccontando ciò che accade mentre accade. Immagine dopo immagine racconto ciò che vivo”.
Sullo stesso stile di Bambi, ma questa volta prodotta da ESSEHO stesso, esce Costellazioni nel gennaio 2021.
Il pezzo si presenta più come un personale flusso di pensieri, una serie di scenette che ci troviamo davanti agli occhi legati ad una lei per cui si prova tanto ma di cui forse non ci si fida ancora del tutto, anche se lui se la ritrova già addosso e punge come le briciole nel letto.
E tra tutte le cose che vanno male, la pioggia, lo schermo rotto, basta vederla lì, che canta sotto la doccia come una Barbie e lo trasporta in un altro universo. Giochiamo a sasso, carta e morsi.

Considerazioni a riguardo
Già i primi singoli ci dicono molto dell’artista romano, che sembra avere molto chiara la linea da prendere musicalmente, direzione, se ci pensiamo, abbastanza originale: un mix di chitarra acustica più “classica” – onnipresente, tratto quasi distintivo, direi – mischiata ad un beat moderno.
Dal punto di vista testuale, non è un caso che si parli della vita dei tutti i giorni, ed è ESSEHO stesso che dice che vuole mostrarci quelli che chiama dei “quadretti intimi“.
Il suo profondo legame con la musica è molto visibile se lo si guarda suonare live, cosa in cui, nonostante la giovane età, non è di certo alle prime armi, dato che ha sempre suonato il più possibile in giro per Roma.
L’emozione che trasmette è molto rara, ed è capace di farla arrivare come uno schiaffo dritto in faccia, anche se siamo divisi da uno schermo.
Per questo ESSEHO non ce lo immagineremmo da nessun’altra parte se non dove sta: davanti ad un microfono acceso con una chitarra tra le mani.
Michelle – ESSEHO
Michelle, ma belle
Zucchero filato
Non mordere
Ma quanto mi va
Questo ritornello ci si incastra nella testa anche contro la nostra volontà. ESSEHO, un po’ alla Polaroid di Carl Brave x Franco 126, si riconferma e forse diventa ancora più consapevole della sua capacità di “pittore” più che di cantante, nella creazione (quasi visiva) di queste scenette, quadretti, molto intimi.
E quindi, sull’inconfondibile chitarra acustica, canta alla sua Michelle che sono passati sei mesi, anche se sembra ieri.
E ce lo vediamo quasi davanti mentre si pizzica i piedi con i suoi orecchini lasciati per terra, strapparle le calze a rete nelle notti di passione e brindare Passito in bicchieri di plastica.
È il consolidamento di una relazione che è iniziata da poco, e ci ritroviamo a pensare con un sorriso – e forse anche un briciolo di malinconia – a un momento che tutti abbiamo vissuto e che ESSEHO sa descriverci e trasmetterci bene, dando alle parole scelte una grande potenza visiva.
ESSEHO rimane coerente con la presa di posizione che avevamo visto in Bambi prima e in Costellazioni poi, restando legato, sia musicalmente che testualmente, a un genere (o forse è meglio dire una modalità) ben preciso.
L’omogeneità è qualcosa che apprezziamo molto di questo artista, perché sa non essere mai, comunque, scontato.