I Voina e lo scontro come “elemento necessario”

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In occasione dell’uscita del loro nuovo ep, intitolato YOGA, Pt. 1, abbiamo avuto l’opportunità di scambiare quattro chiacchiere con i Voina.

Chi sono i Voina?

I Voina sono una band abruzzese nata ormai diversi anni fa, intorno al 2005, per volontà del cantante Ivo Bucci e del produttore Domenico Candeloro. Nel corso degli anni i Voina hanno visto il loro progetto evolversi, la band ha conosciuto componenti diversi, ma una cosa ad oggi è certamente innegabile: quello dei Voina è un messaggio coerente e preciso, di denuncia contro le strutture sociali di cui siamo inevitabilmente vittime.

L’intervista

Ciao ragazzi! Innanzitutto grazie per aver scelto di rispondere alle nostre domande! Partiamo subito con un “come va”? Come state vivendo questa ripartenza del settore musicale?

Ciao!! Dalle nostre parti si usa dire: “se deve andare peggio meglio che vada così”, che mi sembra un modo figo per dissimulare una domanda incastrante come il “come va?”. Tendenzialmente bene, le nostre vite proseguono al ritmo che ci è più consono, quello dei bradipi in inverno. Fortunatamente il ritorno della musica in formato analogico e non solo digitale porta un bel po’ di brio alle nostre normalissime vite. L’idea di tornare a suonare è parecchio eccitante ma anche terrificante al tempo stesso. Dobbiamo uscire dalla nostra comfort zone fatta di lavoro, famiglie, amici, calcetto e sbronze al bar. Due anni da questo punto di vista sono molti, ancora di più su di noi che nel frattempo siamo andati avanti con le nostre vite da pseudo-adulti. Sarà divertente vedere come andrà.

La vostra nuova uscita, l’ep YOGA, Pt.1, di cui ci avevate fatto pregustare già due singoli (Stranger Things e Adderall), è un progetto che “si divide in due atti”. Vi va di dirci qualcosa di più su questo lavoro?

La scelta di dividere il nostro nuovo lavoro discografico in due parti nasce da diversi fattori concomitanti. Uno su tutti il fatto che avevamo diversi brani che non erano ancora chiusi definitivamente ma avevamo la necessità di tirare fuori qualcosa visto che eravamo fermi da Ipergigante, che era uscito poco prima della maledetta pandemia. Quindi abbiamo deciso di dividere il nostro nuovo lavoro in due ep, anche per far fronte a questo modo rapido e spietato di consumare la musica che contraddistingue questi anni. Purtroppo i dischi come concept sono diventati obsoleti e difficilmente un ascoltatore ha modo di concedere a qualsivoglia album il tempo di cui ha davvero bisogno per essere apprezzato. Ci si ritrova spesso a dare un’ascoltata sommaria ad un nuovo disco scegliendo in modo sbrigativo due brani da inserire nella nostra playlist che usiamo per fare la spesa. E lo dico da ascoltare compulsivo che soffre di questa malattia. Abbiamo quindi pensato che dividendolo in due ep avremmo dato più importanza ad ogni canzone, “obbligando” i fans a dare più tempo alle canzoni. Magari è una strategia del cazzo ma siamo una di quelle band che può tranquillamente fottersene di aver scelto l’ennesima strategia sbagliata.

Come ho avuto modo di sottolineare anche nella presentazione, il vostro continua ad essere un atteggiamento critico quanto scoraggiato di fronte a dei meccanismi sociali avversi. Vi va di parlarci di questa “ideologia” dei Voina?

Come band e come fruitori di musica veniamo da una tradizione in cui le band mostravano quelle che erano le contraddizioni che la società poneva in essere, band che erano contro qualcosa sempre, a volte anche contro sé stesse. Di conseguenza questo atteggiamento ci ha sempre in qualche mondo infettato. Non credo che si possa parlare di ideologia, una parola che rimanda sempre a qualcosa di fermo, di inamovibile. Possiamo dire che manteniamo vivo il concetto che una band debba avere qualcosa da dire altrimenti è meglio che stia zitta. Questo non significa che bisogna per forza parlare di argomenti seri ma credo che sia importante cercare di esprimere una visione autentica che grazie alla sua parzialità si apre alla condivisione e allo scontro con il punto di vista degli altri. Lo scontro credo sia un elemento necessario, almeno nella nostra estetica.

Oltre al secondo atto di YOGA, quali altri progetti avete in programma? Vi rivedremo presto sui palchi?

Quando si parla di futuro riguardo al progetto Voina ho sempre una risposta pronta. Ogni passo dei Voina ha dentro di sé la possibilità di essere l’ultimo. È una caratteristica che ci portiamo dentro da molti anni. I Voina sono una band formata da persone che non vivono grazie alla musica ma che fanno musica per vivere un po’ meglio. E questo ci libera dall’ansia di dover rendere vendibile ad ogni costo un prodotto che è una parte intima di noi stessi. Ogni cosa che ci riguarda non punta mai ad un futuro remoto ma ad un futuro prossimo perché ci teniamo stretti la possibilità di chiudere il tendone quando non ci sentiremo più a nostro agio nel circo. Cosa che adesso non ci tange minimamente. L’obiettivo più stringente è quello di tornare a suonare e di spaccarsi dopo ogni concerto. Nel frattempo chiudiamo i lavori per YOGA part 2 che uscirà probabilmente dopo l’estate.

Ringraziamo calorosamente i Voina per averci fatto conoscere meglio il loro “circo” e, nella speranza che il tendone continui a restare aperto, attendiamo con impazienza di sentire l’evoluzione del progetto YOGA! Vi salutiamo augurandovi un’estate ricca di palchi e di musica.

https://www.instagram.com/voina_of/

https://www.facebook.com/voinaband

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