Quel gran genietto del mio amico Frambo

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Dai, lo sanno tutti ormai che io di Frambo sono un grande fan, e lo sono più o meno da prima che lui pubblicasse le prime canzoni: ho la fortuna, nella vita, una delle poche (se non uniche), di avere un orecchio sintonizzato a mò di radar negli studi di varie etichette indipendenti, come un antenna specializzata in “talent scouting”.

No, non ho mai scoperto nessuno (a parte, forse, il mio cuginetto che ho instradato sulla via della chitarra: oggi gioca a basket tutto il giorno e della musica non ne vuole più sapere nulla), ma posso dire di essere stato più volte presente nei momenti di scoperta di tanti talenti della nuova scena emergente. Che lusso, eh?

Chi è Frambo?

Frambo, certamente, rientra tra questi: non era nemmeno maggiorenne quando ascoltai per la prima volta le sue produzioni, combattendo contro quel duplice sentimento di ammirazione e invidia che solo il talento primigenio e scalpitante sa destare: come cavolo fa ad essere così sbarbatello e così forte allo stesso tempo? In che modo Dio (se c’è) ha distribuito talenti, meriti e (nel mio caso) capelli? Come fanno queste nuove generazioni a “mangiarci in testa” con tanto anticipo?

Non ho ancora risolto i miei dubbi esistenziali in merito alla questione della sperequazioni di talenti/difetti che la sorte ha deciso di farmi cadere addosso privilegiando evidentemente i rampolli della Gen Z, ma questo non mi ha trattenuto dal seguire con attenzione il processo di crescita di Frambo, che intanto è diventato maggiorenne, ha tirato fuori un primo EP (Routine, che avevo già avuto modo di raccontarci) e ora arriva al secondo appuntamento con la sua discografia pubblicando Touché:

un secondo capitolo di cinque brani (dei quali tre inediti) che conferma quanto di buono ho cercato confusamente di dire sul ragazzo: una manita di canzoni che farebbero impazzire anche mia nonna, figurati il pubblico coetaneo che – a mio parere – di musica come quella di Frambo ne ha bisogno eccome. 

La triade inedita di Frambo colpisce

per foga, forza di scrittura e produzione: non c’è un colpo sbagliato nella filippica cinica e ironica di Karma, apripista di un ascolto che rotola bene se non benissimo, attraverso disegni melodici giusti che arricchiscono di valore il già riuscito testo di Frambo; Vaniglia riscopre quel mood un po’ a la Post-Nebbia che sposta il baricentro evidentemente verso i Settanta/Ottanta, lasciando trasparire in controluce (sensazione, questa, che aleggia su tutto l’EP) la fine di un amore travagliato quanto potente. Terrazzo, infine, chiosa in posizione mediana sulla cinquina totale il significato di un EP che si completa, nel suo giro di danze, con gli exploit riusciti e già editi di Non mi spingere e Perdonami, hit che hanno saputo già conquistare fan. 

Fate come me, fatevi toccare da Frambo

Ne vale la pena. Al termine del primo ascolto del disco, non potrete far altro che ringraziarmi, ringraziarvi e ringraziarlo, sussurrando un commosso quanto deciso: Touché, Frambo.

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