The Unforgettable Fire: gli U2 e i disegni dei sopravvissuti di Hiroshima

The Unforgettable Fire: un fuoco indimenticabile

Nell’agosto del 1984 gli U2 finiscono di registrare un disco dalle sonorità ambient e new wave, molto diverso da quello che i fan si aspettano. Eppure, quello stesso autunno li farà volare in testa alle classifiche. Il titolo scelto per l’album sarà The Unforgettable Fire. Il “fuoco indimenticabile” a cui si riferisce è quello del bombardamento atomico che divorò Hiroshima e Nagasaki tra il 6 e il 9 agosto del 1945, quasi quarant’anni prima.

A dare l’inspirazione agli U2 per il titolo dell’album fu l’arrivo di una singolare mostra artistica in onore delle vittime del disastro atomico.

Oggi, alla 75esima ricorrenza della settimana più drammatica della storia, parliamo dei protagonisti nascosti di The Unforgettable Fire: i disegni dei superstiti di Hiroshima e Nagasaki.

I disegni di Hiroshima e Nagasaki

Non è chiaro inche circostanze gli U2 assistettero alla mostra, ma il Museo della Pace di Chicago ospitò la sua prima tappa.
Nella sala erano esposti reperti del bombardamento e svariate fotografie, ma ciò che catturò l’attenzione del pubblico fu una collezione di disegni molto particolari provenienti dal memoriale di Hiroshima: i sopravvissuti avevano illustrato i loro ricordi di quelle giornate con matite e acquerelli. Il risultato erano scioccanti visioni infernali.

Questi disegni erano una novità tanto per l’occidente quanto per il Giappone. Basti pensare che Il primo disegno fece la sua comparsa quasi per caso nel ’74, realizzato da un anziano reduce di Hiroshima. Affascinate dal reperto, le emittenti nazionali giapponesi lanciarono un appello a cui risposero centinaia di cittadini coi loro disegni. Negli Stati Uniti ne presentarono solo un piccolo campionario, mentre in realtà nella sala che li ospitava al Memoriale di Hiroshima erano tanti da occupare spazio dal pavimento al soffitto.
Alcune poco più che scarabocchi e altre decisamente elaborate, queste testimonianze artistiche ravvivarono nel mondo un orrore vecchio di vent’anni.

Il pacifismo, un ideale caro agli U2

La presa di posizione degli U2 contro la guerra è una questione nota: l’attivismo del leader Bono Vox non è mai stato un segreto. Anzi, diremmo che la sua sagoma che sventola una bandiera bianca dall’alto del palco sulle note di Sunday Bloody Sunday è la perfetta rappresentazione del sentimento anti-violenza che animava l’occidente negli anni ’80, lo stesso che permise la ricezione di questa mostra.

Oggi The Unforgettable Fire è ricordato come l’album di transizione stilistica degli U2. Oltre a contenere uno dei loro maggiori successi di tutti i tempi, ovvero Pride (In the Name of Love), dedicata a Martin Luther King, il disco ospita la title track che rappresenta come un’opera impressionista le visioni dei superstiti della bomba nucleare.

Ice
Your only rivers run cold
These city lights
They shine as silver and gold
Dug from the night
Your eyes as black as coal

Nei Luoghi Sacri di Svevo Susa – Intervista

Luoghi Sacri è il nuovo singolo dell’artista romano Svevo Susa, un brano che “descrive il frastuono del primo incontro: uno scambio di sguardi che getta una luce improvvisa sulle ombre del passato“. Il brano è stato rilasciato lo scorso 23 giugno per Rivoluzione Dischi/Pirames International.

Si tratta di un brano caratterizzato da un sound elettronico e da un testo che è la perfetta fotografia di un preciso istante, quello del primo incontro.

Luoghi Sacri Svevo Susa

Noi abbiamo fatto quattro chiacchiere con Svevo Susa per parlare un po’ del brano e di tante altre cose:

“Luoghi Sacri” è un brano particolare, all’inizio molto cupo ma che man mano si apre raggiungendo il culmine nel ritornello, il tutto circondato da sonorità elettroniche. Ci racconti com’è nato questo pezzo? Quali sono le emozioni principali che ti hanno guidato?

Ero ad un concerto a Portonaccio e nella folla ho visto il volto più bello di Roma, credo, e BOOM! Mi è partita la testa per qualche mese, uno schianto potente. Il ritornello l’avevo già in testa una manciata di minuti dopo…

Ascoltando “Luoghi Sacri” mi è venuta una gran voglia di tornare a ballare nei locali e a saltare ai concerti, senza pensieri né distanze e mascherine. Tu come hai vissuto il periodo di “black out” della musica dal vivo? 

Malissimo, devo dire. Sono un gran fruitore di concerti e serate in generale. Mi sono ridotto a ballare e cantare a casa come quegli adolescenti mannari sociopatici dei film americani: una tragedia. 

“Luoghi Sacri” è l’anteprima di un EP che uscirà il prossimo autunno. Puoi anticiparci qualcosa?

Sarà un concept EP che avrà come filo conduttore la promessa di devozione nei confronti del soggetto amato. Saranno preghiere profane, la mia personale pastorale urbana.

So che sei appassionato di poesia, infatti definisci il tuo genere musicale “Carmina”. C’è un autore che ami particolarmente o che pensi possa aver avuto una certa influenza sui tuoi brani? 

C’è un autore dei nostri giorni poco conosciuto in Italia che non scrive poesie, scrive folgori bianche che ti spaccano le ossa. Si chiama Ocean Vuong ed è un genio assoluto. Lui mi fa impazzire. Ma crescendo il più letto è stato sicuramente Saba. 

Grazie mille!

Abbiamo inserito Luoghi Sacri di Svevo Susa nella nostra playlist dedicata agli artisti emergenti.

IRuna e una vita “Fuori tempo”

IRuna

Irene Montesi, in arte IRuna, me la immagino così, con le sue camicie sgargianti, camminando per strada, magari gustando frutta tropicale e cantando la sua musica. IRuna, una ragazza dalla lunga chioma riccia e dai lineamenti mediterranei, è un’artista introspettiva dalle origini sudamericane. La conosciamo per l’album Bacche di goji, fatto di ritmo e citazioni, riferimenti alle scelte di vita, dalle più banali alle più complicate. L’ultimo singolo di IRuna, uscito il 17 luglio, è Fuori tempo, un titolo che riprende un po’ l’idea di vivere in Slowlife per vivere meglio. Ma chi è davvero IRuna? Continuate a leggere per saperne di più della sua arte e del suo rapporto con la musica di adesso!

“Da dove viene il nome IRuna?”

IRuna era un soprannome che mi veniva data da piccola e mi piaceva il fatto di non usare il mio nome e cognome e con un mio carissimo amico, parlandone, abbiamo scoperto che Runa in lingua quechua vuol dire umano. Questa cosa mi è molto piaciuta e ho deciso di aggiungere una R maiuscola.

“La tua musica è influenzata dalle tuo origini sudamericane?”

Sì, si possono sentire molte influenze sia dal punto di vista melodico che dal punto di vista ritmico un po’ perché mi viene naturale, a volte, scrivere in questo modo e un po’ per ricercare una mescolanza di generi che sono stata abituata ad ascoltare sin da piccola, anche per scelta, insomma mi ci ritrovo molto.

“Quali sono le tue influenze musicali e quali artisti ascolti di più?”

Ascolto tantissime cose diverse tra loro, dalla musica strumentale alla musica indipendente, di altre parti del mondo, musica francese… Se dovessi scegliere una categoria di artisti che ascolto di più direi che ultimamente ho una particolare attenzione verso le cantautrici. Negli ultimi mesi sono usciti due album molto belli di due artiste che ho nel cuore, sono Laura Marling e Lianne La Havas, entrambe inglesi.

“Come nasce il singolo Fuori tempo?
Come hai realizzato quest’idea? Perché è ricorrente l’immagine della Papaya?”

copertina Fuori tempo

Fuori tempo è nata con l’idea di giocare un po’ con questa “moda” della musica latina e della musica reggaeton che c’era in Italia più o meno dall’anno scorso e poi, con il gioco di parole del ballare fuori tempo è venuta fuori una canzone sulla necessità di rallentare, sull’importanza di vivere come si vuole, alla velocità che si vuole. La Papaya fa parte di questo elemento. Inizia la canzone con questo elenco di parole latine che vengono spesso usate nelle canzoni estive. La Papaya è la prima parola che viene nominata nell’intro e su quello ho deciso di fare la copertina e l’inizio del video anche perché è un bellissimo frutto non molto conosciuto, molto rappresentativo, molto tropicale.

“Come nasce il videoclip di Fuori tempo?”

Il video è stato realizzato con Maurizio Montesi, regista e montatore, Matteo Keffer che ne ha curato la fotografia e i fantastici ballerini latino americani Ramos forever. Abbiamo fatto un video molto di strada, un’idea molto semplice in cui si fonde questa passeggiata romana con l’intervento di questi ballerini che danno molta leggerezza.

“Per tornare indietro di qualche mese… Come mai hai scelto il titolo Come tutti per il QuarantenaEP?”

Ho scelto Come tutti come titolo perché stiamo vivendo tutti un momento molto simile, molto inaspettato, molto fuori dal nostro controllo. Ho scelto questo titolo come una sorta di rassicurazione per tutti. Crisi2008 è una canzone che ha avuto molto riscontro all’interno di questo EP acustico che ho registrato a casa da sola, sia a livello strumentale che vocale, ed è una canzone abbastanza lenta nata nei giorni di quarantena.

“Con chi ti piacerebbe collaborare per creare un singolo o un album?”

Un album è quasi già pronto quindi ci saranno tante canzoni a venire nei prossimi mesi. Ho collaborato con il bassista di Giorgio Poi e Pop X che si chiama Matteo Domenichelli, un grandissimo musicista che ha prodotto tutte le canzoni. Abbiamo trovato questo suono insieme ed è stato un lavoro molto lungo e molto divertente! Per creare un singolo mi piacerebbe collaborare con i Selton di cui apprezzo molto l’ironia nello scrivere e la scelta ritmica. Sono dei grandissimi musicisti!
Altrimenti mi piacerebbe cantare qualcosa con Margherita Vicario che è una mia grande amica oltre che, anche lei, una grande cantautrice e mi piacerebbe fare qualcosa con Giorgio Poi che, da quando ho sentito i suoi primi lavori, mi è sembrato un grandissimo artista con molto da dire e un suono molto unico.

Il saluto di IRuna!

Finisce qua questa micro intervista! Vi auguro una bellissima estate e un grande saluto a tutti gli amici di Indielife!

Trovate la video intervista di IRuna sui nostri canali YouTube e Instagram!

“3000remiX”, il nuovo EP di Blindur – Intervista

3000remiX” è il nuovo Ep di Blindur. Contiene 7 versioni inedite, rimasterizzate e remixate del brano “3000X”. Quest’ultimo è estratto dall’album “A”(2019)  secondo lavoro discografico del progetto guidato dal cantautore e produttore Massimo De Vita.

“3000remiX” di ingredienti nuovi

Blindur decide di dare nuova vita ad un brano che rappresenta una svolta per il progetto. Ne hanno preso parte vari DJ e produttori, da Marco Messina dei 99 Posse a Speaker Cenzou, con riletture che vanno dalle sonorità reggae a quelle psichedeliche, tutte confluite in una sperimentazione che ha fatto nascere 7 nuove canzoni da una stessa identica anima.

Noi di Indielife ne abbiamo parlato appunto con Massimo De Vita per curiosare tra gli aneddoti legati a questo progetto.

Ciao! Grazie per la disponibilità.

Iniziamo con una domanda quasi necessaria: com’è nata l’idea di riproporre un brano in sette nuove versioni?

3000X è stata fin da subito, per me, una canzone molto importante; dal punto di vista della scrittura e della composizione ha segnato una vera rottura con quello che era stato blindur fino a quel momento. Parole enigmatiche, un flusso onirico più che narrativo, l’idea di una canzone costruita quasi interamente su un solo accordo, il sentore di afro beat, il rock più dichiarato. Tutti ingredienti nuovi per il nostro mondo. Poteva quindi rimanere solo la terza traccia del nostro secondo disco? Certo che no, ma allo stesso tempo era fuori tempo massimo per essere proposta come singolo e quindi le abbiamo fatto la festa!!!

Com’è andata la fase di (ri)produzione delle nuove versioni?

Molto molto divertente! Ci siamo totalmente affidati ai 7 dj / producer che hanno rimaneggiato il brano. Ci siamo messi a totale disposizione di tutti nel caso in cui servissero interventi suonati (vedi il remix di Whodamanny per esempio), stravolgendo i nostri ruoli, aprendoci a sonorità normalmente lontane da Blindur, ma che abbiamo accolto con piacere ed entusiasmo.

Tutto in definitiva ha preso i contorni di un gioco, di un grande esperimento ed è stata una continua sorpresa.

La frase-incipit “Felicità è il nome del coltello che tortura l’umanità” sembra essere severa e provocatoria. Cosa si vuole esprimere?

Severa non lo so, provocatoria di sicuro! Credo che siamo in un qualche modo invogliati, se non addirittura costretti, a perseguire un modello di felicità basato sulla competizione continua e sul mito del primato. Come non fosse abbastanza, la felicità è quasi un dovere, come se qualsiasi esperienza “negativa” non avesse nulla da insegnare o rivelare (cosa che invece io credo fermamente). Fatta questa premessa penso che la “felicità” e la disperata corsa per raggiungerla, possano facilmente diventare causa di frustrazione, insoddisfazione, infelicità, ecco il paradosso che trasforma la più alta espressione di bene in un coltello.

Sappiamo che Blindur è stato gruppo spalla di numerosi artisti italiani. Ci racconti un aneddoto inedito sulla carriera di Blindur?

Ce ne sarebbero un milione, dall’indescrivibile emozione di essere sul palco con Cristina Donà, a quella volta con i Tre Allegri Ragazzi Morti al Rivolta di Marghera, o con Niccolò Fabi al Carroponte di Milano, fino all’indimenticabile serata con gli Zen Circus all’Alcatraz. Gli aneddoti e le storielle divertenti si sprecano. Giusto per dirne una che non racconto quasi mai, ad un festival bellissimo a Bergamo, “Rock sul serio”, causa pioggia, il duetto in programma con il Pan Del Diavolo, previsto durante il loro set, si trasformò in una jam session dal microfono dello stand dei panini sotto il quale ci eravamo riparati. Una roba che non ci si crede!!!

Per concludere, progetti per il futuro prossimo?

Come sempre Blindur non sa stare fermo! Nuove canzoni sono già più o meno sul fuoco e forse ci aiuteranno a dar forma ad un nuovo disco; ma allo stesso tempo stiamo lavorando a proggetti teatrali, a nuovi e imminenti live, stiamo pensando alla finale del premio Bindi e alla super serata finale allo Sferisterio di Macerata per Musicultura. Insomma non ci annoiamo!

Grazie!

grazie infinite a voi!

Date del Tour Estivo di Blindur

1/08 Bellosguardo (SA) – Rural Dimensions Festival (per info: http://ruraldimensions.it/)

23/08 Marina di Camerota (SA) – Meeting del Mare *opening act per Dimartino e Colapesce *SOLD OUT

28 e 29/08 Macerata – Finale Musicultura 2020 @ Arena Sferisterio (per info: http://musicultura.it/)

04/09 S. Margherita Ligure (GE) – Finale Premio Bindi (per info: http://premiobindi.com/)

06/09 Torino – Off Topic *in duo acustico + Stefanelli open act (per info: offtopictorino.it)

11/09 S. Maria Capua Vetere (CE) – Matuta *in duo acustico

18/09 Salerno – Limen Festival @ Arena del mare (a breve biglietti disponibili su: postoriservato.it)

Fonte: Ufficio Stampa Big Time

Nico Kyni: l’R&B italiano e l’amore per la musica

Intervista a Nico Kyni

Nico Kyni è un giovane artista bolognese. La sua musica è sinonimo di una continua ricerca di sonorità. Tra R&B e trapsoul, propone uno stile innovativo nel panorama italiano.

Il suo nuovo singolo si intitola “Solo te”. È una dedica alla musica e a noi di Indielife è piaciuto sin dal primo ascolto.

Nico Kyini ci racconta del suo progetto

Ciao! Grazie per la disponibilità!

Ciao ragazzi, grazie a voi, è un piacere!

Il sound dei tuoi brani è piuttosto nuovo. Qual è la tua intenzione musicale?

L’intenzione è quella di portare l’R&B in Italia. Si tratta di un sound ancora piuttosto sconosciuto qui, ma che oltreoceano ha sempre avuto un riscontro più che positivo.

Il brano “Solo te” vede la collaborazione di Tormento. Com’è nata l’idea? Com’è andata la fase di produzione?

Il pezzo è nato in modo molto naturale, è una dedica d’amore alla musica. Conclusa la traccia ci siamo guardati tutti e abbiamo pensato che Tormento ci sarebbe stato benissimo. Così l’ho chiamato immediatamente e lui è stato entusiasta del brano sin da subito.

Il tuo nuovo singolo si rivolge alla musica. Cosa vorresti comunicare?

Con il brano voglio comunicare tutto l’amore che provo per la musica e allo stesso tempo voglio lanciare un messaggio ai ragazzi che spesso lasciano sfuggire i propri sogni per paura di rischiare. Come dico nel brano “ho perso soldi e amori, ma non ho mai perso tempo, questo no!”

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Ho già pronti diversi pezzi e già da settembre saremo attivi, il brano di settembre è una vera chicca e non vedo l’ora di farvelo ascoltare.

Grazie!

Grazie a voi ragazzi!

Fonte: ufficio stampa Alice Cherubini

Instagram: https://www.instagram.com/nicokyni/?hl=it

10 anni di The Suburbs, l’album degli Arcade Fire

The Suburbs – Arcade Fire

The Suburbs, il terzo album pubblicato dalla band indie rock Arcade Fire, compie 10 anni! Ho conosciuto questo album durante i miei anni all’università grazie a un collega appassionato. Il primo singolo che ho ascoltato è stato Rococo e già dal primo ascolto mi sono innamorata di questo album e di questa grande band.

video The Suburbs

Il concept album

Sicuramente chi conosce gli Arcade Fire per i primi 2 album, Funeral e Neon Bible, avrà notato differenze di stile con l’album che oggi festeggia 10 anni dalla sua uscita. L’album The Suburbs innanzitutto può essere definito un concept album, un album che racconta, singolo dopo singolo, i quartieri residenziali che si formano e si sviluppano attorno alle città. Questi quartieri, raccontati in molti film, cartoni, serie tv, sono ricchi di personaggi d’ogni tipo, stravaganti sicuramente, che gli stessi Arcade Fire descrivono in questo album.

Il concept sui quartieri, ricchi o poveri, mi ricorda, per esempio, i personaggi dei Simpson così come la cittadina di Stars Hollow di Gilmore Girls. Nel video del singolo omonimo all’album ci sono i ragazzi del quartiere che sognano di andare in città, c’è la vita pacifica di un luogo che ricorda le prime volte, le prime esperienze, la prima macchina, i sogni giovanili che si scontrano con la realtà del presente di chi ha nostalgia del vecchio amico che non rivede più e di quella vita passata in bici con i compagni di viaggio.

band Arcade Fire

Indie rock

Un’altra differenza di questo album riguarda le sonorità, più morbide. Il rock della nostalgia che fa da sfondo a The Suburbs è un indie rock molto piacevole all’ascolto ma sicuramente difficile da buttare giù in un sol boccone per chi apprezza di più l’aspetto strong e cupo della band.

Tutti i grandi sono stati bambini una volta (ma solo pochi di essi se ne ricordano)

Antoine de Saint-Exupéry

Questa frase di Antoine de Saint-Exupéry è il fulcro di questo disco che parla dell’uomo moderno come di un bambino che ha sempre saputo che il re è nudo ma con la testa in mezzo ai sogni ha sempre sognato di diventare importante mentre le porte gli si chiudevano in faccia, una dopo l’altra.

Non mi dilungo nella descrizione, dettaglio per dettaglio, di questo disco, piuttosto vi consiglio di ascoltarlo e canticchiarlo, magari. Vi lascio con questa citazione dal pezzo Suburban war:

Now the cities we live in could be distant stars
And I searched for you in every passing car

Suburban war

Auguri Arcade Fire!

“Weekend” coi Radiolondra – Intervista

“Weekend” è il nuovo brano dei Radiolondra.

“Weekend” è un brano un po’estivo, un po’ malinconico. Di certo non pessimistico.

Ecco cosa ha raccontato la band a noi di Indielife!

Ciao, grazie per la disponibilità!

Ciao, grazie a voi!

Qual è l’origine del nome “Radiolondra”?

Ci è sempre piaciuta l’idea della musica autentica, verace…Hai presente quel film “I love Radio Rock”? Volevamo essere una voce libera da schemi…

In Romagna d’estate noi facevamo la stagione e ci beccavamo solo a sera tardi. Una di queste sera ci siamo visti per cazzeggiare e per trovare un nome a questa roba che stava nascendo. Mentre ci facevamo una birretta sul mare e dopo aver sparato mille nomi a caso, abbiamo pensato a Radio Londra, la radio libera che dava gli annunci durante la seconda guerra mondiale, che teneva alto il morale della popolazione senza rinunciare a raccontare la verità, spesso dura e cruda…abbiamo solo attaccato le due parole!

Il vostro brano “Weekend” è un mix di estate e nostalgia. Cosa volete esprimere?

Noi vogliamo raccontare le cose per come sono, anche se a volte amare. L’amore anche il più intenso e vero ha i suoi momenti difficili che solo se si guarda “più in là” si superano. Il tempo che passa spesso spegne la fiamma e tutto diventa scontato. “Weekend” canta della nostalgia di un amore che supera tutto!

Ci sono artisti che ascoltate a cui vi ispirate in termini di sonorità?

Tutti e tre abbiamo un percorso musicale e gusti trasversali! Punti fissi per tutti sono i cantautori italiani, Battisti su tutti, e i Beatles come aspirazione della vita. Coldplay, Luca Carboni, Dinosaur Jr, Keane, Killers, Vasco, Cesare C., Jova…

Ma abbiamo fatto una playlist su Spotify per cercare di raccontarli! Andate a dare un’ascoltata 😉

Playlist dei Radiolondra

Cosa ci dobbiamo aspettare dai Radiolondra?

Belle canzoni! Alla fine noi desideriamo far sentire a tutti belle canzoni, che dicano la verità, siano sincere, magari facciano ballare (ci stiamo lavorando ;))

Grazie!

Grazie a te per lo spazio e le belle domande!

Fonte: Ufficio Stampa Annalisa Senatore

GiusiPre – Caos contemporaneo

GiusiPre – Caos contemporaneo

La recensione di un nuovo artista arrivato alla nostra redazione tramite la piattaforma GROOVER, i nostri feedback e le nostre impressioni sugli artisti emergenti presi dalla scena indipendente mondiale.
Caos contemporaneo è il singolo d’esordio di Giusi Prejanò, in arte GiusiPre. Accompagnato da un video lo-fi, il pezzo è solo apparentemente superficiale; in realtà siamo di fronte a una piccola perla.

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Opinioni


Non aspettavo che un sì
Volevo stare in città
Vivendo nel caos contemporaneo di questa vita

L’incipit di Caos contemporaneo, il singolo d’esordio di GiusiPre, richiama molto un’illustre allieva di Franco Battiato, e cioè Giuni Russo col suo Crisi metropolitana.
In realtà, la canzone di GiusiPre si apre a toni molto meno drammatici di quelli della Russo, arrivando a un ritornello scanzonato quanto ben armonizzato.
Il primo pensiero di fronte a un prodotto del genere, accantonando i paragoni nazionali, porta a ricordare i Rolling Stones di Undercover of the night ed Emotional Rescue per quanto riguarda la parte di mixaggio e produzione; il ritornello invece rimanda ai Beach Boys dei tempi migliori.

La verità, però, è che Caos contemporaneo viene da Roma, è uscito nel 2020 e proviene da un’artista emergente.
Anche facendo uno sforzo, è difficile muovere critiche a questo brano. Un tormentone estivo? No, perché non passa la voglia di ascoltarlo ed il testo è più complesso di quanto potrebbe sembrare ad un primo ascolto.
GiusiPre si butta sulla scena con un brano d’avanguardia che fa venir voglia di ascoltare i futuri lavori della cantante.

Conclusioni

Caos contemporaneo è un esordio che lascia il segno. Gli ascoltatori di musica underground (al di là dell’etichetta “indie”) non possono lasciarsi sfuggire questo singolo così come non dovrebbero esimersi dal tenere sott’occhio GiusiPre, l’autrice del pezzo.
Tra sonorità dance, armonizzazioni nel ritornello e un eccellente mixaggio, il brano è originale tanto quanto gradevole da ascoltare.
Se non è perfetto, nel proprio genere, poco ci manca.

Il ritorno dei DriveIn dall’America anni ’50

Dopo il successo ottenuto in America negli anni ’50 , chi avrebbe mai immaginato che saremmo tornati a guardarci un film sotto le stelle? Eppure il ritorno dei DriveIn è una delle novità portate dall’epidemia di Covid19. Nonostante le necessarie restrizioni, il pubblico non ha voluto rinunciare al piacere di gustarsi un film fuori casa. In numerose città sono stati infatti riproposti i cinema all’aperto a cui assistere dalla propria auto. Lo scopo è stato anche evitare il possibile collasso economico del mondo cinematografico.

DriveIn: la storia

Ma quando nasce il DriveIn? In realtà il primo esempio non è costituito da un cinema, ma da un ristorante. Nel 1921, a Dallas, in Texas, apriva il Kirby’s Pig Stand. Più conosciuto è sicuramente il bar di Arnold, luogo di ritrovo dei protagonisti della famosa serie televisiva Happy Days. Il fatto di poter stare comodamente seduti nella propria auto per dare ordini costituiva un’importante novità, ripresa da numerosi locali come McDonald’s e Burger King.

E’ grazie alla robusta mamma di Richard Milton Hollingshead tuttavia che il DriveIn si afferma nel mondo cinematografico. Data la grossa stazza della signora, che le impediva di sedersi nelle poltrone del cinema, il figlio decise di appendere un grande lenzuolo in giardino. Anche il vicinato fu invitato ad assistere alla proiezione dai sedili della propria auto. L’idea riscosse un grande successo. Nel 1933 fu brevettata dalla famiglia Hollingshead e si diffuse rapidamente negli Stati Uniti, ottenendo il maggior successo negli anni ’50.

Il fatto che venissero proiettati film di bassa qualità accompagnati da pop corn e bibite gassate rendeva il formato molto più accessibile anche per le famiglie meno abbienti. Inizialmente vennero installati altoparlanti nell’ampio giardino in modo che anche le auto più lontane sentissero l’audio. Successivamente l’avvento della tecnologia fece sì che molti DriveIn venissero abbandonati e sostituiti dalle sale cinematografiche.

Una coppia di fidanzati o un gruppo di amici certamente non poteva resistere alla tentazione di sdraiarsi all’aperto in auto e guardare un film sotto le stelle. Era comunque un ottimo passatempo anche per una famiglia con schiamazzanti bambini al seguito. Nonostante il rapido successo iniziale, questo formato declinò velocemente a causa dell’avvento di tecnologie sempre più avanzate che portarono il pubblico a preferire le moderne sale cinematografiche.

DriveIn: la fine e il ritorno

Ma la fortuna durò circa una generazione: si trattava per lo più di investimenti privati di famiglie che colsero l’occasione di adibire proprietà terriere all’allestimento dei DriveIn. Ma i figli spesso non vollero proseguire l’attività dei genitori. Questi ampi spazi vennero venduti o abbandonati. Il ritorno dei DriveIn sembra segnare l’epoca post Covid in Italia (ma non solo): numerose sono state le iniziative di cinema all’aperto, volte a risollevare un settore che altrimenti sarebbe probabilmente collassato.

Fuori ora “Bellissima noia” di Filo Vals

Bellissima noia – Filo Vals

Dopo il singolo Occasionale, uscito nel 2019, il cantautore romano Filippo Valsecchi, in arte Filo Vals, ha creato una nuova chicca dal titolo Bellissima noia. Nelle rifiniture di questo singolo ci sono le mani di Iacopo Sinigaglia, conosciuto anche per aver prodotto dei singoli di altri artisti noti come Margherita Vicario e Aiello.

Esce oggi Bellissima noia, curato da Papaya Records e Sony Music Italy, un altro tassello dell’album d’esordio di Filo Vals, il cantautore viandante che si è spostato all’estero per scoprire nuove realtà musicali e che adesso torna con la sua musica e con un singolo in italiano. Sicuramente un singolo che parla di vita, di amore per la vita ma anche di quotidianità e di timori umani.

e qui continua la festa, non so con chi ballare
e qui continua la festa, forse mi devo sballare

dal testo di Bellissima noia

copertina singolo Bellissima noia

Riferimenti musicali e non

L’incontro casuale con una ragazza è il punto di partenza, con cui il protagonista del singolo vivrà la bellissima noia. Il titolo ricorda il singolo di Nicolò Carnesi uscito nel 2016 insieme all’album omonimo ma le sonorità e il tema affrontato sono diversi. Il singolo Bellissima noia può essere ricondotto all’idea del pezzo Occasionale, ultima creazione del cantautore Filo Vals, ma con la differenza che in quel caso l’amore è vissuto con nostalgia mentre il singolo Bellissima noia parla di un amore che scoppia, di botto, nel presente.

Ci guardano come pazzi Perchè non sentono i suoni Ci guardano come matti Mentre balliamo coi tuoni

dal testo di Bellissima noia

La sentite, tra le righe, quella citazione che da ragazzini scrivevamo nei diari di scuola senza capirne tanto di filosofia? Io sì, mi ricorda l’aforisma, molto noto, di Friedrich Nietzsche…

quelli che ballavano erano visti come pazzi da quelli non sentivano la musica

aforisma di Friedrich Nietzsche

Rispetto alla citazione di Nietzsche la musica, nel caso di Filo Vals, è la vita che scorre nella vene quando gli occhi di lui incrociano gli occhi di lei in una festa come tante altre, in una serata come tante altre, che all’improvviso muta in emozione.

Conclusioni

La musica è fresca, ricorda l’estate, le spiagge notturne con musica e persone accalcate che ballano senza pensare al domani, che si incontrano nella folla e si riconoscono per qualche strano senso di appartenenza che è la canzone che cantano insieme o la sabbia sotto i piedi. Il testo ha note di profondità anche se affrontate con la spontaneità di una stagione breve, fatta di illusioni e istanti da ricordare.

Ascoltate il nuovo singolo di Filo Vals su Spotify e lasciatevi trasportare dalla Bellissima noia.

Per saperne di più delle nuove uscite musicali non perdetevi la mia intervista al duo Marte!