Svegliaginevra. Dieci minuti d’amore.

di Benedetta Fedel

Se sommiamo la durata di tutti i singoli di svegliaginevra arriviamo a poco più di dieci minuti.
Dieci minuti di puro, profondo, disordinato, doloroso, terribile, bellissimo, amore.

Passato

Ginevra Scognamiglio nasce in Campania e si trasferisce giovanissima a Roma, dove studia musica e prende parte ad una band che canta in lingua inglese. Successivamente il gruppo si scioglie, così Ginevra decide di trasferirsi a Melbourne insieme a uno dei membri del gruppo con il piano – poi mancato – di diventare un duo. Tornata in terra italica e tornata alla lingua madre, prende forma il progetto di svegliaginevra.

Sveglia ginevra! Con il punto esclamativo

La cantante presenta il progetto quasi fosse un monito a se stessa.

svegliaginevra me lo dice mia madre, me lo dicono i miei amici, perché sono distratta la maggior parte delle volte e anche disordinata nei pensieri, nei piani e nella mia stanza. […] svegliaginevra dunque lo spiego così, come un risveglio che avviene attraverso la musica e le parole.

Come viene raccontato su Rockit, Ginevra manda dieci provini, registrati con il cellulare, all’etichetta La Clinica Dischi – la stessa di Cmqmartina, Apice, Frambo – dove nascerà poi la sua identità electro-indie e il suo primo singolo, Senza di me.

svegliaginevra oggi, a love story

Ho conosciuto svegliaginevra nel pieno del lockdown e da quel momento continua a ripresentarsi in momenti che sembriamo condividere per qualche strano scherzo del destino. L’ho ascoltata per la prima volta guardando fuori dalla finestra con un centinaio di pensieri nella testa, sorpresa di quante analogie ci fossero tra ciò che lei mi cantava e quello che stavo provando.
svegliaginevra me lo ha sussurrato quasi fosse mia complice, con il suo timbro posato, leggero, che sembra adagiato sul pop-elettronico.

svegliaginevra

E siccome è di una storia di amore che si parla, vi presentiamo il percorso di questa cantante, in vista di ciò che verrà dopo, esattamente come se lo fosse.

Senza di me

Io non riesco più a guardare neanche un film d’amore che poi mi prende male. E poi dimenticare è una cosa che non ho mai saputo fare soltanto con te.

Come ogni artista indie che si rispetti, questa love story inizia dalla fine.

svegliaginevra, nel suo singolo di esordio, Senza di me, uscito nel gennaio 2020, parla della fase in cui camminiamo per la nostra città, ci guardiamo intorno e ci sembra che ogni cosa ci riporti indietro, perché spesso e volentieri non siamo così bravi a dimenticare.
E finiamo a prendercela coi protagonisti delle commedie romantiche e a detestare le coppie che si baciano alla fermata del tram.

Simone

Se fossimo due stelle, se fossimo magneti, se fossimo teoremi me li studierei.

Simone, secondo singolo della cantante, uscito a due mesi di distanza dal primo, è una storia d’amore che ha un nome proprio.
La fine di qualcosa che avrebbe potuto essere ma che, questa volta, sulle note di un pianoforte, ci racconta sorridendo.
In questo singolo non c’è rabbia, ma la consapevolezza del fatto che a volte, semplicemente, siamo due pianeti che ruotano su orbite diverse e non riescono ad avvicinarsi abbastanza da toccarsi, abbastanza perché ci sia il rischio di farsi male.

L’amore richiede una controintuitiva dose di coraggio e l’accettazione di una totale assenza di sicurezza. Presuppone il nostro completo affidamento a una persona che ha il potere di farci in mille pezzi. E quando la paura di soffrire è troppo grande, a volte, l’unica scelta che abbiamo è ringraziare per quello che è stato e lasciarci le mani.

Questa canzone è così affettuosa da farci sperare che in un altro universo, in un’altra storia, da un’altra parte, il finale sia stato diverso.

Come fanno le onde

Sei tu che hai cominciato a dire che l’amore mi ha cambiato
Farò una bella lista per non dimenticare e poi ti lascio andare, e poi ti lascio andare

Official music video di Come fanno le onde – svegliaginevra

Canzone ritmata che rimbalza in testa e singolo di punta su Spotify con un milione di ascolti, parla di un amore che non sembra finire mai. Perché come le onde, che ripartono in continuazione, o come le stelle, che brillano sempre, non ci si riesce mai a dire addio. E sarà solo il tempo che può spiegare come si fa.

Perché non importa quanto caos, quanti litigi, quante porte sbattute o cose che abbiamo lasciato siamo andati a riprendere a casa l’uno dell’altro… Ci sono cose che, semplicemente, non sanno – o non possono (?) – finire.

Barche

Andare a fondo insieme a te come fossimo due sassi
Per vedere tutto quello che non c’è in fondo a questo male

In featuring con il compagno di etichetta, Apice, e pezzo ben più pop e meno elettronico, Barche esce nell’estate 2020. Ha un testo profondo e metaforico, un richiamo continuo ad elementi estivi, che prendono vita.

Quello che trasmette è un tentativo di non crollare, di non lasciarsi andare a un dolore che sembra inevitabile ma che possiamo far finta di non vedere d’estate, mentre seguiamo le onde, come fossimo due barche. Avremo tutto il tempo di lasciarci andare alla malinconia e ai ricordi, ma ora sento la pelle che sa di sale, guarda che bello il mare.

svegliaginevra e Apice

Punto

Che nell’attesa di capire possiamo anche finire
E nell’attesa di finire potremmo anche morire
Che nell’attesa di capire possiamo anche dormire
Possiamo anche mangiare insieme se ti va

Punto, ultimo singolo uscito il 27 Novembre 2020, riprende il tema di Senza di me.
svegliaginevra mette un punto e va a capo, poi rimette un punto e va a capo, in un loop, rimarcato dalla ripetizione nel ritornello, che sembra non finire mai.

Tra tutti i metri di parole che ci si dice, spesso, “basta” è l’unica che non esce. E quindi, come fossimo in un tema infinito, ci ritroviamo davanti a una lettera maiuscola, sempre la stessa.

Insomma,

È inevitabile che ci si interroghi su quanto tutto questo sia amore. Tuttavia, possiamo davvero pensare che non lo sia? E, se lo fosse, quanto è grande? E se è così grande, quando passa? Passa?
Siamo sprovvisti di risposte tanto quanto svegliaginevra, perché forse l’amore è questo: non avere definizioni, risposte o morali, e lei ce lo canta davvero bene.

Per questo motivo siamo davvero curiosi di sentire il suo prossimo singolo, in uscita venerdì 16 aprile, Due, di cui svegliaginevra ci scrive non basta una notte per contare le colpe, che sono le mie che sono le tue.

Siamo già tutti orecchie!

I 12 artisti indie che devi assolutamente conoscere nel 2021

Che cosa sia l’indie è ormai un concetto dalle mille sfumature. Per molti è diventato it-pop, per altri rimane qualcosa di discograficamente indipendente. Per altri ancora è un’attitudine. E se nel 2020 l’industria musicale ha subito una scossa non indifferente, l’indie non ne è stato esente. Per questo, se ti sei perso qualcosa o non sai dove iniziare per interpretare il fenomeno indie, ecco i 12 artisti indie che devi assolutamente conoscere nel 2021.

P.S. Rispetto ai 10 artisti indie che vi avevamo segnalato qui, ci sono due conferme. Leggi per scoprire quali.

(Si segue un ordine alfabetico).

Colapesce/Dimartino:

il duo di cantautori esordisce insieme ufficialmente nel 2020 con l’album “I mortali”. Si è capito da subito che si trattava di un piccolo cult. Partecipano alla 71° edizione del festival di Sanremo col brano- tormentone “Musica leggerissima” di cui vi avevamo parlato anche qui. Insomma, impossibile non cantarla.

Coma Cose:

il duo mescola attitudine urban e pop cantautorale. Nei loro testi non mancano i giochi di parole. Si lasciano conoscere dal grande pubblico nella 71° edizione del Festival di Sanremo con il brano “Fiamme negli occhi”. Una riconferma.

Fast Animals And Slow Kids:

anche conosciuto come FASK, il gruppo, guidato da Aimone Romizi, è in attività dal 2008. La loro musica è tendenzialmente alternative rock. Il singolo più recente si intitola “Come un animale”.

Franco126:

a metà fra il cantautorato e il rap, Franco 126 sta creando una fanbase molto fedele. È del 2020 il singolo “Blue Jeans” feat. Calcutta. Nel 2021 invece pubblica i singoli “Nessun perché” e “Che senso ha”.

Fulminacci:

la cifra stilistica di Fulminacci è indubbiamente legata alla tradizione cantautorale italiana, ma è allo stesso tempo molto personale. Il suo brano “Santa Marinella”, presentato alla 71° edizione del Festival di Sanremo, ne è un esempio. Il suo secondo album è del 2021 e si intitola “Tante care cose”.

Gazzelle:

Anche Gazzelle è una riconferma. Il suo album del 2021 “OK” fa discutere pubblico e critica, ma in ogni caso è ok. Emblema dell’indie pop italiano.

I 12 artisti indie che devi assolutamente conoscere nel 2021 pt.2

La municipàl:

è uno dei vari e variegati progetti di Carmine Tundo. La municipàl sa come coniugare pop crepuscolare con le sfaccettature dell’anima. Imperativo categorico: ascoltare.

La Rappresentante Di Lista:

anche loro avvezzi ai giochi di parole, al Festival di Sanremo 2021 presentano il brano “Amarsi”, a cui segue l’album “My Mamma”. Energia pura e bei testi.

Madame:

il suo stile è riconoscibile e, nonostante la sua giovane età, si fa notare molto presto sino a giungere a Sanremo 2021 col brano “Voce”. Inoltre pubblica il suo album d’esordio che vede su 16 tracce, 8 collaborazioni.

Maestro Pellegrini:

conosciuto per il suo passato con i Criminal Jokers, o forse visto spesso a fianco degli Zen Circus, Maestro Pellegrini pubblica a fine 2020 un doppio album dal titolo “Fragile”. Ve ne avevamo parlato in una doppia intervista.

Venerus:

artista indiscutibilmente eclettico. Ascoltare “Magica Musica” per credere.

Wrongonyou:

un po’ folk un po’ pop, Wrongonyou è sicuramente da annoverare tra i 12 artisti più influenti del 2021.

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“Anais Nin – nel mare delle menzogne” – Recensione

“Anais Nin – nel mare delle menzogne” è una meravigliosa graphic novel, firmata Lèonie Biscoff e edita L’ippocampo.

Sin dalla copertina si può intuire quanto sia evocativa la suddetta opera: dai colori pastello dell’immagine, all’immagine stessa, in cui la figura della protagonista si riflette tra le onde, tenendo stretto un libro al petto.

È vero, non si giudica un libro dalla copertina, ma in questo caso, il volto di questo libro è estremamente simbolico. Si potrebbe dire che è “solo” il primo passo verso un viaggio intrigante alla scoperta della vita di un’autrice che, aggrappandosi alla scrittura, vive il tumulto dell’essere nata artista. Anais Nin, nata a inizio del XX secolo, negli anni Trenta vive a Parigi. Dopo un’infanzia alquanto complessa e le conseguenti difficoltà incontrate nel percorso verso l’emancipazione, sceglie di coltivare la scrittura di un diario. Si tratta proprio di quel diario che, nel bene e nel male, le cambierà la vita irrimediabilmente.

Tra le varie trame intessute sapientemente e cucite ad arte con le immagini, si insinua chiaramente la relazione di Anais con Henry Miller, con cui collabora per progetti editoriali, ma condivide una intensa passione amorosa.

Anais Nin, in questa graphic novel, viene dipinta con tutte le sue sfumature di personalità, di sensualità e di artista. Il suo “io” frammentato viene descritto senza mai cadere nel banale, anzi, si percepisce autenticità e fermezza, nonostante le vicende della protagonista siano piuttosto impervie da rendere in un racconto. Si va dal rapporto incestuoso col padre, alla difficoltà ad accettare la psicanalisi; dal desiderio assoluto di emancipazione alla sessualità controversa.

Questa graphic novel è scorrevole ma evocativa, sensuale e raffinata.

Assolutamente consigliabile anche per chi non si è mai avvicinato a questo tipo di letture.

A cura di Michela Moramarco

Fonte immagine: Ippocampoedizioni

Leggi anche dell’esordio letterario di Leonrdo Angelucci!

LEEVE: il singolo “Maledetta” come docuclip musicale che percorre l’Italia da Nord a Sud

Produttore musicale, polistrumentista e ingegnere del suono, LEEVE, oltre ad essere autore e produttore di diversi brani di artisti nazionali e internazionali, propone brani electro-pop con sonorità synth-wave e future-wave. Conosciuto, con il nome Livio, anche come il produttore degli storici Huga Flame (uno dei gruppi  HipHop  italiani più amati degli anni fine Novanta/Duemila), si presenta al pubblico con un nuovo video che si spera possa essere anche la conferma di un prossimo disco solista. Il brano “Maledetta”, dell’autore Fernando Di Cristofaro e distribuito da The Orchard/Sony Music per l’etichetta Platinum Label, è stato interamente prodotto, arrangiato e interpretato da LEEVE. Disponibile già da giorni su Spotify e sui migliori store digitali, esce oggi con la sua versione video curato anche in questo caso da LEEVE per la regia e da Maria Ryma Palmieri per il montaggio e color correction. Racconta l’artista: “Ho voluto dedicare questo progetto a tutte quelle persone che per lavoro sono costrette a lasciare la propria terra d’origine  e che ogni anno si ritrovano sulle autostrade dello Stivale per ritornare a casa ad abbracciare le proprie famiglie”. Con il brano è possibile infatti percorrere l’Italia — da nord a sud — in soli 4 minuti. Si tratta di un “docu-clip” musicale girato dall’artista stesso con la tecnica dell’hyperlapse, da Gallarate fino a Bonifati, per un totale circa 1050 km percorsi. “L’idea — continua Leeve — è nata chiacchierando con chi ascolta la mia musica: molti di loro sono infatti emigranti, e in un periodo storico come quello in cui stiamo vivendo, la distanza dagli affetti sembra ancora più grande e pesante, vista l’impossibilità di compiere lunghi viaggi a causa del Covid”.

Immersi nella natura (ecologista) di Ricky Ferranti

Il 26 marzo è uscito “Non farmi la guerra”, il nuovo singolo di Ricky Ferranti; un brano in cui l’artista veste i panni del nostro pianeta che rimprovera l’uomo, attraverso un’allegoria efficace a potenziare ancor più l’afflato poetico del tutto. Ovviamente, noi di Indielife, non potevamo esimerci dall’approfondire la questione, facendo qualche domanda all’artista stesso:

Ciao Ricky, è un piacere intervistarti. E’ uscito da poco il tuo nuovo singolo “Non farmi la guerra”, come mai hai scelto di trattare una tematica così importante?

Ciao, e grazie per l’intervista. Il tema ecologico è sempre stato molto importante, sono nato in campagna, con galline, mucche, conigli, boschi e campi di frumento. Penso che siamo arrivati ad una svolta nella storia dell’uomo. Ognuno deve fare qualcosa, la sua parte. 

Scommetto che ormai hai fatto tantissime interviste e spesso ti sarai trovato anche le solite domande. C’è qualcosa che avresti voluto dire al tuo pubblico ma che nessuno ti ha mai chiesto?

Un argomento interessante è la cultura musicale nel nostro paese. Un po’ la cultura in generale, ma quella musicale latita molto. Credo molto nel potere della cultura e della conoscenza e anche qui mi piacerebbe che ci fosse più impegno da parte di tutti affinché si possa migliorare 

Invece, qual è la domanda più bella che ti hanno mai fatto?

Quando si tratta di interviste legate al mio lavoro musicale è veramente sempre un piacere rispondere ad ogni domanda. Sono tutte belle, perché riguardano una cosa che adoro fare. 

Quali sono i tuoi obbiettivi? Ti piacerebbe diventare una rockstar?

Il mio obiettivo è continuare a scrivere e migliorare sempre, sia nella scrittura che musicalmente. Mi piace molto il cinema e mi piacerebbe sentire delle mie musiche in qualche colonna sonora. Registrare con orchestre ritmico sinfoniche è un altro obiettivo. Sul discorso Rockstar, sì certo, chi non vorrebbe essere una Rockstar! 

Quali sono i tuoi prossimi progetti?

In parte ho risposto prima, anche se i progetti a breve riguardano il finire l’album che contiene per ora i due singoli usciti.

Donatello Ciullo ” Un posto ci sarà”

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Dopo il successo di ‘Abbracciami i pensieri’, il cantautore Donatello Ciullo è ora fuori con il suo ultimo singolo, dal titolo ‘Un posto ci sarà’.

Brano decisamente fresco ed estivo nel ritornello, lascia però spazio ad un inciso più duro, alternando il testo in italiano con alcune frasi in inglese ed in dialetto napoletano.

Le tematiche sono un naturale smarrimento ma anche e soprattutto tanta positività e voglia di superare le problematiche sociali che, specialmente in questo periodo storico, sono decisamente accentuate.

‘Un’altra estate ancora arriverà

Se vuoi cambiare non voltarti mai

Guarderemo l’alba un’altra volta 

Trasformare gocce di rugiada in diamanti’

Le ‘tarantelle’ citate richiamano le lotte che bisogna fare per sopravvivere in questo tempo.

‘E faccio tarantelle 

Per campare giorno e notte’

Evidente ed immancabile la provocante ironia, tipica della penna del cantautore, che emerge ad esempio in versi quali ‘Ho perso ogni certezza, mi hanno detto che Gaia è piatta’ oppure ‘Ho visto pure Gesù girare un po’ confuso, che mmane dint’a sacca e nu sapeva addò guardà’.

Significativi anche i richiami ed i giochi di parole creati ad hoc, come ‘Mantenendo le distanze da chi ha sempre le certezze e nasconde troppe insidie nella mente’.

La voce roca e profonda di Ciullo, che ha la capacità di scandire e sottolineare il significato di ogni parola, cade a pennello per un brano dal significato profondo, che invita a riflettere.

Sonorità pop, delicate ma di carattere, si avvertono già nell’intro, per svilupparsi negli incisi ed esplodere poi in un ritornello decisamente battente e danzerino.

La copertina, molto suggestiva, riporta alla serenità di un mare notturno, solcato da tanti puntini lucenti, che accarezza con le sue dolci onde la spiaggia illuminata da una scintillante luna, simbolo di speranza; poche nuvole isolate si allontanano dalla scena. L’impronta positiva, voluta nel brano, è ben rappresentate anche da questa immagine.

Donatello Ciullo, con ‘Un posto ci sarà’, ci regala un altro magnifico brano da canticchiare nella prossima estate, pieno di speranza, ottimismo… e voglia di ballare!

Stefania Castino

Uno Scrittore intervista gli Scrittori

Bentornati al mio appuntamento mensile “Uno scrittore intervista gli scrittori”. Oggi nel mio salotto virtuale ospiterò la scrittrice Antonella Salottolo che ci parlerà di lei e della sua scrittura nata nella bellissima città di Napoli.

  1. Presentati, parlaci di te

Per prima cosa voglio ringraziare per l’ospitalità su questo blog e per questa bella intervista.

Cosa posso dire… sono una napoletana che ama la sua città, il mare e la buona tavola e viaggiare. Sono molto curiosa e osservatrice. Adoro scrivere, leggere e fantasticare su ciò che mi circonda.

Al momento i miei bimbi sono quelli che mi danno più spunti e ogni giorno mi fanno vedere le cose da una diversa prospettiva e angolazione.

  1. Quando è nata la tua passione per la scrittura?

Sin da piccina ho sempre avuto molta fantasia e adorato ascoltare storie. Uno dei miei giochi preferiti era inventare nuove favole. Ho cominciato a metterle su carta appena ho imparato a scrivere.

  1. Uno scrittore è prima di tutto un lettore, che genere prediligi?

Leggo con piacere gialli, libri fantasy e di fantascienza, ma anche romanzi.

  1. Parlaci del tuo ultimo lavoro e della tua scrittura

Il fuoco, il vento e l’immaginazione è il mio primo e unico romanzo pubblicato. Comprende molte storie, tutte legate tra loro dall’immaginazione. Vi sono fiabe per adulti e per ragazzi ambientate in diversi luoghi, storie di viaggi per il mondo, vicende nate tra i vagoni del treno, leggende di piatti e luoghi. Il romanzo è davvero un mix di generi che raccontano storie presenti, passate e sospese in un tempo indefinito. Il fuoco il vento e l’immaginazione  racconta un viaggio attraverso fantasie, manoscritti e luoghi. È un vero e proprio puzzle che prende forma pagina dopo pagina.

Un incontro in treno e il ritrovamento casuale di un libro offrono alla protagonista la possibilità di far venire alla luce una storia molto complessa e intrigante.

L’immaginazione, in questo romanzo, sprigiona tutta la sua forza, mostrando ogni sua sfaccettatura. Fa intravedere il suo lato intrigante, svela il suo lato amaro, rivela il suo lato pericoloso e folle e infine palesa il suo lato magico.

  1. Editoria classica o Selfpubblishing?

Casa editrice classica perché essendo alle prime armi non mi sentivo ancora pronta a gestire tutto da sola conoscendo poco il mondo dell’editoria e dei suoi meccanismi.

  1. Scrivici la citazione preferita del tuo scrittore preferito

È una domanda difficile perché non è semplice scegliere un solo autore, però, oggi direi Orwell.

“Forse non si desiderava tanto essere amati, quanto essere capiti”.

“Le masse non si ribellano mai in maniera spontanea, e non si ribellano perché sono oppresse. In realtà, fino a quando non si consente loro di poter fare confronti, non acquisiscono neanche coscienza di essere oppresse”.

7. Scrivici la citazione preferita di una tua opera

“Del resto ho sempre pensato che se non si perde la curiosità la vita riserva sempre grandi sorprese”.

“Ho capito che ciò che conta è la vita stessa e la vita è amore. Il mio augurio per te oggi è questo: ama”.

10 questions to Tiler, “the tiles’ artist” from Genoa

Art tiles to embellish cities

By Chiara Barbagallo

Tiler is the alias with which a mysterious man from Genoa, in Italy, signs works he leaves around cities.
The ones who live in Genoa surely saw one of his works, but they can also be found in other parts of Italy and in France.
They are surreal or pop images applied on tiles and located on the greyest and most deteriorate walls of cities.
Tiler obviously chose his name because he uses tiles, but he is more than a tiler, he is an artist who chose “street as his personal gallery“.

His identity is still unknown and to maintain it untouched, this interview has been made as a digital correspondence.
Here’s the result:

1- Tiler, do you define yourself a street artist o an artist in general?
On social media I define myself in both ways, but they are just words. In my workshop I make my dreams alive, but it’s in the streets that I can have a contact with people.

2- How did you think about applying tiles on cities’ walls? Wouldn’t it be much easier to paint them?
Paint makes mess. In searching my technique, I considered that point too. Moreover, a mural must be done in place with all consequent risks. I prepare my works with calm in my studio and sticking them in the streets is easy, people don’t notice me neither when I do it in the daylight.

3- Do you just use tiles to artistically communicate your thoughts?
Ceramic arrived after many years of study and analysis of art’s world. I was searching a material which could allow me to do my creations in a unique and clean way. But study never ends: my need to express myself pushes me to search and work on all materials I discover; most of the time they are materials which I use in my everyday life, which I immediately notice for their possible utility in artistic field, like tar and foam. Tar is something special, it helps me to create three-dimensional figures giving them a special effect; for now, there’s only one painting made with this technique. Foam is another example of research I made; also in this case there’s only one artwork, a big man 1:1 which I haven’t finished yet.
During my artistic path I also wanted to find a way to create 3D figures not so far from my works. A while ago I created a head for a statue in Nervi’s parks, in Genoa, with a very involving result.
It was a tiles’ cube showing a monkey’s snout and it was put on a classical statue creating a sharp visual contrast unfortunately not appreciated by everyone. Thus, the day after, the cube was removed [edit].

4- How do you technically make your art tiles?
My work can last many hours in studio and it’s divided in three phases: shots, computer, and ceramic.
The most important phase is the preparation of the subject to put on tiles. They aren’t just simple computer compositions, but real photo collages. When people see one of my works, they see a world that is actually made from many shots carefully composed to seem something else. An image can be obtained with even 50 different pictures.
When I finish the project I put all on ceramic exploiting high temperatures and acrylic colours’ ability to attract each other.

5- Why are there many human-animal hybrids in the worlds you create?
What I create is what I dream, an ability I have always had is that of visiting worlds and knowing creatures.
During years I just had to find a way to transport into reality what I was encountering in my imagination. I always searched a way to show what I was seeing that was different from talking or writing.
I also believe that hybrids are my way of making people notice how surrounding nature is hidden in each one of us. We are a part of the planet and the planet is a part of its universe, our body has been other things or other beings and we keep this far memory hidden inside us.

6- In many of your artworks those beings are expressionless, almost apathetic, while in others screaming faces are shown. Why is there this polarized duality?
Imagination can be expressed in many ways and can show different emotions. What people see in my works is different depending on who is watching them. Each one of us has a different life experience, each one in front of an image will feel emotions born from his brain and his memories.
Faces, bodies, landscapes, all is created to make a thought alive. What is a screaming face for someone, is a singing face for other ones; I like to play with the viewers to see how they will describe my work.

7- You often use fluorescent colours or shades associated to poison, like some purple and green tones. With this choice of yours do you want to suggest ‘sick’ ambiences, dreamlike but delirious visions, post-apocalyptic and post-atomic settings…?
That’s true, often the environments inhabited by my characters can seem unhealthy, but they are just different from what we are used to see. For us, trees’ foliage is green, sky is light-blue, and sea is blue; and yet this is just our reality, what we are used to perceive. Are we sure that these colours are the same in each universe?

8- Was the use of most pop colours inspired by Andy Warhol?
He was a real master, unique in reaching people. This inspires me, his will to realize an art which could speak to people. For me he is unique but not the only one; I mean that for being creative it’s necessary to study all art’s world, to know the best techniques, and to understand all great artists, not to copy them, but for being inspired by them and most of all to be sure of haven’t copied someone.

9- How do you choose the wall and the image to attach on it?
Since I started my work in the streets, I always tried to choose walls which, after being used, wouldn’t have made someone angry. I try to avoid good looking walls and those one of private houses.
I never wanted to be hated, so I usually choose degraded areas, I try to improve a situation to stimulate passers-by and make them happy distracting them from life running always the same. Anyway, world is full of amazing walls and people to be inspired by.

10- The mask you use to hide your identity is that of a monkey. Why have you chosen this animal?
I chose the monkey because in the end is what we are: we dress good, we talk, we create, but our instincts still remain those one of our ancestors, and we don’t have to be so surprised when we show this side of us.
The society we created has its own rules, but we must not forget of being born without rules or prohibitions. When instincts take over, they can lead to a growth, while other times they can bring misfortune.

Useful links:  tilerart.com
instagram.com/tilerart/?hl=it

Photo courtesy of the artist

10 domande a Tiler, “il piastrellista” genovese

Piastrelle d’arte per abbellire le città

Di Chiara Barbagallo

Tiler è il nome d’arte con cui un misterioso uomo genovese firma le opere che lascia in giro per le città.
Chi vive nel capoluogo ligure ne avrà sicuramente vista almeno una ma si possono trovare anche in altre parti d’Italia e in Francia. Nello specifico, si tratta di immagini surreali o pop applicate su piastrelle e collocate sui muri più grigi e degradati delle città. In inglese, infatti, il termine tiler significa proprio piastrellista. Tiler, però, è molto più di un posatore di piastrelle, è un artista che ha scelto “la strada come galleria personale“.

La sua identità rimane ignota e, per preservarla, questa intervista è stata svolta come un carteggio digitale.
Ecco il risultato:

1- Tiler, ti definisci Street artist o artista in senso generico?
Sui social mi definisco in entrambi i modi ma sono solo parole. Nel mio laboratorio do vita ai miei sogni ma è in strada che raggiungo il passante.

2- Come ti è venuto in mente di attaccare piastrelle sui muri delle città? Non era più facile dipingerli?
La pittura sporca, nella ricerca del supporto ho valutato anche quell’aspetto. In più un murale va realizzato sul posto con tutti i rischi che ne conseguono. Io preparo i miei lavori con calma in studio e attaccarli per strada è semplice, le persone non mi notano, neanche quando lo faccio in pieno giorno.

3- Usi solo piastrelle per trasmettere artisticamente i tuoi pensieri?
La ceramica è arrivata dopo tanti anni di studio e analisi del mondo dell’arte. Cercavo un supporto che mi permettesse di realizzare ciò che creavo in maniera unica e pulita. Ma lo studio non finisce mai: il mio bisogno di esprimermi mi spinge a ricercare e lavorare su tutti i materiali che scopro; quasi sempre si tratta di materiali che mi ritrovo ad usare nella vita di ogni giorno, che noto subito per la loro possibile utilità in campo artistico, come il catrame e la schiuma. Il catrame è qualcosa di speciale, mi aiuta a creare figure tridimensionali donando loro un effetto particolare; per adesso esiste un solo quadro realizzato con quella tecnica. La schiuma è un altro esempio di studio che ho effettuato; anche in questo caso, esiste una sola creazione, un omone 1:1 che non ho ancora terminato.
Nel mio percorso artistico ho voluto anche trovare un metodo per creare figure tridimensionali pur non allontanandomi troppo dal mio lavoro. Tempo fa avevo creato una testa per una statua presente ai parchi di Nervi (a Genova), con un risultato molto coinvolgente.
Si trattava di un cubo di piastrelle raffigurante il muso di una scimmia ed era stato posto su una statua classicheggiante creando un forte contrasto visivo purtroppo non apprezzato da tutti. Perciò il lavoro è stato rimosso il giorno seguente [N.d.R.]

4- Da un punto di vista pratico, come realizzi le tue opere?
Il mio lavoro può richiedere svariate ore in studio ed è diviso in tre fasi: scatti, computer e infine ceramica.
La parte più importante è quella della preparazione del soggetto da apporre alle piastrelle. Non sono semplici elaborazioni al computer ma veri collage di fotografie. Quando si guarda un mio lavoro si vede un mondo che in realtà è composto da svariati scatti fotografici uniti ad arte per sembrare tutt’altro. Un quadro può derivare anche da 50 fotografie diverse.
Finita la parte progettuale si porta il tutto su ceramica sfruttando le alte temperature e la capacità dei colori acrilici di attirarsi tra loro.

5- Come mai nei mondi che crei sono presenti tanti esseri ibridi uomo-animale?
Ciò che creo è ciò che sogno, una capacità che ho da sempre è quella di visitare mondi e conoscere creature. Negli anni ho dovuto solo trovare un modo per portare nella realtà quello che incontravo nella fantasia. Ho sempre cercato un modo diverso dalla parola o dalla penna per mostrare ciò che vedevo. Credo inoltre che gli ibridi siano il mio modo di far notare alle persone quanto in ognuno di noi si nasconda la natura che ci circonda, siamo parte del pianeta ed esso è parte dell’universo che lo ospita, il nostro corpo è stato altre cose o altri esseri e noi portiamo nascosto dentro questo remoto ricordo.

6- In molte tue opere questi esseri sono inespressivi, quasi apatici, invece in altre sono mostrati volti che urlano. Come mai questa dualità agli antipodi? 
La fantasia può esprimersi in diverse forme e può esprimere diverse emozioni. Quello che si vede nei miei lavori è differente a seconda di chi li sta guardando. Ognuno di noi ha un’esperienza di vita diversa, ognuno di noi davanti ad un’immagine proverà sensazioni dettate dal proprio cervello e dai propri ricordi. Volti, corpi, paesaggi, tutto viene creato per far nascere un pensiero. Quello che per alcuni è un volto che urla, per altri è un volto che canta, mi piace giocare con chi osserva per vedere come descriverà il mio lavoro.

7- Spesso utilizzi colori fluorescenti o associabili al veleno come le tonalità di viola e verde. Con questa tua scelta vuoi alludere ad atmosfere ‘malate’, oniriche in senso allucinatorio, post-apocalittiche, post-atomiche…?
E’ vero, spesso le ambientazioni in cui vivono i miei personaggi possono sembrare malsane, eppure sono solo diverse da ciò che siamo abituati a vedere. Per noi gli alberi hanno chiome verdi, il cielo è azzurro e il mare è blu; eppure questa è solo la nostra realtà, quello che noi siamo abituati a percepire. Siamo sicuri che questi colori siano i medesimi in ogni universo

8- Per la scelta dei colori più pop ti ispiri ad Andy Warhol?
Lui è stato un vero maestro, unico nel suo essere riuscito ad arrivare alle persone. Questo mi ispira, la sua voglia di fare un’arte che parli alla gente. Quando entro ad una sua mostra mi sento rapito da tutto quel colore, dalle sue immagini così semplici eppure così dirette. Lui per me è unico ma non è l’unico, mi perdonerai il gioco di parole ma quello che intendo dire è che per essere un creativo devi studiare tutto il mondo dell’arte, devi conoscere le tecniche migliori e capire tutti i personaggi, non per copiarli ma per ispirarti e soprattutto per essere sicuro di non essere la copia di nessuno.

9- Come scegli il muro e la relativa immagine da apporvi?
Da quando ho iniziato il lavoro per strada ho sempre cercato di scegliere muri che, una volta utilizzati, non creassero rabbia in nessuno. Cerco di evitare i muri tenuti bene e se possibile quelli di abitazioni private. Non ho mai voluto farmi odiare, per questo scelgo principalmente zone degradate, cerco di migliorare una situazione in modo da stimolare il passante e rallegrarlo, distrarlo dalla vita che scorre sempre uguale. Il mondo comunque è pieno di muri meravigliosi e di persone a cui ispirarsi. 

10- La maschera con cui nascondi la tua identità è quella di una scimmia. Come mai hai scelto proprio questo animale?
Ho scelto la scimmia perché in fondo è quello che siamo: ci vestiamo bene, parliamo, creiamo, ma i nostri istinti restano quelli del nostro antenato e non dobbiamo stupirci troppo quando mostriamo questo lato.
La società che abbiamo creato ha le sue regole ma non dobbiamo scordarci di essere nati senza leggi o divieti. Quando gli istinti prendono il sopravvento, possono portare ad una crescita, altre volte però, portano disgrazia. 

Link utili: tilerart.com
instagram.com/tilerart/?hl=it

English version: indielife.it/2021/04/08/10-questions-to-tiler-the-tiles-artist-from-genoa/

Photo courtesy dell’artista

Fuori il video di #CIELOSERENO

E’ appena uscito il VIDEO di #CIELOSERENO! Scorri e guardalo subito!

Da un’idea di Roberta Lilli, CEO dell’etichetta discografica milanese “Dear John Music” nasce #CIELOSERENO, una canzone come speranza e “rinascita” per la musica.

“#CIELOSERENO è un brano che coinvolge tutti gli artisti della nostra etichetta discografica” – racconta Roberta Lilli – “con l’obiettivo di esprimere il concetto di continuità della musica e del valore di questa, in un momento così delicato per la città di Milano, la Regione e tutto il territorio nazionale.

La pandemia dovuta al coronavirus ci ha visti tutti improvvisamente catapultati in una realtà ovattata che non conoscevamo, e abbiamo dovuto reagire in tempi rapidi, ricorrendo e superando allo stesso tempo le molteplici sensazioni, emozioni e i dubbi giornalieri.
Siamo stati costretti ad adottare il famoso slogan “andràtuttobene” come stile di vita: non conoscevamo questo terribile nemico che è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e soprattutto nelle nostre professioni.

Abbiamo avuto paura sì, ma, come non mai, ci siamo aggrappati ancor più forte alla nostra ancora di salvezza: la Musica.
Non è stato facile ma abbiamo affrontato la sfida di dare continuità ai progetti, rispettando ogni tappa che ci eravamo prefissati prima dello scoppio dei contagi e del conseguente lockdown.

Oggi, questo momento non è ancora terminato, ed è forte la volontà di farsi sentire vicini e presenti, di lanciare un messaggio di speranza, di comunicare grazie a quello che sappiamo far meglio.

Perché il settore della musica è stato uno dei più colpiti dalla pandemia, ma noi abbiamo una grande voglia di andare avanti, nonostante le difficoltà, credendo e investendo tutte le nostre forze per raggiungere i nostri obiettivi e poter toccare con un dito il nostro #CIELOSERENO”.

Cielosereno
GLI ARTISTI DI CIELO SERENO SONO:
ANTONELLO FIAMMA, BIANCA, ENOMI e NOLO.
Ufficio Stampa SONYCA