“Canguro”: il nuovo vibrante singolo di Fulminacci

“Canguro” è il titolo del nuovo singolo di Fulminacci, al secolo Filippo Uttinacci, classe 1997.
Il brano esce il 9 settembre 2020 e, già dal primo ascolto, suggerisce una crescita artistica significativa dell’autore.
Sì perché il cantautore romano, seppur abbia una carriera artistica davvero giovane alle spalle, ha già uno stile proprio, originale e riconoscibile che qui pare sferzato da qualcosa di nuovo e per certi versi destabilizzante.
La linea melodica prima di tutto che risulta ritmata, ruvida, sporca e non adagiata sul solito tappeto di arpeggi morbidi e voce calda. La voce, per l’appunto, è più dura, inquieta, ispessita dalle consonanti pronunciate con marcato accento romanesco. Infine la struttura del brano è davvero insolita: lo schema è composto da strofa/pre-ritornello/ritornello/strofa/pre–ritornello/ritornello/ponte/pre-ritornello/ritornello/outro (identico al ponte).
Dunque, se il brano appare già dall’inizio come diverso dalle altre canzoni dell’autore, andando avanti nell’ascolto, risulta diversificato anche al suo interno. Le varie fasi della struttura, infatti, sorprendono continuamente per le loro sonorità insolite, che conducono verso un finale totalmente imprevisto.
Strofa e pre-ritornello vibrano di una certa inquietudine, seppur inseriti all’interno di codici noti e rassicuranti, nei quali si riconosce l’influenza di diversi artisti della scena pop e indie contemporanea. Il ritornello, invece, è più potente, audace, elettronico e con un ipnotico e seduttivo suono a calare che verrà risollevato solo sul finire del brano, attraverso un finale strillato, schitarrato, elettrico ed effettato a puntino.
Tanto rumore, tante sorprese, tante evoluzioni per il giovane (ma molto maturato) Fulminacci che, ancora una volta, dimostra di avere un talento compositivo e artistico davvero furi dal comune, nonostante sia forte e chiara la sua riconoscenza alla tradizione del cantautorato italiano degli anni 70 e 80 che oggi lo colloca perfettamente sulla scena elettro-pop-indie attuale.

Anche il testo ha le sue particolarità rispetto alla poetica tipica dell’autore. Fulminacci si é dimostrato fin da subito un maestro della parola con frasi ad effetto ben combinate tra loro, in un crescendo artistico ed emozionale molto intenso. Qui manca quel linguaggio romantico, esatto e figurato, le metafore, i riferimenti calzanti e i simbolismi, quel tratto così microscopico, perfettamente inserito nei fatti semplici della vita giovanile nella periferia romana eppure così tremendamente universale, per lasciar spazio ad espressioni sboccate e sbottate con rabbia, apparentemente sconnesse.
Il cantato infatti è piuttosto spavaldo sia nel suono che nel contenuto. C’è una certa sfrontatezza che non consente di cogliere immediatamente i contenuti del brano (rabbia? Amore? Paura? Conflitto? Verso chi?) il quale, per questo, può apparire superficiale.
Eppure, dopo diversi ascolti, si comprende quanto la struttura altalenante del pezzo (sia dal punto di vista musicale che del testo) segua esattamente il passo del canguro che, ad ogni salto, procede verso il basso per poi slanciarsi di nuovo in alto.
In sintesi si può affermare che “Canguro” funziona. Conquista al primo ascolto, incuriosisce al secondo, sorprende ai successivi. È un brano coraggioso in cui l’autore rivela dei nuovi aspetti di sé che, forse, come afferma sul finire del brano, sono la sua vera natura.
L’invito dunque è quello di ascoltare e riascoltare il brano e di lasciarsi stupire, ancora una volta, da uno degli autori più giovani eppure tra i più sorprendenti e promettenti del panorama musicale attuale.

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Superwanted, “Foresta” è il loro nuovo singolo

I Superwanted sono una band composta da Massimo Manticò e Giacomo Capraro ed è stata fondata a Vicenza nel 2010.

Il loro nuovo singolo si intitola “Foresta”. Si tratta di un brano che racconta di come a volte rischiare di sbagliare sia la strada verso una giusta occasione.

Mettersi in discussione potrebbe veicolare verso la felicità più autentica, anche se implica il dover attraversare il caos, simboleggiato in questo caso da una foresta. Il singolo dei Superwanted si offre a varie interpretazioni.

Noi di Indielife ne abbiamo parlato con la band.

Ciao, grazie per la disponibilità. Potete spiegarci il significato del nome del vostro progetto, “Superwanted”?

Il nome del nostro progetto non ha un significato in particolare. Quando anni fa stavamo pensando al nome giusto volevamo che fosse qualcosa di unico in modo da essere facilmente trovabile nei social e che suonasse bene.

Il vostro nuovo singolo si intitola “Foresta”. Dunque, cosa rappresenta la foresta per voi?

Il brano parla della voglia e della necessità di mettersi in gioco e quindi dei rischi che possono derivare da ciò. La foresta rappresenta bene questo concetto, richiama qualcosa di misterioso, poco conosciuto, qualcosa che attira ma allo stesso tempo spaventa. Tutto può diventare una foresta.

Come è andata la fase di produzione del brano?

La produzione è andata molto bene. Abbiamo scritto e prodotto internante noi questo brano l’anno scorso nel nostro studio, sperimentando e lasciandoci coinvolgere dal flusso creativo senza farci troppi problemi. È stato tutto molto spontaneo.

Quali sono i vostri progetti futuri?

I nostri progetti futuri prevedono l’uscita di un nuovo singolo a brevissimo. Nel frattempo stiamo ultimando gli altri pezzi che saranno contenuti in un EP o forse in un album. Inoltre stiamo scrivendo e curando la produzione di singoli per altri artisti.  

Grazie!

Grazie per l’intervista!

Instagram: @superwantedband

La “Tropical beach” di ADRIANO

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Adriano Di Mauro è un’artista di origini siciliane, un musicista, un illustratore, insomma un creativo che oggi più di prima fa della musica il suo mestiere! Colgo l’occasione dell’uscita del suo ultimo brano Tropical Beach per saperne di più della sua musica! Ecco per Indielife l’intervista di ADRIANO!

Com’è nato il tuo progetto musicale?

Il mio progetto musicale è nato nel 2017. In quel periodo vivevo a Milano e iniziai ad avvicinarmi alla produzione musicale usando il computer e alcuni software per registrare. Iniziai a comporre le mie prime tracce, che erano totalmente strumentali. Quando tornai quell’estate in Sicilia, a Catania, iniziai a scrivere i miei primi testi in italiano. Poi incontrai i ragazzi de L’Eretico Booking, con cui avviammo il progetto, partendo con il primo singolo, “Vieniconme”.

In quale genere rientra la tua musica?

La mia musica rientra sicuramente nell’indie italiano, perché si avvicina molto a quelle sonorità, anche se mi sento influenzato da tantissime altre cose e mi piace molto cercare di inserire nella mia musica generi che in qualche modo non si identificano troppo in un solo modo di vedere la musica. Mi piace l’idea di poter non rendersi conto, certe volte, a quale genere appartiene un brano.

Com’è nato il tuo singolo “Tropical beach”?

Tropical Beach è nato quell’estate in cui tornai a Catania da Milano. Era una sera d’estate, appunto, ero fuori in cortile a casa mia, iniziai a scrivere il testo e un già avevo anche la melodia in testa. Poi in realtà l’ho ripreso ultimamente, durante il lockdown: mi trovavo, come tutti, a casa, ero bloccato con la mia ragazza, che ha contribuito a far nascere nuove idee per questo brano, che inizialmente era nato come un brano estivo, allegro; cosa che tuttora è, però abbiamo inserito insieme degli elementi che facessero riflettere sul contrasto che c’era in quel periodo tra la realtà esterna e la realtà virtuale che tutti stavamo vivendo, perché non potevamo vivere altro se non la casa e lo schermo.

Come nascono le tue canzoni?

Le mie canzoni nascono innanzitutto per l’esigenza di trasmettere un messaggio, che per me è quello di dare un po’ di leggerezza alla vita. Vedo spesso persone che si fanno condizionare dai problemi, non riescono a vivere in modo tranquillo certe dinamiche e mi piacerebbe trasmettere questo messaggio, di prendere con più leggerezza certe cose. Senza togliere importanza ai problemi, ma anche senza vedere il bicchiere mezzo vuoto. Quindi invito anche a vedere il bicchiere mezzo pieno, cioè entrambe le parti.

C’è un po’ di Sicilia nella tua musica?

Sì. Sicuramente non mi sento influenzato dalla cultura musicale siciliana, ma mi sento un sacco influenzato dalla Sicilia come atmosfere, come paesaggi, dalle persone che vivono in Sicilia. Io sento in Sicilia una forte teatralità, un modo molto allegro di esprimersi. E questo mi condiziona tantissimo.

ADRIANO

Quali sono le tue influenze musicali e quali artisti ascolti di più?

Mi sento un sacco influenzato dagli anni Ottanta e Settanta e mi influenza molto la musica disco dance e un po’ anche il funk. Ma in realtà poi tutto si mischia anche con l’elettronica, mi piace davvero ascoltare tantissima roba. Gli artisti che ascolto più recentemente e che credo mi stiano influenzando sono Rejjie Snow, Tyler The Creator, Todd Terje e molti altri.

Con chi ti piacerebbe collaborare per creare un singolo e/o un album?

In Italia sicuramente ci sono due dei musicisti che al momento apprezzo di più, soprattutto se devo pensare all’aspetto della produzione musicale, della creazione di un brano insieme a qualcuno, e sono Niccolò Contessa e Cosmo. Sono dei musicisti e produttori che ammiro perché secondo me sono riusciti a incastrare bene delle sonorità che in Italia, nella cultura musicale italiana, non erano considerate molto pop, ma sono riuscite a farle diventare pop.

Adriano conclude dicendo…

Mando un saluto a tutti e saluto i ragazzi di Indielife. Ciao!

Guarda la video intervista di ADRIANO su Instagram e YouTube!

Leggi anche l’intervista di IRuna!

RIEMPIMI IL BICCHIERE

Un uomo solitario con un impermeabile marrone chiaro entra in un piccolo pub in una via poco illuminata di un quartiere di Roma. È sporco di sangue ma non è il suo. Lo stato confusionale è evidente e il ragazzo dietro al bancone, preso alla sprovvista, sta già chiamando le forze dell’ordine, quando viene fermato.

<< Aspetta ragazzo, lasciami spiegare e raccontare la mia storia, dopo sarò io stesso a chiamare la polizia>>

Michele non sa cosa fare, quello che ha davanti è un uomo in difficoltà, con evidenti macchie di sangue sull’impermeabile e sul colletto della camicia. Ha aperto questo piccolo pub con il suo miglior amico circa quattro mesi fa. Stanno cercando di farsi conoscere ma, come è normale che sia, sono molte le serate che passano da soli senza nessun cliente. Quella sera Davide ha deciso di stare a casa per riposarsi, è stato proprio Michele a suggerirglielo.

Il lavoro è poco e lui ha bisogno di riposo. Non ha ancora lasciato il vecchio impiego e la stanchezza inizia a farsi sentire. Michele è sempre stato un tipo un po’ solitario, ama ritagliarsi dei momenti di solitudine, con la sola compagnia dei libri.

Anche quella sera, quando lo strano signore entra nel pub, lui sta leggendo un romanzo fantasy. L’amore per le storie e la voglia di evadere dalla realtà, anche se per qualche minuto, lo spingono a posare il telefono e ad ascoltare il suo strano cliente, l’unico della serata.

<< Va bene, sentiamo cosa ha da dire. Vuole anche qualcosa da bere?>>

Lo strano cliente si siede su uno degli sgabelli rossi e neri posizionati davanti al bancone e tira fuori una banconota da cinquanta euro.

<< Questi sono per te, versami qualcosa di forte ogni volta che il bicchiere sarà vuoto, almeno finché non avrò finito di raccontare. Se supererò l’importo dimmelo, ti darò altri soldi>>

Michele, sempre più incuriosito, si gira verso le bottiglie per scegliere il liquore adatto ad accompagnare la strana conversazione. Gli occhi si fermano su una nuova bottiglia che

avevano scaricato il giorno prima. É un bourbon invecchiato di sette anni che fanno in

Texas. Michele ha quasi una passione per il whisky americano e il bourbon, lo ritiene la bevanda adatta ad accompagnare la lettura e le numerose playlist che mette quando sta da solo nel locale. Suona la chitarra dall’età di dieci anni e non ha suonato nient’altro che musica blues. Prende la bottiglia in mano e la mostra al cliente con l’impermeabile mentre si allontana per prendere del ghiaccio da mettere nei bicchieri.

<< Questo bourbon mi è arrivato ieri, dicono sia eccezionale. Le va bene?>>

<< Andrà benissimo>>

La risposta è distratta, ha un grosso peso sullo stomaco e vuole liberarsene alla svelta. Michele lo capisce e inizia a versare il liquido, in attesa dell’inizio della storia. I bicchieri tintinnano per un piccolo brindisi, entrambi mandano giù un sorso. Il sapore è ottimo, gli anni e il luogo scelto per l’invecchiamento, hanno dato al liquore un retrogusto di frutti tropicali.

Il Cliente misterioso guarda in silenzio il bicchiere e il liquore al suo interno, ruotare e seguire il gesto della sua mano. Sembra riordinare le idee, dalla radio esce della buona musica, Michele è in attesa tra l’agitato e il curioso. Sembra una scena tratta da uno dei romanzi che si porta al negozio.

<< Mi chiamo Castiel Sabato e sono un impiegato delle poste. Lavoro allo sportello e fino a quel tremendo giorno di due anni fa, conducevo una vita normale. Sposato e con una bellissima bambina di due anni, Isabelle. Eravamo sposati da cinque anni quando mia moglie Lorenza rimase incinta. Ricordo perfettamente la sera che me lo disse. Era estate, faceva un caldo tremendo, ricordi il caldo eccezionale di quattro anni fa?>>

Michele annuisce con la testa senza parlare, non vuole interromperlo. Prende solamente la bottiglia di bourbon e riempie di nuovo i bicchieri. Fuori la notte è silenziosa e strana, nessuno che gira per le strade ed un leggero vento freddo ad abbassare ulteriormente le temperature. Sembra che anche fuori ci siano le condizioni perfette per accogliere quella che sembra una storia poco normale.

<< Era metà luglio e stavamo provando ad avere figli già da circa un anno e mezzo. Lo facevamo sempre, avevamo provato di tutto e ascoltato  tutti gli esperti. Gli esami non avevano rivelato problemi né da parte mia, né da parte sua, eravamo perfettamente normali, ma questo figlio non arrivava.

Quella sera rientrai dal lavoro molto stanco, avevo fatto il turno di sera fino alle sei ed affrontato ogni tipo di problema, dalle pensioni ai conti correnti, alle carte smarrite o bloccate, una normale giornata d’inferno alle poste insomma.

Lorenza era stranamente di ottimo umore, mi salutò calorosamente appena sentì la porta aprirsi, per poi tornare a cucinare canticchiando un tormentone che si sentiva spesso per le radio quell’anno. Non ci feci caso, non all’inizio, pensavo che avesse avuto una giornata felice o ricevuto una bella notizia dalla madre o dalla sorella. Buon per lei.

Mi diressi dritto sotto la doccia e mi vestii comodamente con dei calzoncini da calcio e una maglietta a maniche corte. Come sempre mi sedetti sul divano con la mia pipa e accessi la tv in attesa della cena. Lorenza venne un paio di volte, sempre con quel sorriso sul viso, lo stesso che mi aveva accolto poco prima insieme ad un “ciao Amore!”.

Mi chiese le solite cose, com’era andata la giornata e se andava bene un po’ di pasta al ragù per cena. Risposi che la giornata era meglio dimenticarla e che la cena andava benissimo. A pranzo avevo mangiato solamente un tramezzino, avrei mangiato perfino dei sassi quella sera. Mi chiamò dalla cucina alle otto precise, ma inspiegabilmente, trovai una tazza al posto del bicchiere. La guardai stupito, forse non era di buon umore, era diventata matta tutto in un giorno.

Lei con quel sorriso sempre più largo e luminoso che illuminava tutta la stanza, mi chiese innocentemente “non noti nessun particolare sulla tazza?” stavo diventando nervoso più del dovuto, avevo fame e la pasta calda fumava davanti a me. “noto che è una tazza e non è ora di colazione, vuoi spiegarmi meglio?”. Senza perdere la pazienza si alzò e venne da me rigirando la tazza e

indicandomi il disegno  sulla ceramica bianca. C’era una cicogna e teneva un bambino avvolto in un lenzuolo.

Mi scesero immediatamente le lacrime, la guardai e gli chiesi se era vero, lei disse di sì e ci abbracciammo entrambi emozionati. Cambiammo casa e venimmo ad abitare qui vicino,

con un mutuo di trent’anni, acquistammo una casa più grande pronta ad accogliere il nostro bambino.  Sembrava  tutto  perfetto,  perfino  quella  domenica  mattina  il  sole  sembrava

salutarci, augurandoci buon divertimento. Dalla parte opposta della strada, proprio di fronte al nostro portone, c’è il vecchio Gino, un edicolante simpatico che sta lì da trent’anni. È uno

scrittore mancato ed un appassionato di riviste, lo conosce tutto il quartiere. Quella mattina

Lorenza prende per mano Isabelle e mi dice che va a comprare qualcosa da leggere per noi e giochi da spiaggia per la bambina. Sarebbe tornata con un nuovo giallo tascabile per lei e il

giornale sportivo per me. Ho la scena davanti agli occhi tutte le notti, finché non mi sveglio

urlando. Il medico mi ha consigliato un suo amico psicologo che a sua volta mi ha dato delle pasticche per l’ansia. Non sono servite a molto, forse da stanotte riuscirò a dormire>>.

Quell’ultima frase  gela il  sangue di  Michele che  butta giù un  altro  sorso  di  bourbon distratto. Guarda velocemente l’orologio, è l’una passata, il pub chiude alle due ma lui abbassa la serranda fino a metà.

Quel giorno non sarebbe entrato nessuno e lui ormai voleva sentire la fine della storia. Manda velocemente un messaggio al suo amico e socio. Gli dice che non hanno fatto molti soldi ma che sarebbe rimasto al negozio con un’amica fino a tardi.

Un “OK” seguito da tante faccine ridenti, è la risposta del suo amico. Sarebbe stato troppo complicato spiegargli il vero motivo. Castiel guarda il bicchiere cercando di riordinare i ricordi o di trovare il coraggio per svuotarsi e tirarli fuori una volte per tutte.

<< Le vidi entrambe attraversare la strada, Isabelle saltellava nel suo costumino e gonnella a fiori, lo stesso completo che aveva Lorenza. Li aveva acquistati entrambi su internet ad un prezzo veramente basso. Seguì la loro camminata fino all’edicola e poi mi abbassai per caricare i bagagli.

Quel giorno erano iniziate le ferie per entrambi e stavamo partendo per la Puglia, lei era nata nel Gargano e stavamo raggiungendo sua madre e sua sorella.

Non vidi nulla all’inizio, stavo con la testa nel portabagagli e sentii solo una frenata tremenda, seguita da un impatto altrettanto devastante. Quando rialzai di corsa la testa, vidi mia moglie e mia figlia balzare in aria per alcuni metri per poi atterrare sull’asfalto rovente. La macchina, un Audi nera guidata da un ragazzo giovane, fece manovra e scappò via tra lo stupore generale. Io rimasi impietrito per alcuni secondi, non ci credevo.

Non stava accadendo veramente a noi, non lo meritavamo. Corsi verso mia moglie e mia figlia e quello che vidi non lo dimenticherò mai, cercai invano di rianimarle ma erano già una maschera di sangue. Isabelle morì sul colpo, Lorenza dopo alcuni giorni di coma. Ero letteralmente distrutto, tutto il mio mondo crollò come una vecchia costruzione durante un terremoto.

Gino l’edicolante ebbe la prontezza di annotarsi la targa dell’auto e con quella riuscirono a rintracciare il ragazzo che aveva investito la mia famiglia. Lo arrestarono per omicidio stradale ed omissione di soccorso.

Veniva da una serata in un locale ed era pieno di alcol e droga. Figlio di papà, con molti soldi per pagarsi i migliori avvocati, arrivarono a chiedere l’appello fino in cassazione. Nei primi due processi, lo condannarono per molti anni, ma in cassazione un giudice riuscì a trovare dei cavilli per diminuire di molto gli anni di carcere.

L’uomo che uccise il resto della mia famiglia, si fece solamente sei anni  ed uscì per buona condotta dopo tre processi lampo e  tante scuse da parte della giustizia. Mi sentii tradito. Ammazzarono mia moglie e mia figlia per la seconda volta. Guardai quel ragazzo spavaldo, il giudice e il suo avvocato con una calma che metteva paura. Quel briciolo di lucidità e buon senso che mi erano rimasti

nella mia mente, volarono via alla lettura della terza sentenza, come le cartacce gettate a terra in una giornata di vento. Il giorno dopo mi licenziai dal lavoro, diedi le dimissioni ed aspettai la liquidazione rinchiuso a casa a studiare e bere birra.

Il giorno che mi arrivò il bonifico in banca ero l’uomo più felice del mondo. Finalmente avevo  i  mezzi per  divertirmi. Sentivo le  voci  di  Lorenza e  Isabelle che  esultavano e

incoraggiavano i miei pensieri dannati. Con il ragazzo è stato facile, i giovani amano il web

e i social. Mi bastò creare un profilo falso con il nome di una ragazza e alcune foto ritoccate di Lorenza da giovane. Lui, pieno di sé e sicuro dei propri mezzi, abboccò con tutte le scarpe ed iniziò a mettere alcuni “like” alle mie foto dopo averlo aggiunto. Gli dissi che ci eravamo  conosciuti  in  una  discoteca  ma  che  eravamo  troppo  ubriachi  perché  lui  si ricordasse.

Conoscevo le sue abitudini, e tramite i suoi profili sapevo che quando non gli bastava l’alcol si dirigeva verso le periferie per fare “acquisti”. Dissi di essere una ragazza che studiava infermiera e abitava proprio in una delle periferie che lui frequentava abitualmente con i suoi amici. Studiai tutto alla perfezione e gli diedi appuntamento un venerdì sera di tre mesi fa.

Mi ci vollero molte ricerche e dovetti fare parecchi favori, ma finalmente riuscii anche a trovare una pistola. Quando venne sotto casa con una macchina nuova, ancora più potente di quella usata la domenica maledetta, uscii da un cespuglio senza fiatare, non gli lasciai nemmeno il tempo di capire cosa stesse capitando.

Scaricai tutto il caricatore sul suo corpo, il silenziatore fece un buon lavoro e nessuno si accorse di nulla. La strada era poco illuminata ed io me ne andai in fretta con un sorriso liberatorio sul viso.

Mentre tornavo a casa vidi Lorenza seduta al mio fianco, Isabelle sul seggiolino dietro che dormiva e mia moglie che mi prendeva per mano. Era tutto nella mia mente, ne ero consapevole, così come ne sono consapevole ancora oggi, ma non puoi capire la gioia che mi diede immaginarmi quella scena il quel momento>>

<< Ora ricordo la tua storia e quel ragazzo morto ammazzato in una strada di periferia. Dissero che era morto per un regolamento di conti>> Michele ricostruì il tutto nella sua mente, mentre versava altro liquore nei bicchieri. Iniziavano a biascicare entrambi.

<< Ascoltai al telegiornale regionale l’intera storia e devo confessarti che ero felice di sapere che quel bastardo aveva fatto la fine che meritava. Mi dispiace tantissimo per tua moglie e tua figlia>>

<< Grazie ragazzo, lo apprezzo tanto perché leggo del sincero dispiacere nei tuoi occhi. Comunque l’aver trovato la droga nella tasca della sua giacca, aiutò molto ad avvallare la teoria del regolamento di conti.

Io per non destare sospetti partii per una vacanza che durò fino a circa una settimana fa. Non ero contento e non lo era nemmeno la mia famiglia che continuava a parlarmi nella mia mente.

Con il giudice fu più difficile, dovetti studiare molto bene la sua posizione e pedinarlo per molti giorni. Al contrario del ragazzo, lui non aggiornava i social circa la sua vita privata. Ma tutto è possibile quando sei mosso dalla volontà e dalla sete di vendetta. Studiai la sua vita pedinandolo per tutto il giorno con una macchina presa a noleggio.

Aveva anche lui una famiglia e questo mi fece salire ancora di più la rabbia. Come poteva un padre di famiglia, di fronte ad una storia come la mia, emettere una sentenza totalmente a favore dell’assassino. Scoprì che era figlio unico, che aveva una mamma anziana che abitava in una grande casa isolata in campagna, fuori Roma.

Andava a trovarla tutte le domeniche mattina, a volte da solo a volte con la famiglia. Quello era lo scenario ideale per attuare il mio piano, dovevo solo studiare il modo più veloce ed insospettabile. Il giorno perfetto fu ieri, domenica e lui venne da solo a trovare la mammina.

Avevo programmato tutto nei minimi dettagli, volevo vendetta ma non problemi.

In Italia si fa presto a passare da innocente a colpevole, basta un piccolo dettaglio. Attesi la sera nascosto nella mia macchina, lungo il viale poco illuminato che portava alla sua casa. Lui era già in casa da molto tempo, lo vedevo da lontano con il mio binocolo. Ignaro di tutto si godeva la domenica in famiglia. Uscì verso le dieci, vidi il suo grande Suv avanzare deciso e così mi misi in mezzo per costringerlo a fermarsi.

Scese dalla macchina, innervosito da quell’imprevisto e iniziò ad inveire contro di me. Quando scesi dalla macchina, i suoi occhi si spalancarono di fronte alla mia torcia. In quel momento, tutti i buoni propositi sul non rimanere coinvolto e fare un lavoro pulito, andarono a farsi benedire. Sentivo le voci nella mia testa gridare: “Fagli male tesoro, vendicaci” “Sì papà, fallo soffrire come abbiamo fatto noi”. Il grosso coltello, legato in vita nella parte sinistra dei pantaloni, si ritrovò sulla mano mentre gli saltai addosso. Non ebbe il tempo di reagire, un colpo forte alla nuca con la torcia di ferro, lo spedì nel mondo dei sogni.

Lo legai e lo imbavagliai, era una strada isolata ma non volevo che le sue grida attirassero troppo l’attenzione. Dopo solo dieci minuti da quando si era fermato, era nelle mie mani. Finalmente. Mia moglie e mia figlia ballavano, divertite ed eccitate, nella mia testa. Iniziai dalle braccia, poi il ventre ed infine le gambe e i genitali. Quello che rimase fu un corpo dilaniato, un fiume di sangue sparso dappertutto e un espressione di terrore imprigionata sul suo viso.

Era proprio quello che volevo, quello che avevo sognato tutte le notti dal giorno dell’ultima sentenza. Come vedi sono venuto qui, diretto senza neanche cambiarmi. Sono venuto a festeggiare, ma non solo>>

Castiel si ferma e Michele lo guarda incuriosito, non capisce dove vuole arrivare. È troppo ubriaco per intuire, per capire. Castiel tira fuori, dall’impermeabile insanguinato, una pistola e la punta dritto in faccia a Michele, mentre con l’altra mano, tira fuori il suo telefonino. Scorre velocemente le immagini del profilo aziendale del pub e si ferma su una foto scattata un  sabato sera.  Uno  dei classici sabati dove c’era tanta gente e  lui  e  il  suo  socio si dividevano tra servire dietro il bancone e scherzare con i clienti fuori dal locale.

<< Questi li riconosci? Lurido pezzo di merda? >> i suoi occhi sembrano voler uscire dalle orbite, la pazzia si è impadronita completamente di lui. Michele si rivede nella foto, abbracciato con un ragazzo ma continua a non capire.

<< Sono io con un cliente, ma non capisco Castiel. Cosa c’entro io con la tua storia? >>

<< Quello al tuo fianco è il pezzo di merda che ha investito mia moglie e mia figlia, la sera prima era venuto a bere da voi. È colpa vostra se si è ubriacato ed ha investito la mia famiglia>>

Castiel biascica ed ha il respiro affannato, gli tremano le mani e punta sempre la pistola sulla faccia di Michele che ora ricollega tutto ed ha paura. L’uomo che ha davanti è completamente andato e sparerà se non cerca di fargli capire la sua innocenza.

<< Ascolta Castiel, non è colpa nostra. Non potevamo sapere come sarebbe andata a finire, noi facciamo solamente il nostro mestiere. Sono d’accordo con te hai fatto bene ad uccidere

sia il ragazzo che il giudice, ma io non c’entro nulla credimi. Nemmeno lo conoscevamo, quella sera era la prima volta che lo vedevamo entrare qui>>

Michele ha sempre più paura e la sua voce è sempre più tremolante. Castiel non vuole scuse e non conosce ragioni, ha emesso la sua personale sentenza ed ha condannato a morte anche lui. Spara due colpi, il primo va ad incastrarsi sul muro dietro Michele, il secondo in mezzo alla sua fronte. Michele cade a terra mentre Castiel lo guarda per un secondo, poi s’infila la pistola in bocca e spara di nuovo.

Clementi Simone

Immagini prese da Google Immagini

Vivere: è con Izi il nuovo EP di Mecna

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Vivere: con un feat di Izi esce il nuovo EP di Mecna

Uscito martedì 8 settembre, Vivere è il nuovo EP di Mecna (Virgin Records, Universal Music Italia), contenente un singolo eponimo per il quale il rapper/trapper di San Giovanni Rotondo ha chiesto la collaborazione di Izi, autore dall’estetica diversa da quella di Mecna, ma che ben può abbinarsi alle sue liriche.
Queste due penne propongono, in Vivere, un testo apparentemente leggero che però cela un messaggio ben preciso: Vivere è infatti un invito a lasciar andare le cose senza cercare di limitarle in definizioni che ne garantiscano il controllo. Un messaggio piuttosto impegnativo lanciato da due trapper che spesso si concedono di affrontare argomenti seri e di connotare le proprie canzoni con una vena introspettiva e riflessiva. A livello sonoro, però non è questo però il caso, dato che la produzione di Lynar risulta energica ed adeguata a spingere un brano che si rivela leggero ed orecchiabile nonostante il testo impegnato.
In generale, l’EP Vivere è una bella sorpresa di mezzanotte.


Mecna ed Izi, due profili simili e diversi

Un po’ perché è la title track, un po’ perché Mecna regala un quarto del proprio disco ad una collaborazione, il brano protagonista è Vivere, dove l’autore del disco duetta con Izi.
Di Mecna è difficile dire qualcosa di nuovo: autore in attività ormai da anni, nel 2013 esce il suo primo LP, Disco inverno. Però, è Laska, il secondo album, a garantirgli la fama anche nel grande pubblico, che lo ha seguito e accompagnato fino alla pubblicazione di quella che finora è il suo ultimo disco (il quinto): Neverland.
Pur restando nelle sonorità trap, Mecna tocca spesso toni malinconici ed intimisti fin dai suoi primi lavori; Intro ne è solo una delle tante prove.

Izi, invece, è un classe ’95 cuneese cresciuto a Genova. Autore finora di due soli album, Fenice e Pizzicato, vanta già collaborazioni importanti, come quella con Sfera Ebbasta in Mercedes Nero e con la crew di Tedua, i Wild Bandana.
Oltre ai classici brani in pieno stile trap, in canzoni come Izis emerge una spinta interiore rabbiosa e triste che cerca sfogo con testi impegnativi e difficili da digerire per chi cerca musica d’intrattenimento.
Rispetto a Mecna, però, le sonorità sono decisamente più facilmente catalogabili nel genere, con i bassi e i classici piattini quasi sempre protagonisti, così come una forte componente di autotune.

Il resto di Vivere

Così forte, Paura di me e Ho guardato un’altra completano un gran bell’EP, tornando alle sonorità classiche di Mecna. Una base meno ballabile di quella della title track permette a Mecna di costruire il suo tipico impianto tematico, questa volta fortemente incentrato sull’amore.
Dopo Neverland, Vivere è una piccola raccolta di tutto rispetto per un artista che ancora oscilla tra rap e trap, ma si destreggia benissimo tra i due generi.

Festival di Castrocaro 2020: trionfano i Watt con Fiori da Hiroshima

Sono i giovanissimi Watt ad aggiudicarsi la vittoria del Festival di Castrocaro 2020. Il loro inedito Fiori da Hiroshima ha conquistato la giuria e il pubblico, spiccando tra gli 8 brani finalisti come il più ascoltato su Tim Music. La manifestazione è stata trasmessa in diretta il 27 agosto su Rai2 e in simulcast su Rai Radio 2.

I Watt sul palco di Castrocaro 2020

I giudici scelti per l’edizione sono stati la cantautrice Maria Antonietta, Riccardo Zanotti dei Pinguini Tattici Nucleari, il “fantautore” Bugo e il produttore e tecnico del suono Taketo Gohara. Una giuria fresca, competente e interattiva, che occasionalmente ha accompagnato i concorrenti in acustico e offerto loro consigli e suggerimenti tecnici. La conduzione è stata invece affidata per il secondo anno di fila a Stefano De Martino.

Il festival si è svolto in due manche: nella prima i concorrenti hanno presentato due cover, ricevendo dai giudici un punteggio da 1 a 10. Il voto ha posizionato i Watt primi in classifica sin da questa fase, confermandoli poi vincitori nella seconda manche dedicata agli inediti. Al voto della giuria si sono sommati il voto di Rai Radio 2 e il giudizio popolare di Tim Music, decretando la classifica finale.

i Watt e Fiori da Hiroshima: un pop che fa ballare

Torniamo quindi ai vincitori: chi sono i Watt? Attivi dal 2013, sono formati da Greta Rampoldi (voce), Matteo Rampoldi (batteria), Luca Corbani (basso e voce) e Luca Vitariello (chitarra). L’energia pop di Fiori da Hiroshima dimostra una capacità compositiva giudicata notevole, grazie alla quale entrano di diritto alle audizioni delle Nuove Proposte di Sanremo 2021 che si svolgeranno a marzo. Greta, di appena 16 anni, racconta così l’inedito scelto per la gara:

“È un pezzo autobiografico, parla di come gli adolescenti vengano giudicati in maniera superficiale. In realtà dentro di noi c’è una bomba nucleare pronta ad esplodere che si contrappone alla parte “buona” che mostriamo fuori.”

In effetti, gioie e dolori dell’adolescenza sembrano essere il tema comune degli inediti presentati a questa 63esima edizione del concorso, diventato a tutti gli effetti il primo talent della musica italiana.

Gli altri inediti presentati a Castrocaro 2020

Dietro i Watt troviamo al secondo posto Daino con Mio Dio, pezzo indie accattivante che racconta del passaggio turbolento a una nuova fase di vita. Il terzo posto va a Neno e alla sua Meglio star da soli, un inno alla libertà – anche quella di sbagliare.
A completare la classifica Jacopo con Cuore di mare al quarto posto. Al quinto Laura Fantauzzo con Mostri di origami, una denuncia aperta alle conseguenze del bullismo. Il sesto posto è di Fellow con la sua Fire, unico inedito in lingua inglese. Nadia D’aguanno e il pezzo dal gusto vintage Dio è nessuno si posizionano settimi. Infine, reale omaggio alla canzone italiana, all’ottavo posto il duo Le Radici con Mi basterebbe il tuo nome.

Il premio SIAE se lo aggiudica Fellow, verso il quale il produttore Gohara ha manifestato un immediato interesse discografico.

Gli otto finalisti del festival di Castrocaro 2020

Per chi fosse curioso di vedere (o rivedere) le performance della finale, la serata è disponibile su Raiplay.

ApulianQuarantine è la playlist tutta pugliese che racconta il lockdown

ApulianQuarantine è una playlist che raccoglie i principali progetti di musica inedita pugliese pubblicati nel periodo di lock-down. L’idea è di Antonio Conte (Gigante, Acquasumarte) e di Francesco Elios Coviello (Warmhouse).

La playlist si pone l’obiettivo di dare ai progetti coinvolti il giusto ascolto che meritano.

Da La Municipàl a L’Edera, da tuasorellaminore a Blumosso, da LefrasiincompiutediElena ai Malamore, ApulianQuarantine è una palylist che vale la pena di ascoltare.

Abbiamo scambiato due chiacchiere con l’ideatore di ApulianQuarantine Antonio Conte.

Come è nata l’idea di proporre una playlist che raccogliesse le uscite discografiche pugliesi nel periodo di lock-down?

L’idea è nata su suggerimento dell’amico e collega Francesco Coviello chiedendomi di creare appositamente una playlist che potesse raccogliere tutte le produzioni musicali pugliesi uscite o lanciate durante il periodo di lockdown (dagli ultimi giorni di Febbraio a fine Maggio 2020). Tutte queste 75 produzioni (e più dato che è in continuo aggiornamento nel caso qualcuno me ne segnalasse altre) si sono ritrovate ad affrontare questo periodo sicuramente fermo e difficile dal punto di vista promozionale dopo aver investito tempo e denaro nella produzione della propria musica.

Come è andata la ricerca di questi artisti e dei relativi brani?

Abbastanza bene. Avendo diversissimi contatti sparsi per tutta la regione e conoscendo buona parte delle produzioni che “nascono e sopravvivono” qui in Puglia non è stato difficile individuarle. Anche grazie a diverse webzine musicali locali che spesso pubblicano i comunicati delle uscite.

A cosa è dovuta la scelta del nome in inglese?

Nessun motivo in particolare. Vuoi forse perché l’oggetto playlist in sé l’ho sempre visto come un prodotto internazionale e quindi utile anche a farsi un bel giro anche fuori dai confini nazionali.

Che riscontro state avendo dagli artisti coinvolti nella playlist?
Quasi tutti gli artisti l’hanno re-postato e pian piano anche i followers della playlist continuano a crescere. Non mi aspettavo sinceramente un’attenzione del genere. Meglio così.

Grazie!

Grazie a voi!

40 secondi di niente coi Verdena

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Settembre: il mese dei Verdena

Settembre ci porterà via con sè

Verdena – 40 secondi di niente

Inizia, così, settembre, con una citazione di 40 secondi di niente singolo celebre della band Verdena. Il pezzo fa parte dell’album Suicidio dei samurai, pubblicato dalla Universal nel 2004. I live della band sono lontani ancora così come il nuovo album. Per questo, qui di seguito, lascio un video per ascoltare (e guardare) il singolo 40 secondi di niente nell’esibizione dei Verdena del 27/12/2011 e ringrazio un grande fan dei Verdena creatore della pagina L’elefante blu dei Verdena:

Il singolo è attraversato da quella malinconia caratteristica dei Verdena e rappresenta ,con decisione, l’idea generica che si ha del mese di settembre, il mese che travolge con la sua follia, dove tutto termina e tutto ricomincia, una sorta di attesa costante con aspettative basse e alte contemporaneamente.

poi ritorna l’alba che vibra

Verdena – 40 secondi di niente

Il suicidio dei samurai

Il terzo LP della band bergamasca è prodotto da Alberto Ferrari, voce della band. Nell’album ci sono diversi pezzi diventati successi come Phantastica, Elefante, Balanite. Si tratta di un album veramente importante per i Verdena, band appartenente al genere rock, sempre accostata al rock noise, ma identificabile più nell’indie rock. I Verdena hanno creato dei pezzi che potrei definire “classiconi” della musica indipendente, alcuni presenti nel loro terzo album. Di Luna, altro singolo de Il suicidio dei samurai ne abbiamo parlato anche in un altro articolo per il riferimento al satellite. Le parole mi hanno sempre dato la sensazione di una forte rabbia, mista a delusione, digrignata tra i denti e il videoclip ufficiale è d’impatto:

Brevi conclusioni

La musica di Alberto, Luca e Roberta è davvero intensa, direi che è difficile apprezzarla fin da subito ma è forse questo il bello, riuscire a immergersi lentamente tra le parole e le note dei Verdena.

Treno 8017: rap-conto di una tragedia sui binari

Murubutu e Swelto collaborano in Treno 8017

Il 27 agosto è uscito Treno 8017, il nuovo singolo di Murubutu con la collaborazione di Pier Dario Mancini, in arte Swelto. Reduce dal disco in duo con Claver Gold Infernum, il professore-cantastorie reggiano torna con uno dei suoi racconti basati su fatti reali, malinconici e lessicalmente curatissimi.
Per caso o per il fatto che la regione è particolarmente calda sul versante hip-hop, anche questa volta Murubutu si accompagna ad un cantante marchigiano, Swelto. Come Claver Gold, anch’egli è un rapper caratterizzato da testi profondi ed introspettivi.
La coppia si rivela vincente e, dato il tema della canzone, non poteva andare diversamente.

La memoria di un disastro e il racconto di un amore

Treno 8017 è ben più che il racconto di un amore scoccato durante un viaggio in treno.

Noi coi cuori a tempo, eh
E, no, uno sbaglio non ha più valore
Come un biglietto timbrato due volte
Anima e sole, stessa direzione
Ogni ricordo scenderà alla sua stazione

Nonostante la strofa e il ritornello che guiderebbero in quella direzione, è la sezione rappata da Swelto a chiarire il vero significato del brano.
Il 3 marzo 1944, almeno 517 persone (ma forse 600) persero la vita nella galleria “Delle armi” di Balvano, nei pressi di Potenza. Il treno 8017, infatti, troppo carico per via degli scarsi controlli alla stazione precedente e trainato da due locomotive a vapore, rimase bloccato nel cuore della notte in una ripida galleria, portando all’asfissia personale di bordo e passeggeri. Scoperta solo il giorno seguente, la tragedia resta uno dei maggiori drammi ferroviari della storia.
Swelto e Murubutu hanno il merito di farsi testimoni di una vicenda pesantissima e difficile da raccontare, ma di farlo tramite un espediente gradevole e con la delicatezza che solo due autori sensibili ed abili con le parole come loro potevano dimostrare.
Confermando il livello altissimo della scena underground dell’hip hop italiano, Treno 8017 è un piccolo grande lavoro di narrativa musicale.

Non c’è ragione per cui non tutto va sempre come dovrebbe
Nubi che come il carbone del Treno 8017
Presero parte a un silente accordo dall’altopiano
Addormentando coscienze su quel binario

Con Montegro “tuttocade” – Intervista

Montegro è un giovane cantautore che col suo terzo singolo “tuttocade” ha deciso di raccontare atmosfere estive. Il brano ha sonorità ha metà strada fra l’America latina e un background un po’ metropolitano.

In questa estate un po’ strana, ascoltare tuttocade significa avere l’impressione di una ventata di freschezza.

Noi di Indielife abbiamo chiacchierato con l’artista Montegro.

Ciao! Parlaci del progetto musicale di Montegro. Come è nato?

Il progetto è nato in modo naturale, la musica mi accompagna da sempre, ho suonato in diversi progetti. Montegro è nato dall’esigenza di dare una forma alle mie canzoni, mettersi a nudo completamente con quello che ho sempre fatto.

Il brano “tuttocade” è caratterizzato da sonorità un po’ latino-americane. Come sei arrivato a questa scelta stilistica?

Non credo sia una scelta a cui trovare una giustificazione, una spiegazione. “tuttocade” è uno degli ultimi brani che ho scritto. Per quanto riguarda le sonorità, la sento molto vicina ai brani che ho già pubblicato: nascono tutte dalla chitarra (o quasi). Questa volta ho deciso di dare più spazio alla classica (uno strumento che ho imparato ad apprezzare e concepire negli anni) ma non credo si distacchi dai lavori precedenti. Ho deciso di pubblicarla subito perché a livello di tematiche la sento molto vicina al momento che stiamo vivendo.

montegro
montegro

Cosa rappresenta per te il momento in cui ti accorgi che “tutto cade”?

Più che un momento, “tuttocade” è una presa di coscienza di tutto quello che sta accadendo, a cui purtroppo siamo tristemente abituati: dall’inquinamento, alle ingiustizie razziali e non, che ogni giorno vediamo e viviamo. Questo brano è una richiesta di aiuto a qualcuno che abbiamo accanto, consapevole di tutto ciò che ci circonda.

I tuoi singoli anticipano un progetto più ampio, come un EP? (vogliamo anche un piccolo spoiler…)

Si, i singoli sono l’anticipazione di un lavoro più ampio a cui stiamo lavorando, le canzoni sono quasi tutte pronte. Purtroppo con la situazione che sta vivendo la musica è tutto in fase di lettura, ma presto arriverà sicuramente qualche altra sorpresina

Grazie!

Grazie a voi!

Instagram: https://www.instagram.com/montegro_io/?hl=it